giovedì 16 dicembre 2010

Il sindacato dei cittadini



L'altro ieri c'è stato il giorno tanto atteso, quello della sfiducia a Berlusconi. 
Con i suoi soliti sistemi (quasi tutti si possono comprare) ha, per ora, aggirato l'ostacolo, ottenedo una risicata maggioranza.
Ci sono state proteste di vario tipo e di diversa intensità in tutta Italia. 
Le proteste, come sempre, sono state strumentalizzate dal potere attuale e lo saranno sempre più. Potranno anche essere utilizzate per giustificare ulteriori restrizioni delle nostre libertà, per blindare ancora di più i luoghi istituzionali e per giustificare ogni porcata che vorranno. Le azioni violente probabilmente sono frutto della strategia Kossiga (infiltra, fai in modo che si creino disordini e poi reprimi). Ma comunque la partecipazione globale ci ha fatto capire che c'è voglia di ribellarci, di fare qualcosa.
La maggioranza del paese (non del parlamento), quella delle persone che lavorano e che studiano, che mandano avanti la nostra nazione e che la manderanno avanti domani (i veri moderati insomma), è stufa di tutto ciò. Non proprio tutti in realtà, alcuni sono troppo obnubilati per capire, alcuni ne traggono (o credono di trarne) vantaggi, ma quasi tutti direi di si. 
Dunque c'è una contrapposizione tra la parte produttiva e la parte parassitica, potremmo dire semplificando.
Presto ci saranno nuove elezioni, ma le varie lobby di potere (quelle legali e, soprattutto, quelle no, quelle ufficiali e quelle sotterranee) hanno infiltrato tutto per cui chiunque vinca, vinceranno sempre loro (questo non significa che sono tutti uguali comunque, se nell'IDV ce n'erano un paio ed ora sono dovuti venire allo scoperto, se nel PD ce ne sono molti ed anche ai vertici, nei centristi sono la maggior parte e nel PDL direi la totalità).
Dunque cosa fare?
Vanno bene tutte le inziative già in corso e più ce ne sono e meglio è (è assolutamente il momento di darsi da fare, uomini di buona volontà e purezza di intenti uniamoci!), ma ne aggiungerei una che mi pare possa essere risolutiva anche se non in tempi brevi.
Io proporrei di formare una specie di sindacato dei cittadini.
In cosa consisterebbe? Ci sono già associazioni di cittadini che lavorano anche bene (alcune di più altre di meno). Ma sarebbe qualcosa di diverso. Forse si potrebbero coordinare alcune di queste, ma non mi interessa come arrivarci per ora.
Per ora mi interessa mettere a fuoco il punto di arrivo.
Il punto di arrivo dovrebbe essere un'organizzazione forte, che possa imporre le esigenze dei cittadini (dunque le esigenze collettive, il bene comune, non quelle di una componente, di una categoria contrapposta ad un'altra) alla politica.
Mi si risponderà ma è quello che deve fare la politica! C'è per questo!
È vero, ma la politica è sottoposta alla pressione delle lobby, in maniera esplicita o sotterranea fa gli interessi di una parte ai danni degli altri. Lasciamo poi da parte la degenerazione della politica italiana attuale per cui fa gli interessi di un comitato di affari coinvolgente mafie, imprenditori in affari con esse, settori della massoneria, delle gerarchie ecclesiastiche ecc. 
Ma anche se fosse più limpida di così, comunque dovrebbe subire la pressione di forti concentrazioni economiche. Cosa contrapporre a questo?
Un sindacato dei cittadini servirebbe proprio a questo, dovrebbe fare un po' quello che ha fatto il sindacato nei tempi gloriosi in cui, faticosamente, ha migliorato le condizioni dei lavoratori.
Questi cittadini onesti, produttivi, ovviamente avranno idee diverse tra loro, un'idea di futuro diversa, impossibile pensare che si voglia tutti la stessa cosa, ma ci sono cose che sono valide per tutti, cui nessun cittadino onesto sarebbe contrario, il sindacato servirebbe per rivendicare questi punti. 
Il suo strumento di lotta non sarebbe lo sciopero dal lavoro, ma quello dagli acquisti, di volta in volta, coordinati, compatti, tutti insieme si colpirebbe chi calpesta i diritti dei cittadini e si premierebbe chi invece ci viene incontro.
A me sembra qualcosa dalle potenzialità enormi. Mi sfugge qualcosa? Sbaglio nelle mie valutazioni?
Certo bisogna capire come dovrebbe coordinarsi, come prendere le decisioni, è fondamentale definire bene queste cose, pensare bene a tutti i rischi di degenerazione e prevenirli, ma l'idea di fondo vi pare giusta?

lunedì 6 dicembre 2010

SICCOME HO POCO TEMPO...


