giovedì 31 dicembre 2009

Non diamo in appalto la nostra anima



In quella parte dell'animo umano più profonda, lì dove finisce il razionale, il conosciuto ed inizia ciò che ancora non si riesce ad afferrare e che forse non è conoscibile, in questo terreno dove è difficile entrare, quasi negato da alcuni, ma capace di guidare la persona verso comportamenti che vanno assolutamente al di là di quello che è determinato dai geni, dalla sua natura animale, dalla sua stessa sopravvivenza, possono insinuarsi impostori e portare le persone dove non dovrebbero.

La spiritualità è certamente insita nell'uomo, non credo che sia una costruzione culturale, c'è un bisogno profondo di andare oltre il conosciuto, di dare un senso a ciò che sembra sfuggire alla ragione. Forse è semplicemente quella parte di confine tra il conosciuto e lo sconosciuto che riusciamo ad affrontare solo con l'intuito, riservandoci però la possibilità di portarla alla luce con la ragione, non appena saremmo in grado di farlo. Invece se si cristallizza, se diventa scritto, se addirittura diventa una struttura solida, potente, non è più in grado di svolgere questa funzione e finisce per essere un freno a questo processo (che invece ha bisogno di fluidità). Se quelle intuizioni di qualcosa oltre ciò che già conosciamo, pretendono di diventare non più discutibili, assolutamente immobili, smettono di essere uno strumento verso l'elevazione e la conoscenza e finiscono per diventare uno strumento potentissimo in mano a chi cinicamente lo sfrutta per i propri interessi.

Credo dunque che sia indispensabile distinguere tra la spiritualità e le religioni istituzionalizzate, da una parte infatti abbiamo una spinta verso una forma particolare di conoscenza, di rapporto con l'esistente e con gli altri, dall'altra la cristallizzazione di alcune particolari intuizioni legate ad un momento storico, ad una comunità, a tradizioni ben precise che poi sono proposte anche al di fuori di questo contesto. La mia sensazione è che la spiritualità tenda ad unire, a favorire il superamento di ciò che ancora non ha trovato un suo ordinamento definitivo, mentre le religioni istituzionalizzate tendano a dividere, perché ognuna si sente depositaria della verità assoluta ed in quanto assoluta non tollera che ci siano altre verità. Ovviamente nella realtà le cose non sono mai così nette come quando si tenta di descriverle, all'interno delle istituzioni religiose ci sono persone mosse da un autentico sentimento spirituale e al di fuori ci sono anche persone che si sentono mosse da intuizioni mistiche, ma che stanno solo raggirando se stesse e chi li segue.

Così mi sento in sintonia con le motivazioni di chi si pone contro le religioni, perché in loro nome si sono combattute guerre (ma poi, a ben vedere, esse erano solo la copertura di motivazioni diverse, principalmente economiche, però faceva comodo ammantarle in questa maniera per ottenere il consenso delle masse); con chi si pone contro di esse in quanto freno alla conoscenza, credo infatti che se le sue tematiche vengono realmente approfondite da una ricerca sincera possono essere al contrario uno sprone alla conoscenza e probabilmente lo sono state in molte occasioni, ma effettivamente se sono ferme nei loro 'dogmi', se ci sono affermazioni, presunte verità, che non possono essere messe in discussione e di cui si è persa l'origine, sono effettivamente un freno; e mi sento in sintonia con chi teme che vengano utilizzate per far accettare cose che altrimenti non sarebbero accettate e le cui motivazioni reali non sono quelle religiose.
Effettivamente la religione è spesso stata utilizzata da chi deteneva il potere per evitare che venisse messo in discussione, per evitare che le popolazioni si ribellassero contro le ingiustizie sociali, la sua autorità è spesso stata utilizzata per convincere, quando non c'erano altri modi per farlo.

Ma mi sento anche in sintonia con chi vive un autentico sentimento religioso, con chi intuisce un ordine superiore a quelli che conosciamo con la razionalità, con chi cerca di migliorarsi, con chi ha trovato un nuovo modo di vivere più in armonia con ciò che lo circonda. Mi permetto solo di suggerire di mantenere sempre aperta anche la ragione e di non accettare supinamente imposizioni e precetti, di cui non si comprende il senso, solo per l'autorità di chi li raccomanda.

giovedì 24 dicembre 2009

SKIN COLOR

Io credo che la diversità sia una ricchezza. Dalla commistione di etnie diverse non si possono avere che, per lo meno in misura maggiore, vantaggi. Ma è indubbio che qualche svantaggio lo si potrebbe avere. Ad esempio, nel caso si dovessero avere più religioni all’interno di una comunità, ci si vedrebbe costretti da parte di una amministrazione – che tenga conto dei precetti della costituzione – che essa predisponga a luogo di culto, uno spazio adeguato per ciascun orientamento. Infatti, anche il pensiero illuminato dei padri fondatori della costituzione prevede che “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge.”



