venerdì 30 marzo 2012

NOI E LORO



Brevemente.
La crescita degli schiavi per una parte di Pianeta che spreca e dissipa.
Inquinamento che se ne frega dei confini.
A Durban, nel dicembre 2011, il Cop17 ha visto un altro rinvio.Nessun accordo contro i cambiamenti climatici. Troppo forte l'opposizione politica di Usa e dei grandi paesi emergenti (BRICS) per qualsiasi accordo giuridicamente vincolante.
L'Europa e pochi altri si sforzeranno di fare qualcosa, ma a che serve se come numero di abitanti e quantità di terre emerse siamo irrisori?

Assurdamente.
Noi sprechiamo e buttiamo via cibo e acqua e cibo, che per farlo, serve acqua e l'acqua potabile è sempre meno. E proseguiamo la corsa contro il Muro dei Limiti del Pianeta.
E parliamo di CRESCITA CRESCITA CRESCITA.

Ovviamente.
Crescita per chi?
Crescita di cosa?
Pér LORO di miseria e sofferenza (ma guai a parlare di limitare le nascite...guai...a qualcuno gli schiavi ignoranti piacciono) per NOI di cosa?
Inutili oggetti tecnologici fatti di preziose terre rare che ha SOLO la Cina?
Per FARE COSA?

Conclusione.
Avere "amicizie" sui social network, isolandoci dalla Realtà fatta di persone vere con le quali il CONFRONTO vero è necessario.
Continuare a vivere su questo Mondo virtuale autocertificato e autoreferenziale.
Mai visti tanti presuntuosi come sulla Rete.
Mai visti tanti maleducati, aggressivi che senza sapere nulla di te e soprattutto senza saper leggere e scrivere sputano sentenze autocelebranti.
E soprattutto NON LEGGONO, non capiscono nulla, svolazzano sulle parole diventando stupidi.
Tanto basta un click e tutto si ferma.
La vita vera, no.