...faccio una specie di rapida "rassegna stampa" e qualche commento su una cosa di poco valore (apparentemente) ma che ha proprio rotto le scatole a tutti (il decoder).

Siamo arrivati a livello di "pressioni" antidemocratiche assurde. I cacciatori che chiedono la chiusura di un programmino su RAITRE di dieci minuti....PERCHE' DA FASTIDIO...oppure perchè (Maroni insegna) "manca il contradditorio"...

Siamo arrivati a un Paese che ha perso tutte le forze e si è rinchiuso in un assurdo egoistico soggettivismo, e su quello ognuno di noi manda le risposte come se L'IO SINGOLO racchiudesse di default tutte le VERITA'...e non solo non è vero, ma è pericoloso perchè le singole fragilità portano a una massa di un Paese poco forte e poco determinato...un po' in balia dei "poteri forti" che ci stanno sommergendo da troppi anni con la violenza dei media più stupidi dell'Universo.

La società - spiega il Censis - slitta sotto un'onda di pulsioni sregolate.
Viene meno la fiducia nelle lunghe derive e nell'efficacia delle classi dirigenti. E per questo bisognerebbe "tornare a desiderare" in quanto è questa "la virtù civile necessaria per riattivare le dinamiche sociali".


In questa società italica contemporanea succede che succedano cose come la tragedia dei profughi eritrei, e che ciò non interessi nessuno. Nemmeno Stefano Stefani, deputato leghista, presidente della commissione Affari esteri alla Camera che chiude il telefono in pochi secondi per liquidare i 250 profughi africani tenuti in ostaggio nel Sinai.
Sono persone che fuggono dalla fame e dalla repressione e che han trovato l'inferno dei respingimenti. Il carcere in Libia, poi la fuga verso la Turchia nella rincorsa alla sopravvivenza, per passare dalla Grecia e poi in Italia dove sperano di poter avere una vita migliore.
Ma attraversando l'Egitto si sono trovati di fronte pirati sequestratori che tengono i migranti legati come fossero assassini, e li liberano solo se possono pagare, tramite amici o parenti, cifre improponibili per loro, fino a 8000 euro. Chi tenta di scappare viene ucciso lì davanti a tutti, se va bene con la pistola, se va male a sprangate.
Ma a noi che che ci frega...


Poi succede che il decoder diventi un obbligo di legge.
So che sto facendo un salto logico, ma non tanto. In un paese spaesato, cala dall'alto di tutto, anche una cosa come il decoder.
E succede che chi più guarda la televisione e magari paga pure l'abbonamento, ovvero gli anziani, ecco sono loro a subirne maggiormente la beffa, perchè i decoder sono troppi e non si capisce quale prendere, e come funziona e dove si mette il filo e l'altro filo, e cosa vuol dire che si auto installa, e com'è che ho un altro telecomando...oddio...
Qualcuno aveva tentato qualche anno fa di rifilarcelo...e adesso è diventato legge. Il cognome è sempre lo stesso. Berlusconi.

A QUANDO LO IUS PRIMAE NOCTIS??

