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martedì 22 aprile 2014

Aspettando la centesima scimmia...in onore di Michael Ruppert


Massimiliano Rupalti fa spesso lavori imponenti di traduzione, dall'inglese e dallo spagnolo.
Vedere EFFETTO RISORSE per esempio, il nuovo nome del blog italiano di Ugo Bardi, meglio noto come Effetto Cassandra.

Tradurre 80 minuti di intervista a Michael Ruppert è sicuramente stato non solo imponente, ma soprattutto IMPORTANTE.

Chi non mastica bene l'inglese e mai e poi mai avrebbe potuto accedere alla miniera di informazioni che un uomo, del calibro di Michael Ruppert, poteva regalare. NON E' TEMPO PERSO.

Informazioni vitali.

Certo è assolutamente americano Michael Ruppert, ma di quello buono, quello che combatte per salvarsi e salvare chi sta con lui, certo è piuttosto occidental-centrico, ma d'altro canto chi sta portando al disastro il Pianeta, noi o i miseri nostri fratelli umani dell'Africa o del Sudamerica? Quelli che non vivono perchè la loro NON è vita?

Chi deve maturare consapevolezza?

Dice Massimiliano, nell'intro al suo fantastico lavoro:

Michael Ruppert è morto il 13 aprile del 2014. Si è tolto la vita dopo aver registrato il suo ultimo programma radiofonico The Lifeboat Hour. Mike è stato uno dei primi peakoiler e anche per questo ha avuto una vita piuttosto travagliata.

Da qualche tempo avevo pensato di sottotitolare il suo documentario-intervista. Avevo anche iniziato e poi lo avevo accantonato. Tragicamente, lui stesso mi ha ricordato quel lavoro iniziato, così l'ho ripreso in mano ed ecco a voi il risultato.


Michael, il combattente, alla fine ha deciso di andarsene, da tutto, non solo dal suo lavoro che è stato sempre al centro della sua vita.

Forse il suo amico Rags, il cane, già vecchiotto nel 2009, lo aveva lasciato solo. E solo, povero e inascoltato, abbandonato, ha scelto una strada dignitosa per non pesare su nessuno.

Lui aspetta la centesima scimmia, e io e Max con lui.

Daniela

giovedì 24 gennaio 2013

LA FOLLIA UMANA




Ci sono molti motivi per arrivare a definire folli gli umani.

Qui ne ho scritto per almeno due anni. Ci stiamo creando le condizioni per la nostra estinzione, ma non rapidamente, con dolore, con sofferenza e trascinando con noi le altre creature di questo Pianeta.

Un treno impazzito che si schianterà.

Gli argomenti scientifici a sostegno della tesi di SMETTERE IL PARADIGMA DELLA CRESCITA INFINITA che mal si accompagna ai principi termodinamici del sistema Terra, sono tanti, tantissimi, ma assolutamente inascoltati.

Sono anche tanti coloro che ascoltano ma non possono fare nulla, perchè non hanno potere se non di votare, sempre che il voto sia ancora un modo per esprimere la democrazia. Oppure ascoltano approvano, differenziano, comprano bio, evitano scatole e imballaggi, hanno il Fotovoltaico o l'eolico, hanno una casa clima, un orto, permacultura e magari un'auto elettrica e non sono fissati per moda e viaggi oltreoceano.

Ma sono colibrì, sono soli, non vedo massa critica, anzi è difficile che uno sia tutte le cose citate sopra, di solito una o due al massimo tre.

Vivere in una zona urbanizzata già ti rende meno resiliente, perchè dipendente dalle forniture di servizi, acqua, energia.

Immaginare una scomparsa titale dei succitati servizi è impossibile, tuttavia potrebbero esserci costi in aumento (per ora energia, poi cibo, e a seguire l'acqua), forniture saltabeccanti, riduzione di scelta.