Ecco la scocciatura. Ma ciò di cui si dovrebbe tener conto è l’arricchimento che la fusione di culture ha sempre – e sempre porterà - alle comunità che l’hanno praticata. Infatti, come in natura la biodiversità è fonte di forza e di stabilità dell’ecosistema, così nelle comunità umane, quelle che hanno dimostrato di avere un’apertura al dialogo ed all’integrazione con altre culture, hanno avuto una carta vincente nello sviluppare un grado di civiltà elevato. Un ruolo fondamentale per far si che ciò avvenga lo gioca una classe politica illuminata da un senso civico che trascenda il normale modo di fare politica. Dovrebbe avere, cioè, una lungimiranza atta a cogliere gli aspetti positivi nel lungo periodo, cercando di arginarne con intelligenza gli aspetti negativi dell’inizio, quando il primo impatto tra culture diverse crea inevitabilmente un attrito, dovuto per lo più all’ignoranza che genera la paura del diverso.

- La paura del diverso - Sarebbe bello attribuire, in prima istanza, la colpa dell’intolleranza tra culture, ad un’ignoranza diffusa sul territorio a macchia di leopardo, che, come non ultima implicazione, ha l’analfabetismo. Si stima infatti che tra analfabeti totali e analfabeti funzionali si arrivi ad una percentuale della popolazione molto preoccupante. Chi ha voglia di rimboccarsi le maniche può leggere questo interessante e lungo articolo, molto ben argomentato. Piero Ricca ha anche argomentato questa situazione nell’articolo “Analfabeti d’Italia”di qualche mese fa, sul sito WU magazine. Ma questo non è, a mio avviso, che il risultato di una politica fallimentare sul lungo periodo. La situazione in pratica è degenerata a fronte di una politica sciagurata, che non si è occupata di altro che non fosse apparenza e guadagno di prestigio, attraverso anche un’informazione asservita, che assecondava (ed asseconda tuttora) di volta in volta la compagine di turno, sempre per un tornaconto reciproco. Altro che trasparenza! Certamente qualche opera l’hanno portata a termine, ma si vedano tutte le “cattedrali nel deserto” e le grandi strutture, soprattutto strade, che ora sono a rischio per una conduzione dei lavori criminale. In pratica non si è dato lo sviluppo che necessitava ad un accrescimento culturale generale, lasciando praticamente a se stessa l’istituzione scolastica. Tenendo il popolo nell’ignoranza lo si domina più facilmente, peccato che poi ci sia l’incomprensione e la paura del diverso, che portano inevitabilmente a scontri sociali. La ricaduta sulla comunità è enorme. Direi incommensurabile.

Ma questo non preoccupa minimamente le lobby di potere, e neppure i governi, perché ad esse legate a filo doppio. Si pensi alle farmaceutiche, che hanno intrallazzato con i governi affinché comprassero milioni di dosi di un vaccino totalmente inutile ... Con quali soldi anno affrontato la crisi queste ricche multinazionali, mentre migliaia di persone sono rimaste senza lavoro, e questo solo fino ad ora? Se fossimo già aperti alle altre culture nella maniera in cui io mi auspico un giorno si possa essere, non ci saremmo fatti abbindolare così facilmente, perché con l’intelligenza di un popolo altruista, ed onesto – ciò che serve per essere civili – le compagini politiche/affaristiche avrebbero vita molto difficile. Si rende quindi necessario un accrescimento culturale attraverso la scuola per prima cosa, per far capire agli uomini di domani che il nostro vicino non è da odiare solo perche ci sembra diverso, quando diversi sono solo i suoi usi e costumi. Ci possono essere popoli totalmente inadatti alla convivenza nel nostro territorio, ma ciò non significa che se qualcuno di quel popolo vuole stabilirsi da noi, esso non possa portarci la sua parte migliore. Non si può, insomma, pensare subito che ci voglia far del male. Attraverso la conoscenza si può arrivare alla comprensione, per far ciò bisogna potenziare l’istituto scolastico. Ovviamente un popolo troppo attento non fa gioco a chi lo vuole anestetizzato da spot e videogiochi. Quel che è certo, è che con l’intolleranza dell’extracomunitario, si arriva ad odiare anche un nostro concittadino che invece l’extracomunitario, lo tollera. E dire che anche noi Italiani abbiamo un passato da emigranti, quindi dovremmo capire bene la situazione. Viva l’accrescimento culturale che viene dalla convivenza tra culture diverse, nel rispetto di tutte e nella comprensione reciproca! Ma questo in un paese civile.

lunedì 21 dicembre 2009

Che mi frega dell'ambiente...tanto ho pronta la navicella per Marte




Questa è in sintesi l'idea che gira nella testa dei "leader" riunitisi a Copenhagen.

http://www.greenpeace.org/italy/news/copenhagen-lettera-kumi

E non solo in quella.

Al di là dei comportamenti individuali, spesso poco responsabili perchè poco informati, ecco passare una legge iniqua e SCHIFOSA, LA LEGGE MANCIA.

Quanti cittadini si interessano dell'ambiente in modo approfondito?
Pochi, e visto il periodo prenatalizio, nessuno si è mai chiesto, per esempio,che fine fanno tutti i rifiuti in più che maciniamo durante le "feste", tipo le inutili carte regalo, fiocchi e controfiocchi, confezioni abnormi per contenere una microspopica cosetta, i mille inutili gadget che finiscono nell'indifferenziato (ovvero il rifiuto più impattante)?