martedì 30 novembre 2010

LA PASSIONE SECONDO SAVIANO


Ieri è finito “Vieni via con me”.
Mi mancherà Saviano, e i suoi monologhi pieni di passione a favore della forza dell’individuo.
Perché Saviano, scrittore e a quanto pare buca-schermo, parla a ognuno di noi.
Saviano ti domanda: “Perché ti fai trattare così, perché non ti riprendi la dignità?”
Non è un tecnico. Grillo, ottimo comunicatore e quindi grande professionista tecnico, dichiara discutibile il fatto che sia stata Endemol a costruire il programma di Fazio e Saviano Endemol è una ditta che appartiene anche a Berlusconi, e di conseguenza Saviano con il suo successo televisivo ha aumentato il fatturato di Berlusconi.
Non credo ci fossero altre scelte, siamo già in dittatura mediatica, però dentro la malattia-dittatura ci sono i ribelli, gli anticorpi, i cavalli di troia. E Saviano lo è stato.
Ha detto cose con una passione e una dolcezza che ti costringevano a stare fermo davanti allo schermo. Ad ascoltare le brutture di un Paese falsamente diviso tra nord e sud, in realtà tristemente unito dalle Mafie.
E se non ha parlato di quanto male fanno gli inceneritori è perché non è un medico, altro tecnico.
Non è comunista. Non è di destra e non è di sinistra, è Saviano.
Vauro lo trova logorroico. Lo capisco. Vauro è un passionario comunista, ma è anche il re della sintesi nelle sue vignette.
Non tutto si può semplificare, quindi Saviano amplia e specifica e ti guarda negli occhi, chiedendoti conto della tua personale responsabilità.
Non è un giornalista puntuale come Travaglio. Non fa nomi e cognomi, lui va oltre, per dirla alla Grillo. Lui parla a ognuno di noi, il suo non è un monologo ma un dialogo con le nostre coscienze.
I nomi li fanno i giornalisti puntuali precisi e professionali e ironici come Travaglio.
Non è Pino Daniele. Io adoro la musica di Daniele. Da sempre. Io sono una strana settentrionale che da sempre ascolta la voce di Napoli, perché è una voce colta, dalla musica classica napoletana (Murolo in primis), al teatro (De Filippo) al cinema (Troisi), anche se non sempre capivo tutto, soprattutto Troisi. Pino Daniele ha detto una frase sgradevole, ha detto che se la camorra non ha ucciso Saviano è perché non lo ritiene abbastanza pericoloso. Io che non capisco nulla di scorte e di camorra (ma la subisco anche qui nel territorio dell’estremo nord dell’Italia) mi domando come potrebbe uccidere Saviano senza uccidere una scorta di sette carabinieri.
Perché Pino Daniele ha detto questo?
Non credo che sia invidia (altri l’hanno ben dimostrata l’invidia verso Saviano), penso che sia piuttosto per Daniele l’appartenere a una generazione diversa, forse troppo sconfitta, quasi senza speranze.
Giustamente Saviano che è partito da Falcone là ritorna, ricordando che gli eroi buoni a quanto pare sono solo quelli morti. Ammesso che lui si senta eroe.
Ma intanto ha parlato, ha dialogato, ed è quello il pericolo che intravede la camorra, il risveglio individuale, il farsi largo alla possibilità di un cambiamento, di una dignità vera, da cittadino europeo.
Non è chiaro cosa tutti si aspettassero dallo scrittore scortato Saviano, ma di sicuro ha avuto un effetto che secondo me sarà un effetto domino.
Auguri Saviano, giovane colto appassionato uomo.
Ti auguro sommamente di poter avere quanto prima diritto a vivere la tua vita in modo normale.
Senza scorta. Un cittadino italiano che svolge Bene il proprio lavoro per allontanare il Male.
Come tanti di noi.