Daniela

mercoledì 21 marzo 2012

La Democrazia




Demos (popolo), kratos (potere): potere, comando del popolo.
Bellissimo proponimento.
Quanto di più giusto ci si possa proporre, tutti coloro che fanno parte di uno Stato devono anche partecipare alle decisioni, decidere insieme cosa fare e come.
Non so se in qualche epoca storica sia mai stato realmente così, ma oggi non mi pare proprio che quella che chiamiamo democrazia sia realmente governo del popolo.
La democrazia non deve essere necessariamente rappresentativa, come è attualmente ovunque (anche se in alcuni Stati con molti strumenti di democrazia diretta), ma quando lo è si delega ad alcune persone il compito di prendere decisioni al posto nostro. Un compito nobilissimo e delicatissimo, perché prevede che chi lo assume faccia gli interessi di chi lo ha delegato e non i propri. Il pericolo però che faccia i propri o di soggetti diversi da chi l'ha delegato è sempre molto alto, ma c'è una stortura che è ancora più pericolosa ed onnipresente, il fatto che alcuni (pochi), sono molto più rappresentati della quasi totalità della popolazione che è rappresentata poco o in taluni casi per niente. Chi ha il potere economico ha anche modo di far eleggere più facilmente chi fa i suoi interessi. Chi ha il controllo criminale del territorio ha anche la possibilità di far eleggere chi fa i suoi interessi. Chi ha il potere politico, comunque l'abbia ottenuto, è favorito rispetto a chi non ce l'ha. Insomma la democrazia, che teoricamente dovrebbe fare gli interessi di tutti (o almeno della maggioranza della popolazione), finisce per fare quelli dei pochi che possono raggiungere i posti di potere politico o mettere propri uomini in questi posti, a spese proprio di quella maggioranza che teoricamente dovrebbe favorire. Una democrazia finisce inevitabilmente per diventare oligarchia.
È possibile evitarlo? Probabilmente il correttivo più forte che ci possa essere sono i cittadini stessi, una popolazione matura politicamente, evoluta culturalmente sarebbe in grado di evitare, almeno in parte, le trappole della democrazia e preservarne lo spirito, evitare che i centri di potere modifichino le regole a proprio vantaggio, ma nella realtà attuale come si potrebbe? Siamo finiti in un vicolo cieco, in cui i potenti, eletti grazie al potere proprio o di chi sta loro dietro, calpestano la democrazia e rispondono a chi li contesta che loro sono espressione del popolo, che hanno la legittimazione popolare ed il popolo dunque non ha chi lo rappresenti realmente, perché la sua possibilità di esserlo è soffocata proprio da chi teoricamente lo rappresenta. In questa situazione un governo 'tecnico' cioè non composto da persone elette, ma da esperti dei vari campi, finisce per sembrare una liberazione da quel giogo, se non che le decisioni che si prendono, per quanto a volte spacciate per tecniche o inevitabili perché prese all'interno di una visione della società che è già su quella linea, sono sempre e comunque politiche, sono comunque scelte che dovrebbero favorire la collettività, ma nessuno ci garantisce che sia così e potrebbero favorire alcuni a svantaggio di altri (tipicamente pochi a svantaggio di molti), potrebbero e puntualmente questo accade. D'altra parte che ci siano dei tecnici piuttosto che altri non è un caso, non sono stati scelti con le elezioni ma sono scelti comunque da qualcuno.
Ma allora non ci sono vie di uscita?
Probabilmente no, forse, nel migliore dei casi, con il passare dei decenni (forse dei secoli), ci sarà una progressiva maturazione politica e culturale della popolazione che con alti e bassi alla fine porterà ad un vero governo del popolo, forse si apprenderà dagli errori ed alla lunga si capirà. Ma se chi vuole mantenere i propri privilegi volesse impedire anche questo, cosa potrebbe fare? Ostacolare la crescita culturale, controllare le fonti di informazione (almeno quelle più ascoltate), togliere risorse alla scuola, impoverirla, ridurne la capacità di sviluppare abilità critiche ed anche questo puntualmente accade. Potrebbe alterare le regole democratiche, mantenendole formalmente, ma rendendo sempre più difficile, se non impossibile un ricambio che tolga dal potere chi ci ha messo le mani sopra; ed anche questo puntualmente accade. Allora forse non è detto neanche che tra secoli si vada nella giusta direzione, ammesso poi che abbiamo davanti altri secoli, perché chi ci governa attualmente ci sta portando verso il baratro come viene denunciato continuamente da molti scienziati e come è evidente a chiunque si informi e comprenda quello che sta accadendo.
Il punto sarebbe spezzare il legame che c'è tra chi ha potere e chi governa (sorvolando sulla frequente coincidenza delle due figure), arrivando ad una politica che realmente cerchi il meglio per tutti, non sarebbe così difficile in realtà, la maggior parte dei problemi sembrano insormontabili perché ci vengono rappresentati sempre come contrapposizione di interessi in conflitto inconciliabili, cercando di confondere le acque, così da proporre e realizzare soluzioni che favoriscano alcuni ai danni di molti o lasciare le cose come stanno se costoro sono già favoriti (come frequentemente accade); eppure, in molti casi le soluzioni sono di dominio pubblico, le contrapposizioni costruite ad arte, il bene realmente comune raggiungibile senza la necessità del sacrificio di nessuno (a meno che si consideri sacrificio la perdita di privilegi illegittimi).
Si dovrebbe trovare il modo di dare voce a tutti senza che questa posizione possa 'comprarsela', o comunque accaparrarsela di forza, qualcuno. L'unico modo possibile per raggiungere questo risultato mi pare che sia scegliere i rappresentanti per sorteggio con campionatura statistica o meno, ma comunque con metodi chiari e trasparenti a prova di truffa.
Certo c'è il rischio che capitino persone non all'altezza del compito, ma i parlamentari attuali, mediamente, lo sono?
Nei ministeri poi le capacità tecniche ci sono già, sarebbe meglio che i politici fossero anche esperti del campo di cui si occupano, ma principalmente devono rappresentare la popolazione, fare gli interessi di tutti più che trovare le soluzioni, devono solo valutare le soluzioni che vengono proposte dagli esperti, prendere decisioni in base alle analisi degli esperti, degli studiosi del campo piuttosto che in base a criteri sempre sfuggenti ed opinabili come avviene attualmente.
Non ho idea di come si possa arrivare a questo, perché chi detiene il potere fisicamente e chi lo controlla dietro le quinte non lo cederà facilmente; si può discutere di quali forme concrete poi si possano utilizzare per rendere sicure e trasparenti queste estrazioni, quali correttivi eventuali inserire (ovviamente l'esclusione di chi ha subito condanne penali, soprattutto se per corruzione, ma si potrebbe pensare anche ad altri); si potrebbe anche pensare a fare due camere, una di eletti che propongono ed una di estratti che danno la votazione definitiva (ma gli estratti potrebbero votare anche leggi di iniziativa popolare). Insomma ci sono molti dettagli da definire e studiare, ma l'idea di fondo di scegliere con metodi statistici invece che con le elezioni mi pare una soluzione; con le modalità attuali non si selezionano comunque persone più capaci, non è su questi criteri che si basa la scelta, la popolazione anche ammesso che lo voglia fare e sia in grado di farlo, non ha gli strumenti per valutare i candidati da questo punto di vista, per cui si seleziona, nel migliore dei casi, chi è più ambizioso, più aggressivo, più manipolatore, più capace a mentire ed ingannare, è dunque una selezione distorta verso il peggio, le tantissime persone che entrano in politica con i migliori propositi, con spirito di servizio, in una selezione di questo tipo raramente (o forse mai) prevalgono.

