Molto B.A.U. ma molto interessante questo breve filmato del Munich Re Geo Risk Resaerch.
I rischi meteorologici stanno aumentando in Nord America molto di più che in qualsiasi altro luogo del mondo. Le conseguenze sono drammatiche. Ogni anno gli eventi climatici estremi causano danni sempre più ingenti.
Il professore Peter Hoeppe, capo del Munich Re Geo Risk Research al Corporate Climate Center, studia i pericoli e i rischi che stanno sotto questi fenomeni naturali. In Nord America si trovano TUTTI i fenomeni climatici estremi (tornado, grandine, siccità, incendi, tempeste invernali e uragani) che portano a fortissime perdite economiche.
Tra il 1980 e il 2011 il numero di perdite legate a fenomeni climatici estremi è quasi quintuplicato in Nord America, a fronte di un fattore di perdite pari a 4 in Asia, 2,5 in Africa e 2 in Europa. Solo nel 2011, anno dei tornado, i grandi temporali hanno causato perdite complessive per 47 milioni di dollari.
Uno dei maggiori pericoli è rappresentato dai cicloni tropicali, come l'uragano Andrew. Il 2012 è il ventesimo anniversario di questo uragano devastante. Il continuo aumento dei fenomeni climatici estremi non è causato solo dall'aumento della popolazione, ma anche da variazioni climatiche come El Nino e La Nina che modificano la temperature della superficie degli oceani.
Per le tempeste tropicali è molto importante la temperatura di superficie del mare perchè determina l'evaporazione dell'acqua in atmosfera. Questo vapore acqueo è il combustibile degli uragani. Più alte sono le temperature dei mari e maggiore il rischio di uragani intensi. Il riscaldamento degli oceani è globale ma in questo report hanno valutato l'aumento significativo delle temperature dell'Oceano Atlantico. Il motivo?
Problemi per i premi assicurativi.
Per le compagnie di assicurazione, con il cambiamento climatico, aumentano le incertezze sui rischi naturali. Gli eventi climatici estremi portano a enormi perdite di denaro per le assicurazioni che a loro volta aumentano i loro parametri assicurativi. Il tutto ricade sui consumatori che pagheranno premi assicurativi sempre più alti.
Il Munich Re Geo Risk Research, forte di 40 anni di esperienza alle spalle di studi nel settore dei cambiamenti climatici, ha proposto un report sugli eventi climatici estremi in Nord America fornendo una analisi complessiva sulle perdite condizionate dalle variazioni climatiche naturali antropogeniche; il tutto ai fini assicurativi.
Nel report emergono principi e concetti di base che stanno dietro ai rischi atmosferici e quindi sull'impatto che avranno nelle assicurazioni contro i rischi naturali.
Ricordo che lo Stato americano del North Carolina
con governo repubblicano ha vietato per legge il cambiamento climatico al fine di agevolare le compagnie assicurative. Con la famosa Legge Struzzo (così chiamata dall'opposizione democratica) fu imposto di
ignorare il parere della Commissione sulle risorse costiere che, in base
a studi climatici, avvertiva del possibile rialzo di un metro del mare
entro il 2100 e di considerare, invece, come limite massimo, i 20 cm relativi al precedente secolo. Tutto questo, molto Bretton Woods, per tenere bassi i
premi assicurativi e i costi della costruzioni costiere. Una legge
confermata a fine luglio 2012 dal Governatore, divenendo esecutiva.
Aggiungiamo, a tutto questo, le preoccupazioni della Banca Mondiale (sorella di latte del FMI).
In questo articolo del 24 ottobre 2012, la Banca Mondiale ha invitato i produttori di petrolio di tutto il Pianeta a ridurre il flaring gas associato alla produzione di petrolio del 30% entro il 2017.
Il flaring gas è il gas prodotto in eccesso nei giacimenti petroliferi che usualmente era bruciato in torcia.
La Banca Mondiale guida una
partnership mista pubblico/privata denominata GGFR (Global Gas Flaring Reduction) per ridurre tale modalità di uso del gas naturale. La partnership è stata lanciata nel 2002 al
Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, assieme al Segretario Generale
delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e promuove normative che possano superare le difficoltà legate alle infrastrutture
insufficienti di distribuzione del gas e quindi allo scarso accesso ai mercati energetici locali e
internazionali, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
In sintesi questa era una pratica comunissima fino a pochi anni fa. Si vedevano sin da lontano le fiamme perenni sulla sommità delle torri petrolifere.