Agli irresponsabili comportamenti individuali, resi quasi obbligati dall'approccio consumistico all'economia, aggiungiamo le grosse responsabilità dei nostri "governanti", che ci trattano proprio da deficienti.

Nella Finanziaria blindata di Tremonti spunta, dagli abissi senza vergogna dei nostri parlamentari, la LEGGE MANCIA.
Non è il nome di un parlamentare (anche se ci starebbe bene), ma è proprio quel significato lì: LA MANCIA.
Una prebenda nata nel 2004 per finanziare (si disse allora) piccole opere pubbliche nei comuni.
Ovvero mantenere vivo il sistema di mazzette della nota disaggregazione amministrativa italiana(troppi comuni, troppo piccoli con troppe incombenze, poco personale, poco pagato e poco preparato e poco motivato), mantenere mille bestiacce puzzolenti di sindaci vicesindaci, assessori alle varie ed eventuali e consiglieri misti per mantenere un "elettorato", MA NON CON FATTI E MIGLIORIE A SISTEMA (come dovrebbe fare uno Stato moderno), ma bensì INUTILI RIVOLI DI SOLDI PUBBLICI IN SCIOCCHEZZE NON CONTROLLATE.

COME? Basta conoscere un parlamentare, e questo, in virtù di quello schifo di "legge mancia", "elargisce" munifico il denaro al comune di riferimento, per una pista ciclabile, o una fognatura, o il festival internazionale del design, per sistemare cimiteri o uffici del turismo, per restaurare gli edifici della curia vescovile (poveretti l'otto per mille non basta), insomma un ente pubblico spende senza logica, senza progetto, senza motivazioni, ma soprattutto, così facendo garantisce al parlamentare i prossimi voti alle elezioni.

103 MILIONI DI EURO

TANTI, MA SOPRATTUTTO PRESI DA DOVE?

MA OVVIO DA UN FONDO DI 165 MILIONI PER LA TUTELA DELL'AMBIENTE,
nascosto negli interstizi del bilancio dello Stato dall'estate 2008.

588 MICROSCOPICI INTERVENTI, SCOORDINATI TRA DI LORO, e oltre al danno la beffa, pare che questi interventi debbano anche far finta di vestirsi un po' di verde.

http://archiviostorico.corriere.it/2009/dicembre/19/Dalle_fogne_prodotti_tipici_Riesumata_co_9_091219027.shtml

giovedì 17 dicembre 2009

Il tentato collasso dell'informazione, in atto.

Luca Scarlini dice: “Ogni dittatura totalitaria manipola a titolo personale e come base della propria politica la relazione con l’immaginario, che viene esibito come territorio di conquista, da conservarsi per tramite della partecipazione a riti collettivi che ribadiscano la necessità di una condivisione del cerimoniale acquisito, per solito basato su urla e gesti, differente talvolta nella forma,ma sempre violento ed insensato nella sostanza.” E conclude il passaggio:”Tra la mitologia staliniana dell’operaio e quella nazista della razza, l’Italia porta al potere con Mussolini la seduzione e il machismo.” (“Il verbo e il nerbo: Benito Mussolini e la seduzione delle masse” Saggio contenuto nel libro+CD “nessuna Pietà - Magazzini Salani Editore) Uhm... Non vi ricorda niente? Praticamente cosa succede: se qualcuno ha molto potere mediatico, e grazie a qualche accordo occulto, mazzetta, promessa (a volte non mantenuta), riesce a ricoprire un ruolo politico attivo, egli, tramite il potere mediatico che ha conservato, può esercitare – non è detto che lo faccia - una pressione sulla popolazione, e distorcere l’immaginario collettivo, in maniera tale da far credere che stia facendo, per ipotesi, il bene del paese, mentre invece non fa altro che dichiarare di farlo. Attraverso l’informazione ben calibrata, può indurre buona parte delle masse a credere in buona parte di quello che viene messo in evidenza dai suoi organi mediatici. Ma la cosa più efficace, nel manipolare l’italiano medio, che si sa, ha la memoria corta, è un’altra, ovvero l’omissione di certe altre notizie.