mercoledì 14 marzo 2012

I risparmi di Trenitalia



Parlare male di Trenitalia, dei disagi che giornalmente sono costretti a subire i pendolari (ma anche chi viaggia saltuariamente) è troppo facile, allora voglio parlarne bene, va riconosciuto che hanno trovato una strategia davvero creativa per risparmiare, una tecnica che permette loro di trasformare in beneficio e vantaggio le loro debolezze.
Sono un pendolare fin dai tempi dell'università ed ho continuato ad esserlo successivamente per lavoro, posso vantare più di 20 anni di esperienza nel campo. Ieri sono uscito un po' prima dal lavoro per arrivare un'ora prima del solito a casa e non limitare la mia giornata a lavoro, viaggio e dormitina notturna. Arrivato alla stazione alle 18, ho sentito l'annuncio che un treno era fermo tra le stazioni di Casilina e Torricola e che tutti i treni di quella tratta avrebbero potuto subire ritardi e variazioni. I treni di quella tratta sono quelli che vanno a Nettuno passando per Aprilia e quelli che vanno a Terracina, Minturno e Napoli passando per Latina e Formia (per Napoli c'è anche un'altra tratta ad alta velocità che passa per Frosinone e che rimaneva immune). Un bel po' di treni. Temerariamente, non sono andato a cena (come la mia esperienza mi avrebbe insegnato) per tornare in stazione dopo un paio d'ore e vedere che aria tirava, ma mi sono seduto (che è già un privilegio raro) sul treno delle 18,49 ed ho prestato la massima attenzione agli annunci mentre osservavo lucidi scarafaggi che scorrazzavano per la carrozza gentilmente offerti da Trenitalia per intrattenere piacevolmente i viaggiatori durante la snervante attesa. Per passare il tempo avevo anche un buon libro ovviamente, ma in questi casi è impossibile leggere proprio perché devi sentire gli annunci, sei portato a partecipare ai commenti generali, ad ascoltare le notizie che arrivano in maniera ufficiosa da contatti telefonici e ti tieni pronto a cambiare treno e strategia in base all'evoluzione della situazione. D'altra parte gli annunci, al solito, erano poco informativi, ripetevano sempre la stessa cosa: treno fermo tra quelle due stazioni e possibilità (tradotto dal pendolare mentalmente in certezza) di ritardi e variazioni. Che poi le variazioni sono cancellazioni ed accorpamenti: dopo un'ora c'è un'altro treno che fa la stessa tratta con le stesse fermate, è ancora fermo quello precedente per cui si sopprime quello successivo. È qui l'astuzia veramente lodevole di Trenitalia, il risparmio è duplice: risparmia da anni sulla manutenzione (ha iniziato all'inizio degli anni 90, quando ha iniziato ad investire solo sull'alta velocità ed ha incrementato progressivamente questa strategia fino a portare zero la spesa per la manutenzione), per cui se una porta non funziona si blocca con del fil di ferro e siamo a posto, se si rompe un finestrino si chiude la carrozza e se la carrozza è in mezzo, poiché non si può interrompere la continuità del treno, si sopprime la corsa, se un locomotore non funziona, si sopprime la corsa e così via. Gli inconvenienti dovuti alla mancanza di manutenzione sono stati trasformati abilmente in un punto di forza, in un vantaggio, per cui se un treno si ferma per Trenitalia non c'è alcuna penale da pagare (i possessori di abbonamento non hanno diritto al alcun rimborso, mai, in alcun caso, ma anche per gli altri le clausole e le eccezioni sono talmente tante, la burocrazia tale, per cui è rarissimo che qualcuno chieda un rimborso e quasi impossibile che lo ottenga) , ma ha invece il vantaggio di sopprimere le corse successive, così da evitare la spesa che dovrebbe sostenere per quelle corse, ma avendo già intascato gli abbonamenti dei pendolari.
Geniale!
Coloro che erano sul treno precedente al mio (quello delle 17.49) sono rimasti fermi in mezzo alla campagna per più di tre ore, alcune persone si sono sentite male, ma non è stato possibile far arrivare ambulanze perché il treno era fermo in un tratto irraggiungibile dal di fuori dei binari, ovviamente senza la possibilità di procurarsi da mangiare e da bere e con scarsi bagni (20 anni fa ce n'erano due in ogni carrozza, dicevamo che facevano schifo, ora, sulle stesse carrozze di allora che non sono state cambiate, per la maggior parte i bagni sono inagibili e chiusi, mentre non ci sono parole nella nostra lingua atte a descrivere le condizioni dei pochi bagni che sono rimasti, posso solo dire che rimpiango quelli di venti anni fa che facevano solo schifo).