Tale pratica ha portato a bruciare ingentissime quantità di gas (che poteva invece essere diversamente utilizzato) con conseguente produzione di enormi quantità di biossido di carbonio, di anidride solforosa e di protossido di azoto, che hanno contribuito notevolmente all’inquinamento atmosferico del pianeta.
Per rendersi conto del problema a livello planetario, basterebbe
osservare la Terra in un’immagine da satellite notturna: i fuochi che
ardono in corrispondenza delle principali aree petrolifere sono
un’evidenza che non passa inosservata!
La riduzione del SOLO 30% del flaring gas entro il 2017 porterebbe a una riduzione delle emissioni di CO2 pari alla sparizione di 60 milioni di
automobili dalla strada.
Rachel Kyte, Vice Presidente della Banca Mondiale per lo sviluppo sostenibile (N.D.R. eh, si hanno anche questo) sostiene che serve energia in molti paesi, che una persona su cinque del pianeta non ha elettricità e quindi non ci si può più permettere di sprecare questo gas. Di conseguenza dovranno prendere decisioni che riducano la pratica del gas flaring lungo intera catena del gas. Ovvero dovranno essere aumentate le infrastrutture di distribuzione soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E cogliere (oh yeah) opportunità di business (mica solo ridurre le emissioni).
Sono tre gli obiettivi da centrare entro il 2030, vale a dire, fornire l'accesso
universale all'energia, compresa l'energia elettrica e combustibili puliti per cucinare, arrivare al doppio della quota rinnovabile di energia dal 15% al
30% del mix globale, e raddoppiare il tasso di efficienza energetica.
L'energia a basso costo diventerà sempre più una rarità.
Gli eventi climatici estremi che abbiamo causato con l'energia fossile a basso costo bruciata da oltre due secoli però non sembrano fermarsi.
ANZI.
New York, 30 ottobre 2012 -SANDY
RispondiEliminaAlmeno 13 persone sono morte negli Stati Uniti e in Canada a causa delle raffiche di vento e dei rovesci causati dall'uragano Sandy, che ha lasciato al buio gran parte della città di New York e ha inondato la parte Sud di Manhattan dopo aver toccato terra lunedì sera.
A New York 50 edifici sono in fiamme nei pressi di Rockaway Beach, una delle spiagge nel quartiere del Queens. I vigili del fuoco sono intervenuti con dei gommoni per trarre in salvo alcuni residenti della piccola penisola newyorchese. Inoltre, sette gallerie della metropolitana sono allagate.
"La metropolitana di New York ha 108 anni, ma mai in tutto questo tempo ha dovuto fare fronte a una catastrofe come quella vissuta ieri sera", ha detto Joseph Lhota, presidente dell'Autorità dei trasporti pubblici di Ny.
L'uragano, che secondo gli analisti del gruppo di studio sulla gestione dei rischi Eqecat, potrebbe costare agli Stati Uniti fino a 20 miliardi di dollari di danni, ha toccato lunedì sera la terraferma nei pressi di Atlantic City, nel New Jersey, attorno alle 20 locali, con venti a oltre 129 chilometri orari.
L'uragano ha paralizzato la costa orientale degli Stati Uniti, la regione più densamente popolata del Paese, e ha lasciato milioni di famiglie senza elettricità. Sono circa sei milioni gli americani rimasti senza elettricità: la cifra è stata desunta dai bilanci diffusi sui media dei singoli Stati.
Le autorità locali degli Stati di New York, New Jersey, Maryland, Pennsylvania, West Virginia e North Carolina hanno riferito di 12 morti causati dall'uragano, mentre la polizia di Toronto ha fatto sapere che una donna è rimasta uccisa dai detriti trascinati dalle raffiche di vento.
Almeno cinque le persone morte nello Stato di New York, tra cui un uomo di 30 anni colpito da un albero caduto nel Queens, stando a quanto riferito ai media dal portavoce del Governatore Andrew Cuomo. Negli altri Stati, i decessi sono stati dovuti perlopiù a cadute di alberi.
Sandy aveva già causato 67 morti nel suo passaggio ai Caraibi.
http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20121030_095134.shtml
Eqecat vende ai proprietari, assicuratori e sitituzioni finanziarie di tutto il mondo prodotti sulla modellizzazione delle catastrofi naturali.