Non dire una cosa, spesso, e se fatto in maniera mirata, è peggio che distorcere una verità. Basta provare a pensare. Quanto si parla delle tendopoli de L’Aquila? Di Messina? Ma anche più genericamente dei container usati come case, delle altre zone terremotate in passato, e che ancora ci sono. Quanto si parla del disagio reale che colpisce in vari territori l’Italia? Facciamoci i conti, e vedremo che gli organi d’informazione che rintracciano le situazioni più scabrose, dico dal punto di vista anche solo amministrativo, sono pochissimi, tra i quali internet fa una parte molto rilevante, trovandosi in esso, molti siti di informazione che sono completamente scollegati da qualsiasi rapporto con la politica. Infatti eccolo oggetto di ingerenze da parte della politica. Alla stessa maniera con cui si attacca il giornale (poco importa se di altra nazionalità) o il giornalista che osa esprimere un giudizio oggettivo, o esplorare un terreno poco battuto perché scomodo, o un uomo politico che esprime il suo dissenso facendo una vera opposizione. Ci sarebbe bisogno di una mobilitazione generale, per la quale sarebbe necessaria una presa di coscienza talmente ampia da risultare quasi impossibile. Ma perché impossibile? Perché l’informazione non fa il suo dovere, e qui cito un post molto bello di Marco sul suo blog SCHIAVI O LIBERI, dove, anche lui, informa che il 44 % della ricchezza nazionale è in mano al 10 % delle famiglie italiane. Se insistiamo caparbiamente a voler diffondere certe notizie, sui blog, noi che abbiamo questo mezzo, sui giornali i giornalisti, ma, noi, anche al bar, sul lavoro, confrontiamoci con la forza dell’informazione, cercando di affermare le notizie che dovrebbero destare la coscienza critica della gente con fermezza, ma mai con saccenteria o violenza verbale, cercando di instillare anche solo un piccolo dubbio. Per cominciare andrebbe bene. Io, per primo, mi ritengo insicuro, e mi sono sempre detto “ma come posso convincere altri se anche io non sono sicuro?” Ma la forza dell’informazione veritiera è enorme. Difficilmente riusciremo a far cambiare idea ad una persona anziana che ha radicato il suo pensiero su quello che i media gli propinano, ma forse sui giovani, che usano internet, li si può spingere a frequentare altri siti che non siano quelli glamour creati ad hoc per il loro target, per fargli aprire un orizzonte che è quello della propria opinione non pilotata, di un proprio punto di vista indipendente, ragionato, non inculcato attraverso il bombardamento mediatico.

Internet è questo. Una pluralità di opinioni talmente vasta da dare fastidio a tutti quelli a cui questa pluralità può togliere consensi, e di conseguenza potere, e di conseguenza denaro. La relazione con l’immaginario ha assunto una dimensione ancora più rilevante, oggi, rispetto al passato, grazie alle nuove tecnologie veniamo proiettati in universi incredibili ed incredibilmente realistici, pur essendo totalmente falsi. E ciò inevitabilmente ha provocato un annichilimento di una buona parte delle persone, soprattutto giovani, che affrontano l’esperienza creata con dovizia di dettagli da sembrare vera, passivamente. A ciò ci si può contrapporre solo con uno spirito sempre vigile e critico, e soprattutto, da parte dei genitori, nel non far passare in televisione o sul PC qualsiasi cosa senza interloquire coi propri figli. Diffidiamo dei proclami, e quando ci sono, rimaniamo attenti a che le promesse vengano mantenute. Non ricadiamo in un altro periodo buio come quello in cui la follia di Mussolini ci gettò nel periodo più buio della storia d’Italia.

Lottiamo per la pluralità e per la libertà dell’informazione. Difendiamo chi porta avanti questi valori con coraggio.

lunedì 14 dicembre 2009

La vita reale e la vita virtuale



Nella vita reale è un signore ricchissimo e anziano,con la fissa delle donne vestite di nero e poco truccate, racconta barzellette stupide e crede di saper cantare. Per arrivare alla ricchezza e al potere che ha accumulato, ha fatto patti oscuri con altri signori, come Licio Gelli (tessera 1816)
e probabilmente anche con “signori” poco signori e dall’accento siciliano.

Nella vita virtuale, realizzata con rimbambimento collettivo attraverso i mass media, lui è il Premier.
Scandalosamente gretto, ci ha fatto fare figure orrende ovunque, anche in Germania al congresso del PPE,
dove ha messo in crisi l’interprete, proclamandosi “uomo con le palle”.
Non vuole pagare i conti con la giustizia, è entrato in politica solo per quello, e continua a lavorare su quella linea attaccando
tutti e tutto, presidente della repubblica, costituzione, giudici, magistrati. Chi gli oppone, nel suo narrare folle, è un comunista.
Una parola che non mi è mai piaciuta nella sua applicazione reale, ma che concettualmente propone temi etici, ragionevoli e da condividere.

Aggressivo, rabbioso, ieri nella vita reale era a Milano a fare "tessere".
Le proteste erano già cominciate e nemmeno le televisioni più prone riuscivano a nascondere il dissenso, espresso solo con cori e rimbrotti.
Lui però stava tranquillo, due cordoni di uomini di guardia a proteggerlo, solo i sostenitori potevano avvicinarsi e non certo i facinorosi "comunisti".
Prodi andava in giro in treno e in bicicletta, senza troppi guardiani, la Merkel va a fare la spesa da sola. Lui deve "difendersi".
Dai sostenitori, pare.

Un sostenitore un po' alterato, magari arrabbiato per l'ennesima promessa non mantenuta, gli ha tirato un duomo di gesso sulla faccia.
Come sia riuscito è inspiegabile. Due cordoni di guardie del corpo a proteggerlo, servizi segreti, polizia, e Tartaglia arriva e gli tira un duomo di gesso.
Inspiegabile.

Siamo ancora nella vita reale o siamo a quella virtuale?
La domanda non è inutile. Nella vita reale un signore normale di 74 anni si fa male con un atto del genere.
Nella vita virtuale salta sulla macchina e si mostra ai sostenitori, viso al rosso pomodoro, fiero e combattivo.
Poi si accascia, denti rotti, naso rotto. Un eroe. Quasi difficile da credere.

