venerdì 24 giugno 2011

Regolamentare la finanza: cos'altro stiamo aspettando?


A tre anni dallo scoppio della peggiore crisi finanziaria della storia recente, a due dal fallimento di Lehman Brothers e dopo il moltiplicarsi di vertici internazionali, dal G20 in poi, cosa è stato fatto per riformare il sistema finanziario?
Nel 2006 il 30% delle operazioni sui mercati finanziari erano eseguite da algoritmi di computer senza alcun intervento umano. Nel 2010 queste operazioni, che si concludono spesso nell'arco di pochi millesimi di secondo e che non hanno alcun rapporto con l'economia reale, erano aumentate al 60% del totale.
L'import-export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno ai 15.000 miliardi di dollari l'anno. Il mercato delle valute ha superato i 4.000 miliardi al giorno. In altre parole circolano più soldi in quattro giorni sui mercati finanziari che in un anno nell'economia reale, come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione. Lo stesso mercato delle valute era pari a 3.300 miliardi di dollari nel 2007. Una crescita di oltre il 20% dallo scoppio della crisi a oggi.
Con una finanza ripartita come se nulla fosse successo, dovremo attendere lo scoppio di un'altra bolla speculativa per sperare finalmente in qualche intervento serio di regolamentazione? E se dovesse arrivare una nuova crisi, quale governo sarà in grado, in una situazione di grande difficoltà tanto per i conti pubblici quanto per l'economia, di stanziare ulteriori risorse per tappare le falle?
E' necessario e urgente approvare delle misure concrete. Una di queste è la tassa sulle transazioni finanziarie – TTF – un'imposta estremamente ridotta – pari allo 0,05% - su ogni acquisto di strumenti finanziari. Il tasso minimo non scoraggerebbe i "normali" investimenti sui mercati, mentre frenerebbe chi opera con orizzonti di secondi o millesimi di secondo e che dovrebbe pagare la tassa per ogni transazione. Il peso della tassa diventa progressivamente più alto tanto più gli obiettivi sono di breve periodo.
In altre parole la TTF rappresenta uno strumento di straordinaria efficacia per frenare la speculazione senza impattare l'economia reale e per ridare alla sfera politica una possibilità di regolamentazione e controllo su quella finanziaria. La dimensione della finanza è tale per cui anche un'imposta dello 0,05% permetterebbe di generare un gettito di centinaia di miliardi di dollari l'anno su scala internazionale, da destinare al welfare, alla cooperazione allo sviluppo, alla lotta ai cambiamenti climatici.
Risorse ampiamente sufficienti per garantire, tra le altre cose, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Secondo la Banca Mondiale per assicurare l'istruzione primaria per tutte le bambine e i bambini del mondo sarebbero necessari ogni anno dai 10 ai 30 miliardi di dollari aggiuntivi rispetto a quanto versato dalla comunità internazionale. Per garantire il dimezzamento della mortalità infantile, servirebbero dai 20 ai 25 miliardi di dollari addizionali. Risorse che oggi non si riescono a trovare, ma che costituirebbero solo una piccola percentuale di quanto raccolto applicando la TTF su scala internazionale.