martedì 9 novembre 2010

LEZIONE DURISSIMA


Sono mezza veneta e mezza friulana, quindi assolutamente nordestina. Conosco queste genti, le loro caratteristiche, sia positive e sia negative.
Le caratteristiche positive sono la grande voglia di lavorare, costruire, ordinare il mondo dove si abita, la testardaggine con cui si riparte dopo ogni sconfitta, la costanza nel voler migliorare la propria condizione economica.
Qui sono nati grandi artisti, grandi scienziati e grandi intellettuali.
L’ultimo grande intellettuale italiano, uno che ha preso posizione e non ha mai tentennato, è nato qui, nel nordest, a Casarsa della Delizia (PN), era Pier Paolo Pasolini, friulano.
Le caratteristiche negative sono quelle che crescono nel brodo di coltura misto di provincialismo e bigotteria. Non dare importanza e valore allo studio e alla cultura, non imparare nulla dall’essere stati i primi emigranti italiani (qui c’era una povertà endemica nell’Ottocento e primi Novecento) sebbene i migranti abbiano portato indietro ricchezza economica e benessere, essere legati a tradizioni solo di facciata (“famiglia” e “chiesa” in primis).
In questo brodo di coltura la Lega ha trovato terreno fertile. Un popolo di “gnomi” ovvero capaci di eccellenze tecnologiche mondiali ma stitici di spirito, paranoici e paurosi di un “esterno” che venisse a portar via la pentola d’oro.
Eppure qui gli extracomunitari si integrano velocemente (imparano anche il dialetto), qui c’è la maggior percentuale di volontariato d’Italia.
I nordestini nella paura e nella chiusura hanno perso il senso della collettività vera (che io ricordo vagamente da piccola) e l’hanno sostituito con il senso della collettività falsa, televisiva, leghista dell’”essere veneti in Veneto” e del “parlare la lingua veneta”.
Si sono arroccati, si sono sentiti staccati, autorizzati dalla ricchezza economica, niente più li teneva uniti ai “romani” o ai “meridionali”.
Hanno costruito la loro ricchezza economica devastando un territorio bellissimo.
Laghi e fiumi, zone umide, risorgive, lagune e mare, insieme a montagne, colline, altopiani, carsismi, pianure con i loro splendidi habitat naturali, ricchi di specie faunistiche e floristiche.
E poi il paesaggio dell’uomo, spettacolari città d’arte come Verona, Vicenza, Padova, Venezia e Treviso a cui si aggiungono una miriade di altre piccole cittadine, collegate tra loro da storiche infrastrutture sia su suolo che acquee.
Se dall’alto si osservano i territori del Veneto e del Lazio e della Campania non si riesce a distinguere nulla. Una conurbazione urbana continua, uno sfruttamento del suolo che sembra tutto identico, e senza scopo. Eppure in Veneto il condono ha sanato tutto, è tutto regolare. Le leggi in Veneto hanno fatto diventare lecito ciò che lecito non era affatto.
Era lecito consumare suolo agricolo senza riflessioni programmatorie, impermeabilizzare e costruire anche in aree golenali, deviare corsi fluviali, non fare manutenzioni sufficienti sulla rete idrologica, sradicare boschi e foreste, inquinare in nome di un “progresso” imbecille che è arrivato, forse, al punto di non ritorno?
Al punto che l’ambiente non è più in grado di rigenerare le risorse.
È arrivata la pioggia d’autunno, d’autunno spesso piove tanto. e se poi aggiungi la combinazione dello scirocco (anche questo autunnale) siamo all’attuale situazione.
Un Veneto allagato, rovinato dall’acqua che nulla può fermare, se non un diverso uso del territorio.
E come sempre i veneti si sono messi subito a ripulire, sistemare, salvare il possibile. Sono grandi lavoratori i veneti, e non amano discutere se devono affrontare una emergenza, non sono abituati a lamentarsi.
Ma è successa una cosa nuova.
Mentre i veneti erano alluvionati, nessun media si occupava di loro (solo La7), se non in ritardo. Non si sapeva che c’erano 5000 sfollati solo in provincia di Padova, tre morti e un disperso. E nulla dei danni ambientali ed economici.
Spariti i veneti dal contesto mediatico, proprio come i meridionali?
Dove erano le camicie verdi? Avrebbero dovuto accorrere in massa a salvare gli altri padani.
Solo la desolata faccia di Zaia a La7 che chiedeva aiuto allo Stato.
A seguire la minaccia degli industriali vicentini di non pagare le tasse allo Stato se questo non dava aiuti.
È ricomparsa la parola Stato in bocca ai veneti che se ne erano allontanati così tanto da stuzzicare gli spiriti di www.spinoza.it a spararne sul fatto che i leghisti adesso vanno in gommone come gli immigrati, oppure che hanno montato il MOSE al contrario, oppure che, e questa è indicativa, “chiedono aiuto ma nessuno li capisce”.
Peccato che il concetto di Stato ricompaia solo con le disgrazie.
Spero che il senso dello Stato riprenda vigore anche qui nel nordest e con esso il senso della realtà. Una realtà fatta di un ambiente che non ha risorse infinite.
Si vada a vedere un eccellente lavoro di Nicola Dall'Olio, un film documentario in concorso al festival Cinemambiente 2010, dove ha ottenuto una menzione speciale, intitolato “Il suolo minacciato”.