Molti di noi devono cavarsela già da soli adesso perchè già adesso mancano servizi che dovrebbero essere pubblici, come i trasporti. Molti di noi devono avere l'auto per andare a lavorare, non possono farne a meno. E l'auto è la cosa più tassata che ci sia in Italia. Se potessi non usarla risparmierei tantissimo, e non solo denaro e inquinamento, ma vita, perchè le strade sono molto cariche e molto pericolose.

Un Mondo che si aspetta la riduzione della quantità di petrolio (ma non tratta dell'aumento di inquinamento e di riscaldamento globale dovuto all'uso sfrenato dei fossili, diciamo che lo rimanda alle future generazioni che ci ringrazieranno), un Mondo che sa che il plateau di raccolta del petrolio è stato raggiunto nel 2005, e che quindi i prezzi aumentano anche se le richieste si riducono, un Mondo B.A.U. che non discosta dalla sua fissa esponenziale come reagirà?

Ovviamente a questa carenza di FOSSILE, l'unica fonte di energia che ci permette questo stile di vita, questo spreco continuo, questa alta produzione agricola e di allevamenti (prego chi è animalista o permaculturista di rispamiare peana a queste forme GREEN, sfondano una porta aperta, e inoltre io sto faticosamente cercando, e non so nemmeno se ci riesco, di parlare a livello globale, perchè il riscaldamento climatico è globale e i danni anche, e nessuna forma locale potrà sopperire, HIC SUNT LEONES non esiste più), occorre rimediare.

Improvvisamente l'Australia, hot come non mai, diventa esportatrice di carbone per la famelica Cina. La Cina, famelica come sempre,  compra a mani basse sul mercato anche i cereali, così da noi aumentano i prezzi (la quantità di "cose" su questo Pianeta è un numero FINITO, checchè ne dicano quelli che biascicano di finanza ed esponenzializzano numeri presenti solo nelle loro teste bacate).

Cala la quantità di petrolio che serve per la "crescita" anche di cibo, ecco che in Canada trovano una risposta GENIALE:


I giacimenti di scisti bituminose del canada sono i più grandi del mondo. Le risorse si trovano nelle provincia di Alberta e in particolare si parla dei depositi di Athabasca, Peace River e Cold Lake, costituiti da una miscela di bitume semisolida, miscelato con sabbia silicea, minerali argillosi, e acqua.

Secondo il Dipartimento U.S. government’s Energy Information Administration, il Canada "controlla la terza, in ordine di grandezza, quantità di riserve accertate nel mondo, dopo l'Arabia Saudita e Venezuela.
In Canada i livelli di riserva di petrolio, stagnanti o in lieve calo dal 2003, sono aumentati di un ordine di grandezza dopo che le sabbie bituminose sono state considerate tecnicamente ed economicamente recuperabili. Le sabbie bituminose rappresentano oggi circa 170 miliardi di barili, ovvero il 98% delle riserve petrolifere del Canada."

Sotto 54.000 miglia quadrate di foreste e torbiere, si distendono le sabbie bituminose che sono state stimate come se fossero petrolio convenzionale.

Ma lo sfruttamento delle sabbie bituminose ha un costo ambientale significativo.

Il governo di Ottawa non intende tuttavia trattare pubblicamente dell'inquinamento da idrocarburi dovuto alle sabbie bituminose. Nel 2009 il governo canadese ha ammesso di aver deliberatamente escluso i dati che indicavano un aumento del 20% dell'inquinamento annuale dell'industria petrolifera canadese causato dalla lavorazione dei giacimenti di sabbie bituminose, nel Report sui cambiamenti climatici che era tenuto a presentare alle Nazioni Unite. Un report di 567 pagine.

A parte l'abbruttimento del paesaggio,  in Alberta le sabbie bituminose sono una delle principali cause di inquinamento atmosferico in Canada. Il catrame delle sabbie bituminose è una delle quattro sostanze inquinanti che emettono più COV (composti organici volatili), un pesante contaminante dell'aria, assieme alla pioggia acida.