Dicono che è all'ospedale, che sta già bene, forse per lui è un momento di vacanza. Tutti preoccupati. Tutti.
Tutti che parlano di lui. Siamo di nuovo nel virtuale, quello dove lui sguazza con una capacità inarrivabile.
Altro che Obama e il suo "nobel" per la pace.
Altro che Copenhagen con i suoi black block. Pare che i No Global siano tutti a Copenhagen a distruggere.
No Global Warming, ecco cosa è il no Global di Copenhagen.
Pieno di colori di gente, civilissima, che teme di non avere più un pianeta dove vivere. I black block sono neri, nessun colore, la morte.
Altro che finanziaria.
Altro che attacco ai giudici.
Digitale terrestre, invece, altri soldi per Silvio. Passato inosservato.

Ecco, c'è riuscito di nuovo a riempire la prime pagine dei giornali. Ecco che il suo racconto è l'unico che si racconta.
Vita reale e vita virtuale di nuovo insieme.

Due voci fuori dal coro. Bindi e Di Pietro. Gesto da condannare, lo hanno detto entrambi, inequivocabile che sia così,
ma inequivocabile che anche Berlusconi, con le sue parole, i suoi atti, la violenza verbale sua e dei suoi accoliti,
abbia contribuito in modo abnorme al clima di violenza.

Dall'ipocrisia istituzionale si è passati alla volgarità tout court.
Dire la verità a caldo, può provocare uscite di parole sfrenate di cui pentirsi e, loro, i politici, non sono al bar dello sport.
Devono stare attentissimi a ciò che dicono. E' il loro mestiere.
I politici devono essere lucidi quando esaminano la realtà, non rigirarla a proprio vantaggio,come ha fatto e continuerà a fare Berlusconi,
utilizzando questo "incidente" per manipolare ancora e ottenere quello che è l'unica cosa che vuole: evitare il giudizio, evitare il carcere.

Alfano vuole "sistemare" i sobillatori da internet. Signor ministro della giustizia, non si preoccupi, finchè si sfogano con la tastiera,
al calduccio delle loro case, non succederà nulla.
Come vede, per realizzare una specie di attentato a Berlusconi, in mezzo alle guardie del corpo, ci voleva un "folle".
E quelli che scrivono sulla tastiera, sono molto arrabbiati, ma non folli.

Parole al vento, vita virtuale.

http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/di-pietro-e-bindi-clima-colpa-di-berlusconi-174887/


giovedì 10 dicembre 2009

Storia delle cose

Questo filmato (diviso in tre parti) dura in totale 20 minuti, ma vale veramente la pena dedicargli questo tempo. Mostra il ciclo di utilizzo dei prodotti, ma è pieno di spunti interessanti, tocca questioni importanti, anzi fondamentali, semplificandole, ma mai banalizzandole.
Le esigenze del ciclo dei prodotti nella società occidentale (il video è rivolto agli statunitensi, ma i concetti valgono perfettamente per ogni paese industrializzato) hanno cambiato la nostra società, la politica dei nostri paesi, il nostro modo di vivere, il nostro pianeta e lo hanno fatto peggiorando tutte queste cose, abbiamo più prodotti a disposizione, molti di più del passato, ma vale davvero la pena? L'alternativa non è tanto quella di rinunciarvi (figurarsi! fare questa proposta, provoca immancabilmente una catena di reazioni, con la conclusione finale che va bene così), ma quella di cambiare la prospettiva, non dovremmo essere noi al servizio dei beni, ma essi al nostro servizio come è stato quando l'uomo ha iniziato a produrre e come dovrebbe continuare ad essere. È una banalità eppure, quello che facciamo giornalmente è proprio essere al servizio della produzione, se ci riflettiamo profondamente (e questo filmato ci aiuta a farlo) ci accorgiamo che è così.
Abbiamo iniziato a produrre oggetti per riuscire a fare meglio le cose, per semplificarci la vita ed invece, almeno da un certo punto in poi, l'abbiamo complicata, gli oggetti dovevano renderci più felici, invece la nostra felicità è calata proporzionalmente alla tensione consumistica. Se desideriamo sempre un nuovo oggetto, una nuova versione di quello che abbiamo (ed immersi in questo stato di cose è per forza così), non possiamo essere mai veramente soddisfatti e la felicità ci sfugge.
Essere felici è sostanziale per ogni essere vivente, ma nella frenesia di lavoro, produzione e acquisti non ci rimane più tempo per noi e salutiamo di meno, abbiamo meno amici, amiamo di meno. In sostanza inseguiamo un miraggio che ci rende perennemente insoddisfatti, siamo come criceti che corrono su una ruota cercando di raggiungere una carotina, mentre potremmo correre nei prati ed avere una vita piena, ma il criceto è in gabbia e non ha scelta e noi?










Annie Leonard 

Story of stuff 

martedì 8 dicembre 2009

Ovviamente ...!