giovedì 4 novembre 2010

Del Vangelo e altre questioni morali

Anche qui, recensendo un libro, “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, ho tratto lo spunto per un nuovo post; visto che le vicissitudini socio politiche abnormi e deprimenti italiane mi spingono a riflettere…
Che cosa fa di noi dei buoni cristiani?
Certamente essere coscienti dei limiti terreni del nostro corpo ci induce a comportarci in una certa maniera, ma non per tutti, questa maniera è uguale. C’è chi, ad esempio, sentendo di non avere, dopo la morte, nessuna altra vita a disposizione, crede di avere il diritto di comportarsi come meglio gli aggrada; crede che facendo tutto quello che gli passa per la testa, avrà, per lo meno, soddisfatto le sue voglie e morirà tranquillo e appagato. C’è invece chi, anche non credendo nello spirito, ritiene di dover rispettare tutte le altre persone, le regole e le leggi del vivere civile; chi si spinge ancor più in là, e vuole preservare la natura e rispettare pure gli animali, e l’ambiente in cui viviamo, noi e loro. E che dire di quelli che, ferventi cristiani cattolici, uccidono, rubano, spesso membri di organizzazioni mafiose, trovano giustificazioni quanto meno fantasiose per i loro delitti? Nulla. Certo condanniamo, ma non risolviamo il problema legato strettamente alla coscienza che ognuno di noi ha di un certo fatto, comportamento, modo di agire.
Spesso si dice “incoscienza”, ma non è così. E’ una coscienza diversa, che deriva da una mancanza oggettiva, e spesso dovuta ad una mancanza di mezzi per raggiungerla, da una coscienza empatica, la sensibilità della persona verso fatti che non la riguardano da vicino, che le permettono di intercalarsi nelle vicissitudini altrui, per far si che i problemi di uno siano anche i problemi di tutti, e nel far questo ci si adoperi nel trovarne la soluzione che permetterà  a tutta la specie, ed all'ambiente che la ospita, di preservarsi.
Spesso, nella mia vita, ho cambiato idea sulla divinità, questo soprattutto in gioventù; ma anche ora mi interrogo sovente. Farò bene? Farò male? Nessuno può dirlo, nessuno. E’ però assolutamente legittimo. Con il libro “Il Vangelo Secondo Gesù Cristo”, Saramago pone, o meglio, io credo che ponga, l’Uomo di fronte ad un quesito importante: come vivere la propria vita cessando di essere succubi del sentire comune, liberandosi delle catene che sono le usanze e le dottrine, i dogmi, il pensiero dominante?
Noi siamo ciò che mangiamo e l’ambiente dove cresciamo, ma se ci vengono dati i mezzi, o i giusti impulsi, anche in ambito familiare, possiamo sviluppare una coscienza empatica che ci permetterà di avere un senso critico, non ci lasceremo sedurre dall'accidia del non far nulla quando vedremo un’ingiustizia, anche se non è fatta a noi in persona.

Ed è in quest’empatia con Gesù che si gioca la storia di questo libro; con l’empatia che si ha verso Giuseppe sin dall’inizio del libro, che apre ad un vecchio modo di concepire il rapporto tra gli uomini e le donne, ottuso e maschilista, e di questi con la Divinità, ermetica ed incurante del dolore che, spesso, provoca non senza una vena di piacere. Nello stravolgimento dei canoni cui siamo abituati sin dall’infanzia, riscopriamo una dimensione terrena, concreta, di Gesù, il quale deve misurarsi con una verità che si rivela, di molto, diversa da quella che ha imparato nelle sue frequentazioni alla sinagoga; così come è piuttosto diverso il racconto cui ci hanno abituato film e programmi dozzinali di indottrinamento, discorsi religiosi fatti da preti e papi di ogni tempo e luogo. Ma non lasciamoci ingannare dal discorso religioso. Il messaggio è che cercando di contrastare il volere di chi ha un potere immenso, sempre ci si trova a mal partito. L’unica scappatoia sarà quella di non accettare mai, fin dall’inizio, la regola che si impone a chi vuole seguire un idea ad ogni costo. Il fine non giustifica i mezzi quando il fine è un fine di sofferenza, ed a maggior ragione quando i mezzi infliggono una sofferenza, un tributo di sangue che, inevitabilmente, chiamerà altro sangue e sofferenza. Attraverso il racconto di emozioni concrete e di avvenimenti crudi ed a volte, oltre che crudeli anche efferati nel loro realismo, si smorza fino ad annientarsi, la favola del racconto di Natale, la tenerezza di un racconto che solo con l’ultimo film sull’argomento “La Passione di Cristo”, se ne è capita la gravità e la sofferenza.