Al di là del gettito, gli effetti della TTF sarebbero estremamente positivi per l'insieme dell'economia. Chi esporta vedrebbe ridotto il rischio di speculazioni sulle valute; la quotazione del petrolio e delle materie prime sarebbe più stabile e prevedibile; diminuirebbero le possibilità di attacchi speculativi sui titoli di Stato. Il recente esempio della Grecia ha purtroppo chiarito le possibili conseguenze tanto economiche quanto sociali di tali attacchi. L'Italia, anche in ragione delle dimensioni del debito pubblico, non può certo dirsi al riparo da eventuali analoghe manovre.
Se l'Inghilterra della City di Londra, cuore pulsante della finanza mondiale e delle sue potentissime lobby si oppone alla TTF, non a caso le nazioni che in Europa ne chiedono con maggiore forza l'introduzione sono Francia e Germania, Paesi dove l'economia si basa ancora sui settori industriali. Si potrebbe affermare che i cosiddetti "poteri forti" si sono resi conto che la finanza ha superato qualunque limite. Se la grande industria ha beneficiato per decenni di un sistema economico e finanziario deregolamentato, oggi i consumi ristagnano, è più difficile ottenere credito in banca, gli stessi titoli azionari e obbligazionari delle principali imprese sono in balia delle tempeste speculative. In queste condizioni anche due governi conservatori hanno sottoscritto una proposta che le reti della società civile internazionale sostengono da tempo.
E' allora davvero difficile spiegarsi le reticenze del governo italiano, un Paese in cui le piccole e medie imprese costituiscono l'ossatura del sistema economico e che beneficerebbe anche più dei vicini europei dall'introduzione di una TTF.
La campagna zerozerocinque, che vede la partecipazione di oltre trenta organizzazioni e reti della società civile italiana lavora da tempo in questa direzione. La CISL è tra i promotori della campagna. La CGIL ha recentemente firmato un appello internazionale che chiede la sua introduzione al G20 di Seoul. Oltre cento economisti di diversa estrazione e orientamento hanno pubblicato un appello per l'introduzione della tassa. Negli scorsi giorni un Disegno di Legge per una TTF con primo firmatario un deputato del PD e co-presentato da parlamentari di quasi tutti i gruppi politici di maggioranza e di opposizione è stato depositato in Parlamento.
Finalmente il dibattito sulla necessità di limitare lo strapotere della finanza sembra decollare, seppure con molto ritardo, anche nel nostro Paese. Si tratta di segnali incoraggianti ma ancora insufficienti. Se l'Italia si unisse a Francia, Germania, Spagna, Belgio, e alle altre nazioni dell'area euro che si sono già schierate a favore della TTF, si potrebbe raggiungere una massa critica sufficiente per una veloce implementazione. Oltre ai vantaggi già richiamati, si tratterebbe di un segnale di grande forza nella direzione di una sua applicazione in altre nazioni, e progressivamente su scala internazionale.
La finanza è nata come strumento al servizio dell'economia. Oggi questo rapporto è totalmente ribaltato, la finanza detta la sua legge e condiziona pesantemente le attività economiche. La TTF andrebbe nella direzione di una necessaria inversione di rotta. Gli speculatori e gli squali della finanza devono pagare il conto della crisi, non i cittadini e i lavoratori. Non ci sono difficoltà tecniche per una sua implementazione, è solo questione di volontà politica. Se non ora, quando?