Io sono stato tra i fortunati che erano sul treno successivo, siamo rimasti tre ore fermi alla stazione Termini in attesa della partenza, ma, come è abitudine di trenitalia, il ritardo viene annunciato a pezzetti per cui non hai modo di organizzarti, decidere strategie alternative, fare altro, magari andare a mangiare, a comprare una bottiglietta d'acqua; invece ci è stato annunciato che il ritardo sarebbe stato di 25 minuti, per poi incrementare gradualmente questo tempo portandolo al momento della partenza a 140 minuti (sui quali però il nostro treno ha fatto altri 20 minuti di ritardo in partenza e ne ha accumulati altri 30 nella tratta fino a Latina). Si sentivano continui scoppi di fegati, già logorati da anni di pendolarismo con la rabbia che monta, che si cerca di mitigare con battute ed ironia, ma con le lacrime agli occhi pensando alle poche ore che rimangono per dormire prima di dover salire nuovamente su un treno in queste condizioni. Cosa puoi fare? Se ne parla, ma l'esperienza ha insegnato che non puoi fare assolutamente nulla, a parte fare il kamikaze con l'esplosione del tuo fegato. I passeggeri del treno delle 17,49 dopo tre ore, ingenuamente ad un certo punto sono scesi (per pochi minuti come ci è stato detto telefonicamente da loro stessi), a trenitalia non è parso vero! Nell'ultima mezz'ora nell'annuncio non si diceva più che la linea era bloccata per un treno (poi si è scoperto che erano due) fermo sui binari, ma per "occupazione dei binari da parte di maestranze estranee alle ferrovie"!
Sono certo che nelle loro statistiche questo ritardo non risulterà dovuto al guasto di un treno, ma, appunto, all'occupazione dei binari da parte dei passeggeri, sebbene questa ci sia stata solo per pochi minuti e dopo tre ore di esasperazione. D'altra parte un paio di settimane fa era accaduta una cosa simile, durante una manifestazione era stato occupato un binario per 5 minuti (1 binario, uno solo, per 5 minuti!) e tutti (tutti!) i treni della stazione Termini hanno subito ritardi anche di ore e cancellazioni che sono state spacciate come dovute ad "occupazione di binari da parte di maestranze estranee alle ferrovie"!
Quando c'è stata la neve, pochi centimetri di neve portavano immediatamente a ritardi di ore e cancellazioni e lo stesso accade quasi quotidianamente per ogni più piccolo imprevisto.
I pendolari sono pazienti, negli anni c'è una selezione naturale, solo i più pazienti e resistenti vanno avanti, gli altri si arrendono, da un pendolare temprato quindici minuti di ritardo sono recepiti automaticamente come "treno in perfetto orario", dopo la mezz'ora iniziano a percepire un lieve ritardo, sono abituati a dover mettere qualcosa sui sedili per non sporcarsi prima di potersi sedere, sono abituati a dover percorrere mezzo treno per trovare una carrozza con una porta che si apra, ad accodarsi in lunghe file per scendere, ma non sono stupidi, si rendono conto benissimo di come potrebbero essere risolti piccoli inconvenienti e di come invece questi vengono ingigantiti ad arte perché a Trenitalia fa comodo così. Ieri sera si sarebbero potuti far passare comunque i treni, utilizzando il binario libero e facendo passare su di esso alternativamente i treni delle due direzioni, ci sarebbero stati ritardi di qualche decina di minuti e basta, oppure mandare subito una motrice sostitutiva, visto che il treno bloccato era solo a 3 km dalla stazione Termini, ci vogliono 3 ore per trovare una soluzione di questo tipo?
Comunque questa volta è finita bene, non ho dormito in stazione e prima delle 23 ero a casa, per ritrovarmi dopo 8 ore nuovamente in stazione, fresco e fiducioso, pronto a subire nuovi ritardi e disservizi, ascoltando il rassicurante motto di Trenitalia:
"Ci scusiamo con i passeggeri per l'inconveniente".