A questa già pesante fedina penale da inquinamento, si potrebbe presto includere il nucleare, visto che Toshiba sta sviluppando dei "mini" reattori nucleari da utilizzare per estrarre le sabbie bituminose canadesi, con inizio della produzione al 2020.

Perché usare l'energia nucleare? Si stima che circa il 90% delle sabbie bituminose dell'Alberta sono troppo al di sotto della superficie per utilizzare miniere a cielo aperto. inoltre creare combustibili liquidi dalle sabbie bituminose richiede moltissima energia per l'iniezione di vapore e la successiva raffinazione. L'estrazione delle sabbie bituminose necessita di un uso intensivo di acqua, la perforazione di un pozzo consuma quasi 7000 metri cubi di acqua ogni anno, e la produzione di un gallone di petrolio richiede 35 litri d'acqua.

Il nuovo reattore mini Toshiba produrrà solo 10.000 - 50.000 kilowatt di potenza, ovvero circa il 5% della potenza di un normale reattore nucleare, come da fonti aziendali, e con quella potenza genererà vapore da pompare nel sottosuolo. Toshiba prevede di costruire il contenitore del reattore nucleare come la metropolitana, con una struttura di assorbimento dei terremoti.

Oltre ai terremoti potenziali, il reattore sepolto dovrà fare i conti con temperature a - 40° sotto zero in inverno e più 30° in estate.

Toshiba non è l'unica azienda asiatica che lavora in Alberta per l'estrazione di sabbie petrolifere. L'anno scorso la cinese CNOOC Ltd. ha speso 15,1 miliardi dollari per acquistare le sabbie della compagnia  Nexen Inc., ma l'affare è stato controverso. Di conseguenza, Wenran Jiang, senior fellow presso il Pacific Asia Foundation del Canada e consulente senior per l'Energia per l'Alberta ha osservato, "Intuiscono (le compagnie canadesi e il governo canadese ndr) che i progetti di sabbie bituminose sono troppo estesi in fase di pre-investimento del capitale e dopo richiedono troppo tempo per raggiungere il mercato."

Ma Ottawa non si scoraggia sul futuro del petrolio da sabbia bituminosa. La Canadian Energy Research Institute stima che l'occupazione canadese a seguito di nuovi investimenti nelle sabbie petrolifere è destinato a crescere da 75.000 nel 2010 a 905.000 nel 2035 e che l'evoluzione complessiva delle sabbie bituminose contribuirà a portare 2100 miliardi dollari per l'economia canadese nel corso dei prossimi 25 anni.

Se è saggio punteggiare di reattori nucleari il remoto paesaggio nord del Canada, deve essere ancora discusso, ma con il governo conservatore Harper e le cifre di cui sopra, sembra probabile che i mini reattori del Great White Nord siano un probabile affare fatto.





martedì 3 aprile 2012

IL CLUB DI ROMA




Cliccando qui arriverete a un interessante video del Club of Rome, dedicato al PICCO DEL PETROLIO.E' in inglese ma ha anche i sottotitoli in inglese e quindi è mediamente comprensibile.