Andrea Baranes – CRBM / Fondazione Culturale Responsabilità Etica



16 commenti:

  1. Sembrerebbe una buona notizia, nel mare della disperazione nel quale nuota l'umanità. Ma ci sarà veramente, nel momento della verità, questa volontà politica? O cadremo nell'ostruzionismo, come è già successo per altre cose, ultimo il decreto bocciato a causa della Lega, per cominciare a liberare Napoli dalla spazzatura?
    Questa svolta sarebbe veramente epocale; lo sarebbe talmente da procurarmi scetticismo e sospetto: scetticismo sul fatto che ci sia qualcuno, veramente convinto della scelta politica economica, da vigilare con vigore sul passo da fare; sospetto che la volontà venga tradita, all'ultimo, da qualche mazzetta ben assestata, e che farà vacillare, nel momento più delicato, i presupposti di egualitarismo che dovrebbero essere alla base della scelta.
    Mi chiedo: come mai l'Inghilterra si oppone al progetto? I vantaggi che ne sortirebbero, non sarebbero anche per lei?
    Sono dunque così potenti le lobby inglesi, molto di più di quelle francesi e tedesche?

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  2. Si una buona notizia il fatto che sia stata pensata, che sia stata proposta.
    A me sembra una soluzione perfetta.
    Anzi LA soluzione perfetta. Perché farebbe pagare proprio chi attualmente guadagna di più sfuggendo da altre tassazioni grazie alla propria capacità di mettere capitali al sicuro. Inoltre rallenterebbe un po' gli scambi, quegli acquisti e vendite nel giro di pochi secondi che non hanno nessun senso per l'economia reale, ma che sono pura speculazione, guadagni enormi basati sul nulla.
    Però sono molto scettico sul fatto che si faccia realmente, ci vorrebbe un sostegno popolare molto maggiore di quello che c'è attualmente, perché si vanno a toccare interessi enormi, i più grandi che ci siano e la resistenza sarà forte.
    Dobbiamo provarci, fare tutto quello che possiamo per sostenere l'iniziativa, ma sarà veramente dura.
    Riguardo alle lobby inglesi, non è così sorprendente l'opposizione della Gran Bretagna, dato che la borsa di Londra è una delle più importanti del mondo e l'economia del paese dipende da essa molto di più di quanto non avvenga negli altri paesi con le rispettive borse.

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  3. L'idea è buona, ma come al solito non lo vorranno fare, ciascuno penserà che modificare qualcosa determinerà una perdita per i propri interessi ..
    In realtà possiamo vedere quotidianamente che le proposte di buon senso sono avversate.Ormai questo sistema si nutre di noi cittadini, di se' stesso, di tutto quel che trova, pur di sopravvivere; si autoreferenzia, autogiustifica, inventa crisi , emergenze , presunti messia pur di non fare modifiche. Mi chiedo se esista ancora il controllo umano dietro tutto questo, sembra di aver a che fare con un'entità malefica che vive di vita propria e della quale si è inconsapevolmente schiavi o servi ( una matrix , un sistema centrale di quelli fantasticati da Asimov ...) , o semplicemente un agglomerarsi delle peggiori pulsioni umane che diventano un cervello a sè.
    Mi chiedo a volte se un sistema reale puo' tollerare di essere controllato dalle cosiddette 'agenzie di rating' .
    Comunque diamo un messaggio di speranza, continuiamo a proporre e sostenere idee giuste, magari prima o poi la nostra semplice volontà e resistenza faranno breccia nel muro.
    Auspico questo, perchè l'alternativa distruttiva annullerebbe quanto fatto finora e ci obbligherebbe a ripartire da zero o quasi.
    (un bene? un male?)

    Daniele

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  4. Luciano Gallino su Repubblica del 24 giugno 2011:
    «La crisi greca è in primo luogo un'anteprima di quel che potrebbe succedere ad altri Paesi, Italia compresa, se i governi Ue non la smettono di subire le manovre del sistema finanziario, ivi comprese le agenzie di valutazione, e non provano sul serio a regolarlo, anche per evitare che ci piombi addosso tra breve una crisi peggiore di quella del 2008.
    Lo scenario comprende com'è ovvio il rinnovo potenziato di manovre speculative che i maggiori gruppi finanziari costruiscono scientemente per estrarne il maggior profitto possibile in forma di interessi e plusvalenze; il che implica, come insegnano i modelli di gestione del rischio, il far correre un rischio elevato non già ai gruppi stessi, bensì ai cittadini oggi greci, domani spagnoli o italiani.
    Ma comprende anche una spinta selvaggia alle privatizzazioni, che essendo condotte sotto la sferza della troika Ce, Fmi e Bce, consisteranno al caso in vere e proprie svendite di immensi patrimoni nazionali».

    VOGLIAMO DAVVERO FINIRE COSI'?