domenica 11 marzo 2012

IL DOMANI CHE VERRA'



Dura circa 35 minuti, ha i sottotitoli in italiano basta cliccare "cc".



E' un documentario animato proveniente dagli U.S.A., come si capirà ascoltandolo. Tuttavia i problemi degli U.S.A, il paese più potente del Mondo, non potranno che diventare i nostri, se continueremo, europei e italiani, a seguire il suo modello economico e finanziario, oppure le sue soluzioni al problema.

Parla del Picco in generale.

Del petrolio (che molti si ostinano a non voler vedere), del gas naturale, del carbone, della pazienza del Pianeta a sopportare il nostro carico antropico (rifiuti, inquinamento, risorse dissipate), del cibo e dell'acqua, del suolo e dell'aria.

Il Mondo, da secoli, sappiamo che non è né piatto né infinito, ma tondeggiante e FINITISSIMO.

Molti non vogliono capire, e sono quelli che dominano e dominano anche le informazioni.

Il governo Tecnico ha capito che con le sole armi della tecnica non si fa politica estera, e io mi domando se il governo Tecnico, estremo conoscitore di quella scienza triste che si chiama "economia", sa cosa significhi realmente la parola "crescita" in un mondo finito, e soprattutto cosa significhi realmente "crescita" utilizzando i fattori esponenziali. Crescita all'1% significa RADDOPPIO in 70 anni. Al 2% il raddoppio si ha in 35 anni e se la crescita è al 10% il raddoppio è in 7 anni.

Il successivo raddoppio conclude la corsa su un luogo finito.

Tecnologia, sviluppo sostenibile e rinnovabili hanno ancora bisogno di energia fossile (petrolio, gas naturale e carbone). Tra le rinnovabili io preferisco il sole, che ha una durata direi illimitata rispetto alle altre del Pianeta proprio perchè proviene FUORI dal Pianeta. E inoltre ricordo anche, come da impegni europei, che l'Italia deve sostenere e incentivare tale forma energetica, non troncarla.

E forse dovrebbe sostenere di più proprio l'energia che utilizza il sole (fotovoltaico, solare, a concentrazione). evitando di dare fondi a forme aleatorie di energia, come quella da biomasse, che "spreca" campi e terreno per fare energia elettrica, molto di più di un fotovoltaico, ma nella mente delle persone sembra più innocua (chi mai si preoccupa di un campo di mais, rispetto a un inquietante lago blu da fotovoltaico).

Ma forse a breve tutto questo si risolverà, grazie al ministro Passera.


giovedì 8 marzo 2012

SONIA MAINO GANDHI



Il caso dei due marò ha riportato alla luce in Italia l'esistenza di Sonia Maino Gandhi.
L'unica donna italiana che è riuscita a diventare leader a livello planetario. Non in Italia ma in India, la più grande, per numero di abitanti, democrazia al Mondo.
E l'India è un paese complicato non solo dalla quantità di abitanti ma anche da un sistema di caste che rende ogni parola, ogni sguardo, difficile e mal interpretabile.
Sonia non voleva che il marito Rajiv seguisse la strada politica della famosissima madre Indira, ma, nel 1980, alla morte del fratello Sanjay in un incidente aereo che si apprestava a succedere alla madre alla guida del paese, ne prese il posto in Parlamento.
Indira Gandhi morì in un attentato nel 1984 da parte di due delle sue guardie del corpo di etnia sikh e Sonia era presente. Dopo l'assassinio della madre Rajiv fu eletto primo ministro.
Una corretta premonizione quella di Sonia, infatti il marito fu ucciso il 21 maggio 1991 a Sriperumbubur, da un appartenente alla setta dei Sikh o forse da un commando delle Tigri Tamil per l'indipendenza dello Sri Lanka.
Dopo la morte del marito Sonia fu invitata dal Indian National Congress a entrare in politica, ma si rifiutò e stette lontano dalla mischia nonostante i continui e insistenti inviti a entrarvi. Alla fine accettò tale carriera e nel 1998 fu eletta come leader del Congresso.
La vicenda dei due marò è probabilmente stata mal gestita sin dall'inizio (era noto che Sonia non avesse più nazionalità italiana, sebbene nata in Italia, e che pubblicamente rifiutasse di esprimersi in italiano; i suoi due figli pur parlando un fluente italiano, non rendono nota la vicenda), e ciò ha reso e renderà ancora più difficile l'intervento di Sonia Maino Gandhi. Per inciso, visto che l'argomento è Sonia Maino Gandhi, mi chiedo perché i due marò si sono presentati a terra se erano convinti di essere in acque internazionali.