Ovviamente la terra è una sfera... (anche se tanti ma tanti anni fa, credevano fosse piatta). Ovviamente le streghe non esistono... (anche se fino al secolo scorso, si arrivava a bruciare la gente, ed anche oggi, ricerche anche molto recenti, danno la superstizione al centro della vita di una marea di persone). Ovviamente bisogna donare ai poveri per alleviare la loro sofferenza... (anche se non sarebbe più semplice distribuire meglio le ricchezze, per evitare un inutile sofferenza a miliardi di persone, a beneficio di qualche migliaio di persone?). Ovviamente a Natale siamo tutti più buoni... ( ma che significa?!?). Ovviamente, poi, il resto dell’anno ci si sbrana a vicenda (ma anche a Natale, credete a me!). Ovviamente che brutta cosa la guerra!... (però la si accetta come un fatto “necessario”, salvo poi fare un piagnisteo infinito sulle vittime militari, ignorando quasi totalmente quelle civili,che, a rigor di logica, dovrebbe essere il contrario, proprio per la legge dei grandi numeri: per ogni militare morto, quante decine di civili? Eh? Senza contare il denaro investito per procurare la morte!). Ovviamente governo ladro... (come si può dubitare di questo? Basti pensare al divario che c’è tra la pensione minima di un povero cittadino che ha lavorato una vita, e la pensione da favola che ha un politico,dopo aver “lavorato” anche solo un paio d’anni!). Ovviamente i soldi, non ce ne mai abbastanza... (però per il cellulare ultimo modello, sai com’è... come non è... e poi la playstation: mai più senza!). Ovviamente !

Ovviamente la crisi è già in via di rientro... (peccato che le migliaia di cassaintegrati non siano esattamente d’accordo, e che le famiglie facciano sempre più fatica ad arrivare a fine mese). Ovviamente il governo sta facendo tutto il possibile per rientrare dall’emergenza (peccato solo che, di ridurre le spese inutili, come lo stipendio a parlamentari che fanno dell’assenteismo la loro regola, non se ne parla; oppure ridurre gli stipendi da favola che ognuno di loro, senatori e deputati, parlamentari ed avvocati doppiolavoristi... No, no! Come farebbero a sopravvivere!). Ovviamente le dichiarazioni dei pentiti, adesso, non sono più attendibili... (a prescindere dal fatto che vengano prima verificate. No, non si può credere che un assassino dica il vero su scottanti fatti che implicano un coinvolgimento della politica). Ovviamente se l’Italia sta andando in malora, è colpa mia. Sono stato io a buttare soldi in opere inutili (tipo il ponte sullo stretto, tra l’altro irrealizzabile), a non fare una legge contro il conflitto di interessi, ho deciso io che un politico possa percepire uno stipendio di decine di migliaia di €uro al mese, e decido io anche gli aumenti quando e come voglio (mai, comunque, un abbassamento). Mea Culpa!

Ovviamente, i nostri politici, sono tutte delle brave persone (peccato che ce ne siano di pregiudicati, condannati in via definitiva, poverini!). Ovviamente alla manifestazione del No B. Day erano in quattro gatti (anche se migliaia di persone non sono neppure riuscite a raggiungere la Piazza San Giovanni a causa della calca). Ovviamente quei quattro gatti sono comunisti, come i giudici, i magistrati, i giornali, e tutti quelli che non possono tollerare che il presidente del consiglio usi la propria carica impropriamente. Ovviamente. Per fuggire dai suoi problemi giudiziari. Così come farebbe qualunque farabutto che non vuole pagare per i suoi reati. Ovviamente è nella sua natura... ma è tanto un brav’uomo!
D’altronde «Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana»(Silvio Berlusconi, 4 settembre 2003) E’ ovvio!

domenica 6 dicembre 2009

La protesta e la festa





Un mare di persone, centinaia di migliaia, un milione e mezzo? Due? Tre? Non sapremo mai, purtroppo, quanti eravamo. Come al solito ci sono cifre diverse, ma quello che abbiamo visto, nessuno di noi l'aveva mai visto prima. Piazza della Repubblica era ancora piena quando la testa del corteo entrava in Piazza San Giovanni, mentre in piazza già c'erano migliaia di persone che erano andate direttamente lì, mentre tutto il lunghissimo percorso era ancora pieno del corteo che procedeva a fatica, perché era già difficile entrare in Piazza San Giovanni. Noi siamo arrivati verso le 17,30 ma dietro di noi ancora il corteo era molto lungo, non si vedeva la fine ed era impossibile entrare in piazza, perché era già completamente piena, compatta. 
Piazza San Giovanni è enorme, ma era completamente piena ed erano piene tutte le strade che portavano alla piazza ed il corteo ancora scorreva verso di essa! 

Persone di tutte le età, ho visto ragazzi molto giovani ed anziani, persone vestite in modi diversissimi, provenienti da culture ed esperienze diverse. Tanti colori su cui dominava il viola, c'erano anche tante bandiere di partiti, tanti cartelli, striscioni. Persone scese in piazza, arrivate da ogni parte d'Italia per gridare la propria indignazione, ma poi c'era la gioia di ritrovarsi in così tanti ed è stata una magnifica festa. È stato bellissimo poter gridare a squarciagola quello che pensavamo, poter sentire la propria voce amplificata da quella di tanti altri. La rabbia, si trasforma, si prende coscienza di essere parte di qualcosa di importante che sta avvenedo, della forza di questo movimento e prevale la gioia.
Credo che, per quanto cercheranno di minimizzare e banalizzare quello che è avvenuto, non potranno mai convincerci che non è avvenuto, che non è stata una straordinara manifestazione civile. Ora sappiamo di essere in tanti, sappiamo di poterci organizzare, di poter creare insieme. Sento che non finirà quì, che questo è l'inizio di qualcosa di importante (al di là della caduta di Berlusconi che non avverrà domani, ma è vicina) ed è la dimostrazione che la società civile può diventare protagonista senza bisogno dei partiti.