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  5. "contagio"
    ECCO IL DRAMMA DELLA FINANZIARIZZAZIONE.
    Rampini su Repubblica del 23 giugno 2011:
    «Quale ragione spiega l´aumento di frequenza nei casi di contagio, e la rapidità con cui si diffondono? La spiegazione sta nella libertà di movimento di tutti i fattori: merci, uomini e capitali.
    Più i mercati sono aperti, più è densa l´interconnessione ed è facile il contagio. La libera circolazione dei capitali è decisiva perché è la più estrema: basta un clic sul tasto di un computer, un ordine che parte da uno schermo di terminale Bloomberg a New York o Londra, una email da un investitore che sull´iPad invia istruzioni al proprio banchiere: e si spostano in frazioni di secondi capitali che seguono le pulsazioni istantanee della paura o della febbre di profitto, e generano movimenti di massa.
    Lo dimostrano, come controprova, i casi importanti di immunizzazione dal contagio che abbiamo visto all´opera nell´ultima grande crisi.
    Né la Cina né l´India sono precipitate nella recessione del 2008-2009; il Brasile l´ha subita per poco tempo e n´è uscito presto. Tutti questi giganti hanno una cosa in comune: l´adesione solo parziale alla libertà di movimento delle merci o dei capitali.
    La Cina non ha ancora adottato per la propria moneta un regime dei cambi pienamente convertibile, l´India conserva regolamentazioni e restrizioni sulle attività finanziarie, Brasile e India praticano forme di protezionismo occulto.
    Nella storia del contagio economico, anche queste dighe anti-contagio fanno riflettere: i vincitori della fase attuale di globalizzazione detengono qualche ricetta in fatto di vaccini».

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  6. DA GREENREPORT A CHIUSURA DI QUESTE MERAVIGLIOSE NOTIZIE.
    L'Ue, quindi, è di fronte all'ennesimo bivio: o cambia modello di sviluppo e riduce progressivamente la finanziarizzazione dell'economia sperando di fare così da apripista e rilancia una nuova industria sostenibile in grado di far ripartire i motori dell'economia stessa, oppure resta in balìa delle onde e vive questa nuova era "new normal" che significa declino certo con bombola di ossigeno data dai migranti che, giova ricordarlo ai leghisti e purtroppo non solo a loro, danno solo all'Italia l'11% del Pil e 40 miliardi di euro di imponibile dichiarato.

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  7. CAMBIARE MODELLO DI SVILUPPO SIGNIFICA SUPERARE IL NEOLIBERISMO
    quello che vive e cresce a WASHINGTON, quello che si è diffuso in UE, ammorbando la nostra vita con finanziarizzazioni che hanno permesso agli USA di far pagare AL DI LA' dei loro confini, fino al poverissimo contadino da due euro al giorno del terzo Mondo, I DANNI che il neoliberismo ha creato e sta creando al mondo intero.
    SUPERARE NEOLIBERISMO E FINANZIARIZZAZIONE significherà cambiare la nostra vita quotidiana, rivedere tutto come esauribile e non come se questo Pianeta FOSSE INFINITO.
    DUE COSE VANNO ALL'INFINITO E CON CRESCITA INDETERMINATA:

    il PIL del NEOLIBERISMO

    IL CANCRO.

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  8. A metà giugno si è svolta a Bruxelles una conferenza il cui titoloera 'Materie prime e commodities: sfide e risposte della politica' organizzata dalla Commissione europea nel contesto delle discussioni in corso in sede di G20.

    La Francia infatti, che ne ricopre attualmente la presidenza, ha fatto della lotta contro la volatilità uno dei suoi cavalli di battaglia.

    “L’aumento dei prezzi delle materie prime è una della principali minacce per la crescita mondiale”, ha scandito il presidente francese, Nicolas Sarkozy, aprendo il dibattito insieme al presidente dell’Esecutivo comunitario José Manuel Barroso, che ha rimarcato la dipendenza dei mercati dalle materie prime, nonché la portata globale della questione, dato che pochi Paesi possono vantare una situazione di equilibrio tra produzione e consumo di materie prime.

    Il Capo di Stato francese ha definito i contorni di una situazione ormai inaccettabile: negli ultimi cinque anni - rispetto al quindicennio precedente - la volatilità dei prezzi dei cereali è raddoppiata, quella dello zucchero triplicata, addirittura quadruplicata quella del riso, alimento di base per un quarto dell’umanità.

    Tra le concause, da una parte la domanda crescente dei Paesi emergenti, anche se Sarkozy punta il dito soprattutto contro la “FINANZIARIZZAZIONE” dei mercati, dimostrata citando le transizioni degli speculatori, che alla borsa di Chicago scambiano in prodotti derivati volumi pari a 46 volte la produzione reale mondiale di grano e 24 volte quella di mais.