A quanto pare qualcuno ci ha già visto il business...
Cara Dani, a partire dalle menti bacate di quelli che, quando scaturisce un terremoto, ridono e si fregano le mani, fino ad arrivare a quelli che, come Eqecat, vedono una possibilità di guadagno ad ogni angolo, abbiamo compreso come il B.A.U. sia diventato lo stimolo essenziale sul quale reggere la propria esistenza. Non esiste più, in tali menti, un termine di paragone umano, ma solo finanziario. Come ho già detto, come hai già detto, ma anche Obbie, Marco ed Afterfindus, ed altri frequentatori e non del blog, persino su Facebook: c'è bisogno del cambio radicale del paradigma. O siamo spacciati.
RispondiEliminaMa se nemmeno Obama e Romney si preoccupano del CLIMA U.S.A. dopo tutto quello che è successo con SANDY? Vivono nel mondo virtuale quelli lì? respirano aria virtuale, mangiano cibo virtuale, sono dei tamagochi???
EliminaIl cambiamento climatico è il mezzo attraverso il quale avverrà la più imponente selezione della genìa umana.
RispondiEliminaPer ora è difficile prevedere quale genere di Homo supererà la prova, ma vedo difficile la sopravvivenza in massa di pecuniocefali, pensiolardi, e di talebanoidi d'ogni risma.
(pensiolardo: umano che a causa della massa grassa accumulata,
è costretto ad una vita simile a quella di un anziano pensionato.)
Marco Sclarandis
Nuovi neologismi, vedo comparire.
EliminaIl nuovo homo che sopravviverà sarà quello più sano e forte, che non ha bisogno di nessun tipo di assistenza tecnologica, non solo virtuale, am anche di sanità, cibo e sicurezza.
Un salto indietro per la civiltà umana, e forse il Pianeta meraviglioso e tutte le creature che contiene potrebbero salvarsi.
Dopo il Permiano ci furono cinque milioni di anni di STRACALDO...certo il pianeta è risorto, modello TABULA RASA.
In ogni caso credo che il prossimo lungo decennio, parafrasando al contrario "Il secolo breve", sarà uno dei più interessanti degli ultimi secoli, se non addirittura del precedente millennio.
RispondiEliminaCosa non faranno gli sciagurati d'ogni genere per salvarsi il malloppo e la ghirba!
Ne abbiamo un esemplare nostrano che per carità di Patria non nominiamo neanche, ma che se prendesse la definitiva decisione di ritirarsi in una delle sue tenute magari ad allevare lepidotteri, sarebbe un sollievo per tutti, anche per i gonzi che in cambio di qualche vantaggio l'hanno incensato per un ventennio.
Marco Sclarandis
...odi i lepidotteri, VERO?
EliminaMA CHE TI HANNO FATTO, PERDINCI E PERBACCO...;)
da NIMBUSWEB, ottobre 2012:
RispondiEliminaFINE OTTOBRE 2012: L'EX URAGANO ATLANTICO "RAFAEL"
PORTA L'INVERNO AL NORD ITALIA
30.10.2012
Redazione Nimbus - Società Meteorologica Italiana
Un singolare cambiamento di configurazione meteorologica si è verificato nello scorso fine settimana, tra il 27 e il 28 ottobre 2012, quando nel volgere di un paio di giorni sul Centro-Nord italiano la situazione da tardo-estiva è divenuta precocemente invernale.
Dapprima venerdì 26 ottobre un vigoroso sistema frontale atlantico, associato a forte libeccio, ha portato violenti rovesci in arrivo dal Mar Ligure che in 24-36 ore hanno scaricato 200-300 mm d'acqua tra il Tigullio e l'alta Val di Magra, le stesse zone devastate un anno prima dall’alluvione del 25 ottobre 2011. Particolarmente colpita la zona intorno a Sestri Levante: sono straripati il torrente Petronio a Riva Trigoso e il San Lazzaro a Casarza Ligure, dove due automobilisti sono stati salvati dai sommozzatori. Nella notte seguente, tra venerdì e sabato, le precipitazioni si sono concentrate invece nell'entroterra Spezzino, e nel corso di sabato su Toscana e Lazio, con apporti giornalieri prossimi a 100 mm e talora vicini a 200 mm sulle Alpi Apuane. In particolare la stazione di Villafranca Lunigiana (MS) ha registrato un totale di ben 272 mm tra il 26 e il 27.