 


 
 
 
 
 
 

 

 
 

  

                              









venerdì 4 dicembre 2009

Conto corrente aperto presso la Banca dei Favori



“Lei va a letto con qualcuno solo perché la giornata è noiosa?”



Penso di rispondergli che questo genere di domande esula dalle indagini, ma mi serve la sua complicità, forse avrò bisogno di lui in seguito – in definitiva, esiste in ogni caso un’istituzione invisibile di nome “Banca dei Favori”, la quale mi è stata sempre molto utile.
(Paulo Coelho – Lo Zahir)




Trattasi di banca invisibile, ma permanente nelle relazioni umane, alcune volte segno di amicizia o affetto, ma spesso, troppo spesso, come ben evidenza Coelho sintomo di mentalità “mafiosa”.


Io vedo davanti a me una persona “interessante”, una persona che potrebbe aiutarmi in un futuro prossimo, e quindi non sto in realtà facendo un favore a quella persona, sto facendo un investimento, apro un credito a mio favore. Quella persona diventa mia debitrice e quindi, amica o meno, mi dovrà restituire il debito.


Meno facile che si aprano conti correnti di questo genere se aiuti una persona debole (malato, povero, bambino, anziano), un estraneo di cui nulla sai (una macchina ferma per strada).


Una volta vidi un ubriacone steso a terra in centro a Venezia. Estate, caldo, turisti, e ubriacone. Nessuno che lo guardasse, tutti lo superavano disgustati dall’odore e dall’aspetto. In effetti una volta era in vaporetto, lui e il suo odore, e meno male che era primavera così lui era da solo dentro la cabina, e le altre 150 persone schiacciate sul ponte…
Insomma corro al telefono (tanti anni fa non c’erano i cellulari) e chiamo il 118. Vicino a me un signore di Roma che sta facendo la stessa cosa. Dopo che l’operatore mi risponde di non preoccuparmi perchè il signore ubriaco è noto al 118, e deve solo farsi passare la sbronza, mi fermo un secondo a parlare con l’altro essere umano, il signore di Roma, al quale l’operatore aveva dato la medesima risposta. Ci chiediamo se sia il caso che l’ubriaco passi la sbronza a Rialto, immerso nel vomito. Ovviamente no, ma il signore era anziano e io giovane e leggera di peso e di forza, decidiamo solo che gli lasciamo una bottiglia di acqua fresca.


L’ubriaco era solo sbronzo, e in effetti l’ho rivisto lì per molti anni.
Ma l’indifferenza di tutti mi aveva colpito a morte. Solo io e quel romano ci eravamo un po’ preoccupati.


Qui niente banca dei favori. Solo civiltà, e rispetto del prossimo, senza necessariamente diventare partecipi o addirittura amici.
Ecco lì sta la differenza, l’educazione civica, la cura di se stessi, porta a questo ineffabile traguardo: il rispetto del prossimo, degli animali, di ciò che ti circonda e di ciò non è tuo.


Anche al lavoro dovrebbe essere così. Niente personalismi, ma solo funzioni e la diabolica “mission”. Io lavoro e parlo con i colleghi perché sto lavorando, sia che mi piacciano e sia che non mi piacciano affatto. Ma non è così. MAI. Soprattutto a causa di dirigenti e direttori che messi lì con la Banca dei Favori non pensano all’esistenza di sistemi come la semplice correttezza professionale.

mercoledì 2 dicembre 2009

L’illusione dell’individualismo

L’altro giorno ho letto, portatomi all’attenzione da un amico che ha un canale youtube (si chiama 884C25),
una lettera veramente struggente di un uomo che parla al figlio ormai adulto, (questo è il collegamento all’originale).
Ad un certo punto dice:” Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti
Non sono d’accordo su questo.
A mio avviso, questa società, è falsamente individualista.
Ed è esattamente lo scopo che si prefiggono le lobby che hanno enorme potere, al fine di pilotare le masse: ci vendono un miraggio di individualismo.
Nel vero individualismo, non è vero che non si tiene conto del prossimo. Questo è egoismo.
Infatti, l’individualista “buono”si accorge subito di chi lo prende in giro.
E’ lampante, ad esempio, che quei signori che fanno politica, badano, innanzitutto, al loro interesse personale. Egoismo.

Purtroppo tutto il resto della lettera che l’uomo scrive al figlio, è condivisibile, ovviamente in un’ottica di rassegnazione.
Non vedendo una via d’uscita dal labirinto politico che, grazie(e non ci si può stancare di ripeterlo)anche ad un’opposizione inesistente, anzi connivente, si è venuto a creare.
Ovviamente io non sono laureato. Non ho impiegato tanti anni della mia vita a studiare, per poi trovarmi con un nulla (o quasi) di fatto.
Forse è per questo che preferisco rimanere.
Sgobbare, magari impiegare un po’ di tempo per diffondere queste idee con un gruppo di amici, sul web.
Lottare come posso, insomma.