Sonia è molto attaccata in India anche a causa del suo essere straniera, italiana.
Se Sonia fosse vissuta in Italia, in qualità di appartenente al genere femminile, forse sarebbe diventata segretaria regionale di un partito, oppure consigliera regionale, al massimo ministro, ma non certo leader.
Perché in Italia, dove non ci sono le caste all'indiana, ci sono ben altre caste e la più evidente è quella che separa gli uomini dalle donne.
Anche in India tuttavia, ci sono le caste all'italiana e lei, che è italiana, ci è proprio dentro.
In India le caste politiche sono, come dire, quasi più sfacciate degli italici tentativi di Berlusconi o di Bossi o di D'Alema o di Fassino (che comunque mai metterebbero una donna in capo, anche fosse loro figlia o amante o moglie).
In India il potere democratico è ereditario. Da questo punto di vista la famiglia Nehru - Gandhi, a cui Sonia è legata per matrimonio, è certamente la dinastia indiana regnante, ma attraversando il Paese si scopre che sono molte le casate che da generazioni che si spartiscono il potere politico.
Rahul Gandhi, figlio di Sonia e nipote di Indira, nonché bisnipote del Pandit Nehru, che il Mahatma Gandhi, con cognome uguale al marito di Indira e con nessuna parentela con quello, volle come suo successore e che fu il primo leader dell'India indipendente (1947–64) , l'ha detto chiaro e pubblicamente che non gli va affatto a genio il fatto che lo chiamino ironicamente Yuvraj ovvero "principe ereditario", come era accaduto già a suo padre e a suo zio Sanjai. E tuttavia sarà proprio lui a guidare il Paese dopo la madre Sonia.
Insomma un vizietto di molte, troppe democrazie, quelle di riproporre lo schema ereditario. E nonostante queste evidenti somiglianze con l'Italia, Sonia non può dire nulla di italiano, anzi.
La bella immagine che ho postato, ha una scritta polemica, poiché sottolinea che Sonia quando incontrò l'erede di Indira, era solo una "cameriera" che lavorava per mantenersi gli studi in Inghilterra.
Diversi siti indiani passano il tempo a maledire la casta politica ereditaria dei Gandhi e specificatamente Sonia. In questo, in particolare, assegnano a Sonia la unica capacità di essere ricettacolo dello sperma dei Gandhi, e portatrice di mafia italiana che uccide i leader politici cercando anche di convertire al Cristianesimo, religione terrorista, tutta la nazione indiana. Un sito che l'ha a morte anche con la moglie colombiana di Rahul, accusata di essere figlia di uno spacciatore di droga.
Un luogo complicato l'India, eppure una straniera, e italiana, è riuscita ad arrivata al vertice della politica. Certamente aver fatto parte della famiglia indiana più potente è stato utile alla sua carriera, ma è comunque riuscita a farsi strada in un campo minato come quello della politica indiana.
Il 13 maggio 2004 il suo partito ha vinto a sorpresa le elezioni per il rinnovo della camera bassa del parlamento indiano il Lok Sabha, e fu votata all'unanimità per condurre un governo di coalizione composto da diciannove partiti. Intelligentemente Sonia Maino Gandhi ha declinato la sua candidatura in considerazione dell'ostracismo mostrato verso di lei da gran parte della classe politica indiana, specie dall'opposizione, in quanto non nativa dell'India. Al suo posto, la stessa Sonia ha proposto Mannohan Singh, ex ministro del governo di Narasimha Rao, che è stato accettato dalla sua coalizione, divenendo il nuovo primo ministro il 19 maggio 2004.
Mannohan Singh, attuale leader indiano, ha fatto parte del FMI e fu il ministro delle Finanze durante il premier Rao; infatti la globalizzazione indiana partì in quel periodo attuando le riforme attuate volute dalle politiche del FMI per salvare la nazione sull'orlo della bancarotta dal collasso economico.
A novembre 2010 la rivista americana Forbes ha posizionato Sonia Gandhi al nono posto nella classifica delle personalità più potenti del pianeta.
Una carriera da festeggiare l'OTTO MARZO, un Augurio per le donne italiane, tutte.