Il Club di Roma conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo LIMITI ALLO SVILUPPO (12/03/1972) che ragionava sul fatto che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente PETROLIO, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta.
Il libro originale si chiamava LIMITS TO THE GROWTH malamente tradotto in italiano come I LIMITI ALLO SVILUPPO (GROWTH vuol dire CRESCITA), è stato edito con lo scopo di fornire ai leader mondiali che si apprestavano a incontrarsi nella terza Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (aprile 1972 a Santiago del Cile) e soprattutto la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (giugno a Stoccolma) degli strumenti concettuali assolutamente fondamentali per decidere il futuro dell’umanità.
L'ideatore fu Aurelio Peccei, torinese, alto dirigente Fiat, antifascista, fondatore dell'Alitalia, rimise in sesto l'Olivetti e fondò l'Italconsult. Un dirigente d'azienda, non un ecologista, un cosmopolita e competentissimo fondatore e direttore, in America Latina, una delle più fortunate filiali estere della Fiat.
Alla fine degli anni ‘50 Peccei decise di dedicare una parte del suo tempo “alla riflessione sui bisogni e sulle prospettive umane” con la precisa volontà di fare qualcosa di concreto anche in questo campo.
Il risultato è stato LIMITS TO THE GROWTH, un libro odiato ubiquamente proprio perchè ebbe successo immediato. Fanfani, seppure in modo superficiale, lo portò in Senato, ma dopo, già negli anni Ottanta, quelli della Milano da bere, il libro fu dimenticato nella ressa della crescita dei consumi, a cui seguirono negli anni Novanta l'apertura ai mercati dell'Est dopo la caduta del muro di Berlino e l'arrivo dei BRICS, principalmente la Cina. C'era ancora spazio di "crescita economica".
E nel dibattito che un po' segui l'uscita del libro (semplice da leggere) ci fu una presa unanime di ostracismo nei suoi confronti.In sintesi la Chiesa non lo sopportava perchè predicava la riduzione della natalità e per lo stesso motivo lo odiarono Indira Gandhi e altri leader; i capitalisti italiani con il Sole24ore non accettavano che le sue idee potessero ridurre i margini dei loro guadagni per ridurre l'inquinamento che obiettivamente creavano su tutto l'ambiente (le chiamano esternalità, ovvero i guadagni sono loro e i rischi di tutti); la destra pseudo cristianfanatica lo odiava sempre per la questione della natalità oltre del fatto che avevano preso le sue TENDENZE come PREVISIONI (adesso si può dire che le TENDENZE si sono verificate). La sinistra, sia quella moderata e sia quella oltranzista, si fecero sopraffare dalla ideologia del buon operaio che salva l'ecologia quando andava bene, e sennò lo definì un libro odioso perchè fatto da dirigenti d'azienda e da industriali e quindi IL NEMICO.
L'Italia politica e intellettuale non comprese l'importanza del libro, un libro che dava prospettive sul futuro, analizzando un presente già chiaramente in declino fin dagli anni sessanta. Gli anni settanta furono gli ultimi anni di vero dibattito democratico (il grande Pasolini era lì), ma provinciale, e con una visione corta del PROPRIO FUTURO, l'Italia allontanò da sé un italiano geniale e competente come Peccei (nemo propheta in patria).
Io credo che si perse una occasione, importante per comprendere meglio l'evoluzione civile dell'Italia (e del Mondo, ma qui parlo dell'Italia).La mia generazione, nata nei sessanta, avrebbe avuto più occasioni di vivere in un mondo migliore e soprattutto avrebbero avuto più occasioni quelli nati dopo di me, nei settanta e ottanta e così via.
Capire dove il Mondo stava andando a quel livello di crescita indiscriminata sarebbe stato importante, avrebbero potuto essere prese decisioni IN TEMPO, e non adesso CON L'ACQUA ALLA GOLA. E non credo che le TESTE PARZIALI capiscano che siamo con l'acqua alla gola.
PER CHI vuole saperne di più veda "I LIMITI DELLO SVILUPPO IN ITALIA - CRONACHE DI UN DIBATTITO 1971-74 di Luigi Piccioni e Giorgio Nebbia" sul sito di Greenreport che ringrazio.

Daniela

domenica 11 marzo 2012

IL DOMANI CHE VERRA'



Dura circa 35 minuti, ha i sottotitoli in italiano basta cliccare "cc".



E' un documentario animato proveniente dagli U.S.A., come si capirà ascoltandolo. Tuttavia i problemi degli U.S.A, il paese più potente del Mondo, non potranno che diventare i nostri, se continueremo, europei e italiani, a seguire il suo modello economico e finanziario, oppure le sue soluzioni al problema.