L’individualismo è insito in ognuno di noi. Quello che si deve imparare è amare il prossimo, o per lo meno rispettarlo.
Esattamente quello che viene demonizzato dalle tv, attraverso i così detti reality, attraverso un’informazione sapientemente pilotata,
attraverso la programmazione di talk show più o meno discutibili, che non fanno altro che alimentare le tensioni tra gli individui mediante il miraggio di una vita fatta di cose futili e materiali.
Facendo accantonare qualsiasi critica doverosa alla visione di persone che si sbranano per un secondo di apparizione televisiva: tutto falso! Pianificato!
L’individualista vero non si lascia accalappiare da questi sotterfugi: in lui è lo spirito critico.
Per questo non posso perdonare quelli che hanno lasciato accadere, senza muovere un dito, ciò che ora sta accadendo in Italia.
Albert Einstein ha detto: "Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare."
Ora credono di farci cadere (parlo della pseudo - sinistra) nel tranello che loro sono contro questo modo di fare politica. Ma dov’erano quando si poteva fare una legge contro il conflitto di interessi?
Dov’erano quando si è fatto lo scudo fiscale ai mafiosi?
Erano ad intascare la loro vittoria di casta: stipendi da favola, privilegi da favola, ed un bel calcio in culo al popolo!
E’ stato sufficiente far finta di fare opposizione.
Il fatto è che continuano così ancora ora! Questi sono individualisti egoisti!
Ci vendono un miraggio di individualismo che non fa altro che alimentare l’astio tra le persone!
Ma pensare al proprio bene è ben altro! Allora non ci si ridurrebbe ad auto distruggerci, perché da uno sbaglio si impara, e non lo si fa più!

Invece eccoci.
Stiamo diventando un popolo di indifferenti. Superficiali ed indifferenti, sulla spinta di questo individualismo egoista che contraddistingue la nostra classe politica,
e che ci sta pericolosamente spingendo in una deriva oligarchica.
Antonio Gramsci diceva dell’indifferenza:
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.” (Antonio Gramsci - Indifferenti - 11 febbraio 1917)
Questo è il vero.
Il falso individualismo dal quale l’italiano medio viene affascinato, genera l’indifferenza.
Noi, individui, dobbiamo combattere questa indifferenza, dobbiamo essere solidali con chi sta male, ed aiutarli, ognuno con le proprie possibilità.
Dobbiamo ascoltare chi si lamenta, per capire il perché. E basta accontentarsi del meno peggio! E’ stato così che anni di lotte sindacali sono finite nel cesso!
Ed è stato così, cioè pensando “meglio così che peggio”, che ci ritroviamo una classe politica colma di pregiudicati ed indagati.
Abbiamo una cosa fondamentale da fare: smettere di essere passivi davanti a tutto quello che ci si para davanti.Meglio dubitare di tutto che prendere una cosa di troppo per vera: quell’unica cosa alla quale abbiamo creduto, rivelatasi falsa, ci potrà causare danni devastanti.

martedì 1 dicembre 2009

5 dicembre 2009 - No B. Day!



Il 5 dicembre centinaia di migliaia di cittadini, senza essere invitati dai loro partiti di riferimento andranno in piazza. Un evento di cui i telegiornali non potranno non parlare, eppure per milioni di persone questa manifestazione sembrerà esistere solo allora. I telegiornali pubblici ci faranno l'ennesima brutta figura, perché dimostreranno, una volta di più, che sono sotto il controllo pressante dei partiti, che parlano solo di quello che i loro partiti vogliono, che tante cose che avvengono nel nostro paese sono completamente nascoste ai cittadini!
Spero di essere smentito, che da oggi, anche i telegiornali inizino ad interessarsi a raccontare l'evento che sta per realizzarsi.
Da raccontare ce ne sarebbe. Non c'è mai stata una manifestazione così! Nata e cresciuta in rete, senza l'intervento di partiti (sono subentrati appoggi solo in un secondo tempo e comunque l'organizzazione è rimasta in mano ai promotori).
Se si trattasse di qualche fenomeno di costume innocuo, di 1000 persone che si sono organizzate in rete per incontrasi e vedere chi sputa più lontano, per fare una gara a chi ha il piercing più strano, che so per qualunque stronzata ora ci sarebbero trasmissioni con servizi sull'evento, interviste agli organizzatori, interviste per strada a gente comune per sapere cosa ne pensa.
Si organizza invece una manifestazione con centinaia di migliaia di adesioni, veramente dal basso, qualcosa che non c'è mai stato prima e c'è il silenzio.
Spero che le centinaia di migliaia siano molte, che il peso di un'evento del genere sia talmente grande che non possa essere ignorato, spero soprattutto che non ci siano incidenti perché altrimenti avranno modo di sviare l'attenzione su questi invece che su quello che chiedono, gridano e mostrano i manifestanti.
Meglio forse una manifestazione con 100.000 persone, ma tranquilla, che con un milione ma con incidenti.