domenica 4 marzo 2012

SEMPLICE BUON SENSO



Luis Sepùlveda è uno dei miei autori preferiti. Ciò che scrive, con grande ironia e sense of humour, l'ha vissuto sulla sua pelle, mantenendo un alto profilo di integrità democratica e non violenza. Traggo un racconto da uno dei suoi splendidi libri "LE ROSE DI ATACAMA" che sono i fiori nell'immagine. Il buon senso della vera umanità potrà salvarci dalla attuale follia fatta di opere strategiche e sempre meno democrazia.
Un tal Lucas
Man mano che si avvicina alla cordigliera delle Ande, il versante argentino della Patagonia diventa di un verde sempre più intenso, come se il fogliame degli alberi sopravvissuti alla voracità dell'industria del legno volesse dirci che nonostante tutto la vita è possibile, perché ci sarà sempre un pazzo o molti capaci di vedere più in là del naso del lucro.
Uno di questi è Lucas, o un tal Lucas, come lo chiama, parodiando Cortàzar, la gente che vive vicino al lago Epuyén.
Quando nel 1976 e 1977 i militari argentini scatenarono ogni orrore contro chiunque si discostasse dal modello che loro stessi si erano inventati per il bene della patria, Lucas e un gruppo di ragazze e ragazzi cercavano rifugio nella lontana Patagonia.
Erano gente di città, studenti, artisti e molti di loro non avevano mai visto un attrezzo agricolo, ma vi si trasferirono ugualmente portando con sé i propri libri, i propri dischi e i propri simboli; avevano una sola idea in testa: azzardarsi a ideare e a mettere in pratica un modello di vita alternativo, diverso, in un paese dove la paura la barbarie uniformavano tutto.
Il primo inverno, come tutti gli inverni patagonici, fu duro, lungo e crudele. Gli sforzi per coltivare gli orti non permettono loro di rifornirsi a sufficienza di legna, e non ebbero neppure il tempo di calafatare le giunture dei tronchi delle capanne che avevano costruito. Il vento gelido si infilava dentro da tutte le parti. Era un pugnale di ghiaccio che rendeva ancora più brevi i giorni australi.
I pionieri, i ragazzi di città, si trovarono così ad affrontare un nemico ignoto imprevedibile, e lo fecero nell'unico modo che conoscevano: discutendo collettivamente per arrivare a una soluzione. Ma i discorsi, per quanto pieni di buone intenzioni, non fermavano il vento e il freddo mordeva loro le ossa senza pietà.
Un giorno, quando le provviste di legna ormai erano agli sgoccioli, alcuni uomini dai gesti lenti si presentarono in quelle capanne malamente costruite e senza tanti discorsi scaricarono la legna che portavano sui loro muli, accesero le stufe si dedicarono a tappare le fessure.
Lucas ricorda che li ringraziò e poi chiese perché si davano tutta quella pena.
Perché fa freddo. Perché sennò? rispose uno dei salvatori.
Quello fu il primo contatto con i paesani della Patagonia. poi ce ne furono altri, e altri ancora, e pian piano i ragazzi di città impararono i segreti di quella regione bella violentemente fragile.
Trascorsero così i primi anni. Le capanne costruite nei pressi del lago Epuyén divennero solide e accoglienti, le terre circostanti si trasformarono in orti, ponti sospesi permisero di attraversare torrenti e infine, grazie alle lezioni dei paesani, Lucas e i suoi compagni si trasformarono in custodi dei boschi che nascono sulle rive del lago per poi coprire tutte le pendici dei monti.
Nel 1985, con le grandi foreste del versante cileno sterminate dall'industria del legno giapponese, anche la parte argentina della Patagonia conobbe gli orrori del progresso neoliberista: le motoseghe iniziarono a tagliare lecci, roveri, querce, castagni, alberi di oltre trecento anni e arbusti che raggiungevano a stento metro di altezza. Tutto finiva nelle fauci delle trituratrici, che trasformavano il legno in schegge, in segatura facile da trasportare in Giappone. Il deserto creato sul versante cileno si estendeva fino alla Patagonia argentina.
Il modello economico cileno argentino è la grande vittoria delle dittature. Le società cresciute nella paura accettano come legittimo tutto ciò che proviene dalla forza, sia delle armi sia del capitale. Nei pressi del lago Epuyén, niente e nessuno sembrava capace di opporsi al sinistro rumore delle motoseghe. Ma Lucas Chiappe, un tal Lucas, disse no e decise di parlare in nome dei boschi alla gente che vive al sud del 42º parallelo.
Perché vuoi salvare il bosco? gli chiese qualche paesano.
Perché bisogna farlo. Perché sennò? ribatte Lucas.
Così, sfidando qualsiasi ostacolo e sopportando minacce, pestaggi, arresti, diffamazioni nacque il progetto Lemu, che in lingua mapuche significa bosco.
A Buenos Aires li chiamano "quegli hippy di merda che si oppongono al progresso", ma nei pressi del lago Epuyén la gente si appoggia perché un'elementare saggezza indica che la difesa della terra e la difesa degli esseri umani che abitano il mondo australe.
Ogni albero protetto, ogni albero piantato, ogni seme curato dei vivai significa salvare un secondo del tempo senza età della Patagonia. Forse domani il progetto Lemu diventerà un grande corridoio di foresta autoctona lungo quasi millecinquecento chilometri. Forse domani gli astronauti dallo spazio potranno vedere una lunga, splendida linea verde accanto alla cordigliera delle Ande australi.
Allora, forse qualcuno dirà loro che tutto ciò ha avuto inizio da Lucas Chiappe, un tal Lucas, un paesano di Epuyén, laggiù in Patagonia.

giovedì 1 marzo 2012

LA CRESCITA DEL TAV



Mentre il presidente del consiglio Monti si occupa di fondamentali liberalizzazioni quali tassisti e farmacie (come ha detto Di Pietro "le liberalizzazioni dei fichi secchi") qualcuno si occupa del proprio territorio.

Il territorio è ciò che ci da vita, materia ed energia.

Il suolo, fondamentale sul serio, per il ciclo dell'acqua, per la produzione di cibo, per il mantenimento della biodiversità senza la quale la resilienza scompare (e con essa le creature viventi), per la qualità dell'aria, ecco il suolo è l'oggetto del contendere in Val Susa.

Oltre ventanni di lotta (solo da poco diventata "rumorosa" in modo unidirezionale, ovvero chi sbaglia sono solo e sempre quei "montanari piemontesi"), con molti supporti tecnici e scientifici a dimostrare LA PERFETTA DEVASTAZIONE SOCIOECONOMICA DELLA TAV, ebbene, quei montanari, cittadini italiani a tutti gli effetti, non sono ancora riusciti a farsi ascoltare dalla politica e spesso sono indicati come essere loro i "devastatori" da media troppo lecchini del potere.

Non credo che nessuno possa riuscire a fermare gli idioti e quindi perchè dovrebbero riuscirci i NO TAV?