Al mattino di sabato 27 ottobre il flusso di scirocco, con la concomitanza della bassa pressione atmosferica, ha fatto salire l’acqua alta all’insolito livello di 127 cm a Venezia (stazione di misura di Punta della Salute).
Ma è dalla serata di sabato che si sono avvertiti i più notevoli segni di cambiamento: aria fredda di origine artica - risucchiata verso il Mediterraneo dal profondo ex-uragano atlantico “Rafael” posizionato tra Costa Azzurra e Ponente Ligure con un inconsueto minimo barico di 985 hPa - ha iniziato a fluire dalla Valle del Rodano e attraverso le Alpi, accendendo i contrasti termici con l'aria mite preesistente e dando così origine a tardivi temporali autunnali su pianure e Prealpi piemontesi, associati a rovesci e cadute di piccola grandine in molte zone pedemontane (es. Saluzzo, Biella).
Placatasi l'attività temporalesca, i rovesci sono proseguiti nella notte, mentre le temperature scendevano talora di 10-15 °C, un vero e proprio tracollo termico che nella mattinata di domenica 28 ottobre ha fatto scendere il limite delle nevicate in genere a 600-800 m al Nord-Ovest, ma talora a 400 m, come nel caso della Valle di Susa, imbiancata fin da Avigliana (TO).
Ma, nonostante questa improvvisa irruzione di stampo invernale, ottobre 2012 nel suo complesso diverrà comunque uno dei più caldi mai rilevati in Italia a causa dei flussi di aria subtropicale che hanno prevalso fino al giorno 25.
http://www.nimbus.it/eventi/2012/121030Neve.htm
OVVERO sono successe anche in Italia (Liguria) eventi estremi che hanno provocati danni, e che nonistante il freddo che un sacco di gente crede di sentire (ovvio in una notte una discesa termica di 10/12°) OTTOBRE SARA' UNO DEI MESI PIU' CALDI MAI RILEVATI A CASUA DI ARIA SUBTROPICALE.
Il cambiamento climatico è arrivato, peggiorerà probabilmente, ma è arrivato da un pezzo e gli effetti si vedono. Un minimo di giustizia sembrerebbe esserci visto che gli effetti maggiori sembrerebbero pagarli soprattutto i maggiori responsabili, poi a ben guardare non è proprio così perché anche Africa ed Asia stanno pagando pesanti conseguenze una in termini di siccità l'altra di inondazioni, ma ovviamente l'attenzione dei media ed anche gli studi sono concentrati soprattutto sulle conseguenze per il nord America. Ben vangano comunque misure che, pur motivate principalmente dal business vanno nella giusta direzione. In effetti questa è l'unico orecchio in cui ci sentono e solo con questa spinta (stante l'attuale modello di civiltà) si può sperare che ci siano cambi di rotta.
RispondiEliminaIntanto il bilancio dei danni causati da Sandy aumentano si parla di almeno 50 vittime negli USA (ma ce ne erano state già una settantina nei caraibi) e danni materiali che potrebbero essere intorno ai 50 miliardi di dollari.
Visto che i 'pecuniocefali' comprendono solo il linguaggio economico forse sarebbe bene fare meglio i conti quando si valutano i 'costi' dell'attuazione di misure per tentare di frenare il cambiamento climatico, quando si decide se firmare o meno accordi e quando poi si dovrebbero mettere in pratica. Basterebbe legare le due questioni, far pagare agli inquinatori in proporzione al contributo dato i danni conseguenti passati e futuri.
Non sarebbe difficilissimo, ci sono già organismi (come appunto le assicurazioni) che saprebbero fare questi conti in maniera relativamente accurata (e sarebbe ulteriore business, ci mancherebbe!).
Pensa Obbie, danni alla città più avanzata del mondo, the city that never sleep...the king of the hill eccetera...
RispondiEliminaAdesso si rendono conto di aver sprecato con le torcie km2 di metano che poteva essere utilizzato...energia a buon mercato, emunta dalla Terra scavata a ravanata a più non posso...una energia di alberi MORTI...se tu bruci un albero vivente il biossido di carbonio che metti in atmosfera è ESATTAMENTE quello sequestrato dall'albero...ma se bruci metano, carbone e petrolio AGGIUNGI NUOVO BIOSSIDO DI CARBONIO IN ATMOSFERA...e gli effetti sono quelli che sappiamo....