Parla del Picco in generale.

Del petrolio (che molti si ostinano a non voler vedere), del gas naturale, del carbone, della pazienza del Pianeta a sopportare il nostro carico antropico (rifiuti, inquinamento, risorse dissipate), del cibo e dell'acqua, del suolo e dell'aria.

Il Mondo, da secoli, sappiamo che non è né piatto né infinito, ma tondeggiante e FINITISSIMO.

Molti non vogliono capire, e sono quelli che dominano e dominano anche le informazioni.

Il governo Tecnico ha capito che con le sole armi della tecnica non si fa politica estera, e io mi domando se il governo Tecnico, estremo conoscitore di quella scienza triste che si chiama "economia", sa cosa significhi realmente la parola "crescita" in un mondo finito, e soprattutto cosa significhi realmente "crescita" utilizzando i fattori esponenziali. Crescita all'1% significa RADDOPPIO in 70 anni. Al 2% il raddoppio si ha in 35 anni e se la crescita è al 10% il raddoppio è in 7 anni.

Il successivo raddoppio conclude la corsa su un luogo finito.

Tecnologia, sviluppo sostenibile e rinnovabili hanno ancora bisogno di energia fossile (petrolio, gas naturale e carbone). Tra le rinnovabili io preferisco il sole, che ha una durata direi illimitata rispetto alle altre del Pianeta proprio perchè proviene FUORI dal Pianeta. E inoltre ricordo anche, come da impegni europei, che l'Italia deve sostenere e incentivare tale forma energetica, non troncarla.

E forse dovrebbe sostenere di più proprio l'energia che utilizza il sole (fotovoltaico, solare, a concentrazione). evitando di dare fondi a forme aleatorie di energia, come quella da biomasse, che "spreca" campi e terreno per fare energia elettrica, molto di più di un fotovoltaico, ma nella mente delle persone sembra più innocua (chi mai si preoccupa di un campo di mais, rispetto a un inquietante lago blu da fotovoltaico).

Ma forse a breve tutto questo si risolverà, grazie al ministro Passera.


giovedì 29 settembre 2011

LE COMPAGNIE PETROLIFERE





Sono il Potere Forte.
Una volta questo potere era concentrato tutto nei paesi arabi adesso sempre più sale verso la Russia, verso l’Artico.
L’articolo “Shell chief warns of era of energy volatility”, comparso il 21 settembre 2011 sul “Financial Times” è una intervista all’AD della Shell, Peter Voser. La Shell, la Exxon, la Bp, la Chevron, la Petrobras, la Total sono enormi multinazionali del fossile. Questo articolo riporta analisi di Voser che prevedono la produzione petrolifera in ribasso.
Voser sostiene: “Serviranno altre quattro Arabie Saudite o dieci mari del Nord per mantenere l’offerta petrolifera al livello attuale (cioè senza previsione di aumenti di produzione) per i prossimi dieci anni (fino al 2021)”. E inoltre dice che “servono altri sei o otto anni per sviluppare altri progetti di petrolio o di gas”. Tipo nell'Arctic Chukchi Sea, ma senza tutte quelle richieste di compensazione finanziaria per i rischi ambientali (veramente seccanti). Quindi “stiamo andando vero un aumento dei prezzi dell’energia”.