    Tra le proposte che la Presidenza francese porterà nel consesso del G20, annunciate alla conferenza di Bruxelles: un sistema di informazione sui mercati agricoli per monitorare gli stock tramite rapporti annuali nazionali, simile al meccanismo Jodi (Joint organisations data initiative), adottato nel 2001 per il petrolio; un registro per centralizzare le informazioni riguardanti le transizioni sui derivati dei mercati agricoli; depositi minimi in cash per ognuna di queste transizioni finanziarie, “ad oggi gestite senza sborsare un centesimo."

    DOVE SONO I NOSTRI GENI?
    A giocare al "io non c'ero e se c'ero dormivo?"

    L'Italia rischia tantissimo e il governo italiano giochicchia...

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  9. Non comprendo come si possa aver permesso tutto ciò. Mi sembra di sognare: «speculatori, che alla borsa di Chicago scambiano in prodotti derivati volumi pari a 46 volte la produzione reale mondiale di grano e 24 volte quella di mais».
    A parte che mi sembra molto tardiva questa presa di coscienza, ma il buon senso dov'è finito? Probabilmente sotto qualche mucchio di denaro in qualche paradiso fiscale.
    Probabilmente ripartire da zero sarebbe molto più facile, ma ci rimetterebbero troppo le multinazionali, che hanno fatto della speculazione il loro punto di forza.

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  10. Mi ritrovo molto nelle considerazioni che ha fatto Daniele, soprattutto sul fatto che forse il mostro della finanza ormai vive di vita propria, che va al di là delle volontà degli stessi speculatori.
    Un mostro drogato, sempre più assetato di guadagni e spietato con chiunque, un mostro che non ha assolutamente niente di umano. Certo sono umani coloro che lo compongono, ma come i singoli neuroni di un cervello essi rispondono solo al singolo stimolo, o alla ristretta composizione di stimoli cui si sono adattati a rispondere, non hanno la visione globale.
    La visione globale ce l'hanno invece persone che sono fuori da tutto questo e che riescono per questo a vedere la globalità della situazione, ne colgono l'assurdità, cercano di dare l'allarme, come gli autori degli articoli di cui Daniela ha riportato le parti più interessanti per il nostro discorso.
    Credo anch'io, con Roby che sia tardiva questa presa di coscienza, ma speriamo almeno che ci sia, che si allarghi, e spero soprattutto che si inizino a prendere contromisure!
    All'inizio della crisi, si erano avanzate tante proposte di regolamentazione (parola che i fautori del neoliberismo aborrrono! Che proprio non va nominata sennò si dispiacciono tanto!) della finanza, ma poi sono finite nel nulla, non se n'è più parlato, che fine hanno fatto?
    Ora c'è questa ottima proposta, che non è una regolamentazione, è una misura che, oltre a dare una calmatina alla finanza, toglierebbe elegantemente d'impaccio governi che non sanno più che pesci pigliare, potrebbe essere per loro un'occasione fortunata ed immeritata per salvare le loro nazioni (di cui magari non gli importa niente, ma salverebbe anche loro!), ma il fatto che non l'abbiano ancora adottata e continuino a proporre misure ridicole ed a raschiare il fondo del barile, rischiando un'esplosione sociale incontenibile, dimostra quanto non siano liberi, ma solo dei burattini in mano a poteri enormemente più forti.