Bruciando combustibili fossili bruci reimmetti in atmosfera C02 che era stata sottratta milioni di anni fa, magari proprio nel premiano e nel periodo subito successivo, ricreando appunto quella situazione climatica. L'eventuale estinzione di massa fornirà nuovo combustibile fossile per le specie che seguiranno alla nostra tra qualche milione di anni, speriamo che loro siano più sagge...
RispondiEliminaTu credi?
EliminaEcco cosa scrisse Fred Hoyle nel 1964:
"Si è detto spesso che, se la specie umana non riuscirà a farcela qui sulla Terra, qualche altra specie porterà avanti la corsa. Questa frase non è corretta se si parla di sviluppo dell'intelligenza. Si parla di requisiti fisici. Infatti a breve avremo come specie esaurito i prerequisiti fisici per quanto riguarda questo pianeta. Un avolta esauriti il carbone, il petrolio, i giacimenti ad alta concentrazione di metalli, nessuna specie per quanto competente potrà compiere la lunga scalata dalle condizioni primitive a una tecnologia di alto livello. Quest'arma ha un solo colpo in canna. Se falliamo, questo sistema planetario fallisce, per quanto riguarda l'intelligenza. Lo stesso avverrà per altri sistemi planetari. Su ciascuno di essi ci sarà una e una sola possibilità.
Al contrario! Amo le farfalle!
RispondiEliminaCerto, le camole le sfratto dall'armadio e dalla dispensa.
Ma immagina il Grande Tivuniere (parafrafando il soprannome di Mao Tse Tung) che si desse all'entomologia per amore delle nuove generazioni.
Bisogna dare a chiunque un'occasione di riscatto.
Marco Sclarandis
Quindi il tivuniere deve darsi alla camole così non disturbano le nostre dispense...chiarissimo...una occasione degna di riscatto per un essere così infame.
EliminaUna vasta esperienza di parassiti vari l'ha già accumulata.
RispondiEliminaPotrebbe metterla a frutto.
Marco Sclarandis
Lui è il RE dei parassiti.
EliminaSecondo te è faticoso capire di chi stiamo parlando?
Se uno non capisce,è meglio che dimori nella quiete della sua incomprensione.
RispondiEliminaMarco Sclarandis
Ma quante belle chiacchiere! Sono TRENT'ANNI che vi riempite la bocca di questi bei concetti, e continuate a servirci benzina per colazione pranzo e cena, auto con motori a scoppio di cento anni fa in offerta e tecnologie a impatto zero a costi proibitivi, case costruite ancora in cemento armato e zone raccolta rifiuti urbani ormai saturi da decenni ma ancora funzionanti a pieno regime con avvelenamento di tutte le risorse naturali!!!
RispondiEliminaNOI NON VOGLIAMO CAMBIARE!!!
QUESTA È LA SOLA, VERA E UNICA REALTA'!!!
Siamo solo un triste popolo di pazzi.
Per fortuna che ci sono persone come lei che arrivano in un piccolissimo blog come questo a dare a noi la colpa delle chiacchiere...sennò non saprei come farmi delle grosse risate...amare tra l'altro...
RispondiEliminaSul serio, capisco lo scoramento dell'Anonimo, il fatalismo che lo pervade... in fondo anche io la penso come lui (che siamo un popolo di pazzi, che non vogliamo cambiare, ecc). Semplicemente trovo pacchiano il colpevolizzare chi denuncia, come se scrivendo in un piccolo blog implicasse di avere il potere di fare "altro"; il potere di attuare un cambiamento che non sia minimale rispetto al sentire comune ed esiziale rispetto alla logica distruttiva Umana. Qui si prova ad ampliare gli orizzonti troncati da quella logica, non pretendiamo certo di cambiare le cose dall'oggi al domani; cerchiamo di instaurare con chi legge un rapporto empatico che porti a pensare che una via positiva sia percorribile ancora da oggi, cerchiamo di vedere una luce in fondo al tunnel nel quale ci siamo cacciati. Tutto qui. Sul fatto che siamo un "triste popolo di pazzi" credo che non vi sia alcun dubbio (guarda che ti puoi firmare, caro "Anonimo", tanto il tuo modo di scrivere è già di per se una firma chiarissima ;) ).
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