Ovvero a breve troveremo non solo carburanti sempre con prezzi più alti, ma anche l’elettricità di casa e il riscaldamento svetteranno. E molti altri prodotti derivati dal petrolio, come fertilizzanti (necessari per produrre cibo) o prodotti chimici (farmaci, utensili e molto altro che stiamo usando in questo momento).
In effetti bruciare il SOLE DELL’ANTICHITA’ (il petrolio) per fare gasolio o benzina affinchè si possa andare a comprare le sigarette mi pare veramente uno spreco inaudito.
L’IEA (International Energy Agency) è l'Agenzia per l'Energia con sede a Parigi che rappresenta i governi occidentali più forti, tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti. In un articolo comparso sul “Guardian” il 15 dicembre 2008, Fatih Birol, capo economista presso l'IEA, ha detto che la produzione di greggio convenzionale potrebbe raggiungere il picco nel 2020, una notizia pessima per un mondo ancora fortemente dipendente dal petrolio. Il picco di fornitura causerà gravi danni economici, sociali e politici per molti anni. a chi è meno preparato. Solo a novembre 2008 l’IEA aveva detto che il picco si raggiungeva nel 2030. Inoltre l’IEA modifica in corsa le previsioni dei tassi di declino dei giacimenti petroliferi mondiali (nel 2007 era al 3,7%, nel 2008 al più probabile 6,7%.). L’articolo cita anche Jeremy Leggett, direttore esecutivo di Solarcentury, una società di energia solare. Leggett dice che l’IEA minimizza la portata del problema a causa delle “esigenze politiche” dei governi a cui appartiene e che il picco del petrolio sarà nel 2013.
Nel 2005 l’IEA negava che ci fosse una minaccia fondamentale per l'economia del petrolio nel mondo.
Il pessimismo della Shell è superiore a quello della IEA.
Se il petrolio come fonte energetica a basso costo e di facile reperibilità comincia a scomparire significa che SIAMO NEL PICCO DEL PETROLIO.
Reperire nuovi campi petroliferi o gasieri significa sottoporre l’Umanità a gravissimi rischi ambientali, in confronto ai quali il Golfo del Messico appare un nulla.
La Shell espone questi dubbi sulla produzione petrolifera e lo fa per parlare ad Obama, ma anche altre compagnie sembrano “accettare” la dura realtà del Picco del Petrolio. Addirittura la Chevron dal 2005.
L’AD Gabrielli della Petrobras spiega nel dicembre 2009 che il mondo ha bisogno di volumi di petrolio equivalenti a una Arabia Saudita ogni due anni per compensare i futuri tassi di declino della produzione mondiale di petrolio.
Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total, terzo gruppo petrolifero più grande d'Europa l'energia prevede in una intervista al “Financial Times” del 17 febbraio 2009 che il mondo non sarà più mai in grado di produrre oltre 89 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel frattempo vecchi campi nel Mare del Nord scenderà in produzione come l'olio diventa più costoso da produrre. E il mare del Nord è il fornitore dell’Europa.
In mezzo alla tempesta idrocarburica la Exxon, il GIGANTE petrolifero U.S.A. si sta muovendo in direzione Artico. I primi di settembre 2011 la Exxon ha concluso un affare iper miliardario con la russa Rosneft per le trivellazioni nel Circolo Polare Artico.
I russi non sono famosi ambientalisti per cui mentre Putin vuole di nuovo sedere a capo della Arabia Saudita Fredda (finché tiene l’atmosfera alla nostra pressione antropica, poi sarà calda anche la Russia con il Global Warming) si lasciano concessioni di trivellazione in un luogo IPERCRITICO per la vita del Pianeta.
Ai russi interessano i dazi sul greggio che consumeranno su Marte insieme ad attraenti venusiane e allegrissimi gioviani. Sulla solarità dei saturniani ho dei dubbi, am ci faranno sapere i russi e gli americani. Eterni falsi nemici.
E LA DOMANDA DI ENERGIA (l’85% della quale proviene da fonte fossile)?
Quella cresce, anzi, come dicono gli economisti e gli analisti finanziari, quella E’ BELLO CHE CRESCA, COME DEVE CRESCERE LA POPOLAZIONE MONDIALE E I CONSUMI DI CIBO E LE NECESSITA’ DI SERVI.
No scusate volevo dire SERVIZI.

P.S. Il primo link al Financial Times porta sempre a una richiesta di registrazione. Se volete leggere l'articolo basta che copiate il titolo sul motore di ricerca e vi ci porta.