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  11. Il problema di fondo è che in Italia si è creduto o voluto credere che si era in grado di gestire la situazione senza essere attrezzati per farlo, si è inseguito il miraggio del profitto ad ogni costo ed ora che ci vorrebbero capacità gestionali vere e persone coraggiose per prendere in mano la situazione ci ritroviamo con questi 'prostituti' che non avendo le palle sanno solo fare proclami e andare a leccare il culo a chi pensano che li possa salvare dalla fossa in cui si e ci hanno cacciati.
    Stamattina sono andato al lavoro ricordandomi della volta in cui col 'caro ' Prodi, ci hanno prelevato soldi direttamente dal conto in banca, oppure dell'altra volta che adottando l'euro ci hanno convertito con precisione gli stipendi e hanno invece lasciato che i prezzi duplicassero (10000 £ = 10 €) e quelli erano i 'ben intenzionati' secondo uno degli immaginari collettivi che ci danno da bere; figuriamoci allora questi altri.. Abbiamo anche noi le nostre colpe, per essercela fatta raccontare e aver voluto credere che esistesse un reale interesse per il bene del paese, sia pur marginale rispetto alle 'enormi questioni importantissime' di cui si occupano i politici , talmente enormi che non si mettono neanche a spiegarcele, visto che in confronto a loro siamo dei poveri ritardati che dipendono interamente dalla loro 'intelligenza'.
    SU LA TESTA DANNAZIONE!!!

    Daniele

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  12. post scriptum : con 'prostituti' non ho inteso solo i politici, ma anche gli imprenditori, bravi fin che c'è margine, quando ci sono difficoltà piagnucolano.

    Daniele

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  13. Oggi sono davvero furioso!! agiungo anche questa riflessione : quando accadde il prelievo di cui parlavo prima, mi incavolai, telefonai alla banca per vedere se potevo fare qualcosa e mi dissero che era impossibile, andai a gridare al furto ma non trovai nessuno disposto ad ascoltarmi.Denunce? neanche parlarne.
    Cazzo neanche se ci derubano direttamente ci ribelliamo?Cosa devono fare, entrarci in casa e stuprarci? o non basta neanche quello?Ucciderci? o anche li' qualcuno dira' che tanto non c'è niente da fare?Ma che razza di servi della gleba siamo? allora perchè tanto studiare ,riflettere, lavorare? bastava dormire mangiare e accopiarci , perchè faticare tanto

    Daniele

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  14. In Italia gli imprenditori sono TROPPO abituati a farsi tenere il dito nel sedere dai loro amichetti politici...quelli grossi intendo...gli altri devono fare i salti mortali per tenere a galla una impresa in mezzo a crisi che subiscono come tutti noi...
    in Italia abbiamo le piccole imprese che se messe a rete e aiutate per una gestione migliore forse sono meglio delle gigantesse europee e americane che si sono date alla finanziarizzazione....invece diventano imprese ridicole di legami familiari senza possibilità di ricerca o di stimoli, costrette a vivere sotto le ascelle puzzolenti di multinazionali che non guardano in faccia a nessuno.
    Imprese dove la segretaria è la moglie e l'ufficio personale è il cugino ragioniere, imprese dove non si parla l'inglese e dove l'informatica è ancora vista come un nemico o peggio un costo inutile.
    Imprese disseminate sciaguratamente nel territorio con emissioni inquinanti spesso incontrollabili.
    Imprese a gestione familiare dove non esiste carriera o merito ma va tutto alla buona, ma adesso che c'è la crisi non sanno cosa fare.
    La moglie farà la moglie e il cugino spazzerà il pavimento...e gli operai e impiegati dovranno cercare lavoro in un paese come l'Italia dove se non conosci non ti cagano, dove non leggono i CV, dove vero lavoro comincia seriamente a scarseggiare perchè da almeno 30 anni in questo paese abbiamo accettato governi che non avevano alcuna idea strategica sul Paese che volevano governare.

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  15. Gia', e intanto la finanza continuerà a fare i propro comodi, con la complicità di molti, l'indifferenza di altri e il disinteresse di quelli che sono stati costretti dalle meravigliose politiche economiche a non potersi occupare di questo in quanto impegnati a far quadrare il mese. Impoverendoci, ci dominano e ci rendono dipendenti e ipossibilitati a reagire.

    Daniele

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  16. pero' , un link a una risata si puo' pubblicare

    http://linus.net/2009/12/cedo-cane-perche-morto-di-catonelorentz-3/

    Daniele

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Sono graditi i commenti educati, anche ironici e che aggiungono informazioni.