Se gli ambientalisti in Italia non sono mai ascoltati, se di Ambiente in Italia si parla poco e male perchè c'è zero divulgazione e zero trasparenza (Europa dovre sei?), si potrebbe supporre che almeno la voce mainstream sia tutta concorde, ma anche lì ci sono parti discordanti perchè a quanto pare è pure un investimento antieconomico oltre che una devastazione ambientale a cui serviranno secoli per riprendersi. Più in alto di va e più l'ecosistema è delicato e più tempo serve per la sua ricostruzione.

Una voce mainstream discordante è Marco Ponti, professore al politecnico di Milano, uno dei maggior esperti di trasporti in Europa e consulente della Banca Mondiale.
I difensori della TAV, secondo Ponti usano le tecniche di valore aggiunto, ideologicamente viziate ma che piacciono molto ai politici perchè sembrano far funzionare qualsiasi follia, credono di chiudere ogni discussione con le analisi quantitative denominando "strategico" il progetto. Con quelle tecniche hanno approvato il Ponte sullo Stretto e le Olimpiadi di Roma.
E Monti le ha fermate.

Dovrebbe a questo punto fermare anche la TAV, visto che le analisi economiche non sono come da standard della Banca Mondiale.

La TAV costerà moltissimo (22 miliardi), e sarà a spese complete dei contribuenti: per quello che la dichiarano strategica, perchè è strategicamente nelle mani di pochi che ci guadagneranno a fronte di molti che dovranno pagare anche i probabili futuri problemi che un tunnel di 60 km creerà senza dubbio.

La TAV MERCI (perchè è per questo che la vogliono fare, perchè non è per le persone) è stranamente ad ALTA VELOCITA' solo in Italia. Strano che solo le merci italiane vogliano correre veloci, le francesi si accontentano di una normale velocità, anche perchè le merci non hanno bisogno di correre ma di un trasporto stabile e sicuro. E ancora più strano che un treno merci debba correre in una pianura padana densamente abitata (costi di sicurezza che aumenteranno a dismisura) e con fermate obbligatorie tutte abbastanza vicini tra loro, Torino, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia e Trieste. Povero treno corre e rallenta subito...

Sarà comunque dura far passare le merci su ferro visto che nonostante la tassazione sui trasporti continuano ad andare su gomma, e ancora meno facile
sarà far andare i passeggeri che continuano a preferire l'auto. A livello di emissioni, il cantiere supererà di molto quelle del traffico su gomma che dovrebbe dirottare (e che magari con nuove tecnologie o nuove modalità di approccio sistemico potrebbero cambiare radicalmente). Un fallimento.
La sanzione europea è "solo" di tre miliardi di euro, a fronte di una spesa di oltre 20: il risparmio è palese, pare si potrebbero risparmiare fino a 11 miliardi, una piccola fuinanziaria.

Insomma la distruzione ambientale è EVIDENTE, il guadagno economico è NULLO, eppure si DEVE FARE.

Ponti dice che i politici amano approvare progetti costosi, se costano poco gli pare di fare poco.

Il progetto è dunque insostenibile da qualsiasi parte lo si guardi, ma gli obnubilati che abbiamo tutti noi permesso che salissero sugli scranni del potere, insistono SI DEVE FARE.
Non ascoltano i valsusini dopo 20 anni di opposizione, non ascoltano NESSUNO.

Eppure è della stessa categoria del Ponte sullo Stretto e delle Olimpadi, è una opera STUPIDA.

Consiglio a tutti coloro che leggono di firmare
un appello al presidente Monti nonchè professore universitario di economia affinchè riceva i promotori dell'Appello dei 360 professori che lo hanno invitato a rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo la Torino-Lione.

QUESTO è IL TESTO che trovate qui completo:

Presidente del Consiglio dei Ministri
Onorevole Presidente,
l'appello dei 360 Professori, Ricercatori e Professionisti (*) a Lei rivolto per chiederLe un ripensamento sulla linea ad alta velocità Torino-Lione interpreta a pieno le ragioni della nostra più che ventennale lotta contro questo progetto, le cui criticità economiche, ambientali, energetiche e sociali sono ormai più che evidenti, mentre è davvero difficile individuarne i benefici dichiarati dai suoi sostenitori.
Per questa ragione Le chiediamo di ricevere i promotori dell'appello in modo che possano, anche a nome nostro, rappresentarLe le ragioni che rendono il progetto privo di benefici e purtroppo ricco di costi a carico dell'intera economia nazionale.
Certi della Sua attenzione, La salutiamo cordialmente.
E QUI DOVE SI PUO' FIRMARE:

Una volta qualcuno mi ha raccontato di un pescatore americano che, fermato perchè distruggeva l'ecosistema con i suoi metodi di pesca, gli fu detto che così facendo stava distruggendo il futuro anche di suo figlio. Al che lui rispose che NON GLIENE IMPORTAVA UN FICO SECCO.