Le masse non si emanciperanno mai? Anche questa è un altro interrogativo che si pone, visto che, fin dall’alba dei tempi, sempre ci sono state moltitudini che si uniformavano, allora come oggi, agli interessi di potenti che inculcavano con vari mezzi il pensiero unico. Non ci tragga in inganno il finale, che non me ne vogliate, qui svelo molto meno truculento, e dolce, rispetto a scene descritte in precedenza: suona un po’ come uno zuccherino dato dopo le bastonate inferte ad un cristiano, che vede svilito il nesso umano/divino per il quale dà la vita.  Mancano tante cose alle quali ci hanno abituato anni di indottrinamento, ed altre sono solo accennate, come cosa di poca importanza. Ma la cosa strana è che non se ne sente la mancanza; la spinta finale, la morale che se ne trae, è quella che ci dovrebbe portare, per lo meno quelli che ancora neppure ci pensano, ad aprire gli occhi, a guardarsi attorno e trarre delle conclusioni proprie, prescindendo drasticamente dal pensiero maggioritario, non smorzare mai il senso critico, soprattutto verso cose che ci stanno a cuore: occupiamoci di ciò che ci circonda con lo stesso impegno con cui ci occupiamo di noi stessi; e se non ci occupiamo bene di noi stessi, impariamo ad amare, ché non significa perseguire il successo personale con qualsiasi mezzo. Se fino a questo momento abbiamo amato qualcosa con tutti noi stessi, non vergogniamoci di ripudiarlo e denunciarlo se, dopo, ci appare in tutto il suo inganno.

lunedì 18 ottobre 2010

AVREI VOLUTO ESSERE LÌ


Perché il mio posto era lì.
Perché sono un lavoratore dipendente del pubblico impiego, e mi sento dichiarare dal ministro Brunetta che sono una lavativa di default, quando invece io e tanti come me ci portiamo il lavoro a casa e ci informiamo sulla rete non avendo altre fonti di aggiornamento. Con stipendio indecente, eppure i miei genitori hanno speso un sacco di denaro per farmi studiare.
Perché sono onesta e faccio parte del maggioritario popolo dei “moderati”, gente che vuole una legge uguale per tutti e non ne può più della telenovela Berlusconi-Bossi-Fini e servi vari.
Perché ero in attesa di una voce che si opponesse alla succitata telenovela, e arriva dagli operai, molti dei quali laureati come me, e adesso con il rischio di perdere il lavoro.
E questa voce viene dal “basso”, dai tanti educati e gentili italiani (Maroni e Sacconi, voi che fate rima con una certa rima…prrrrrrrrrrrrrrr!), di tutta l’Italia, che vogliono un Paese libero e democratico e Futuro per i loro figli.
Ma può la FIOM accollarsi tutto questo?
Può la FIOM che è un sindacato superare la stessa leccatissima CGIL (Epifani che ridacchia con la Marcegaglia mi fa ancora senso…che cavolo c’è da ridere?) e diventare punto di partenza per un partito di VERA opposizione?
C’erano Vendola e DiPietro, ma il PD no.
Stava riflettendo suppongo.
In compenso pur non essendoci stato (il PD) l’UDC l’ha già minacciato che non farà accordi con il PD se si avvicina a quella “sinistra”.
Sospiro di sollievo.
Ex democristiani furbetti (i cosiddetti “centristi” nel senso che non c’entrano per niente) nulla hanno a che fare con una VERA opposizione. VADE RETRO.
Ma c’è un MA.
La FIOM, giustamente, si occupa dei lavoratori. Lavoratori, a cui stanno cercando di togliere diritti, una specie di ritorno all’Ottocento presindacalizio.
E’ il suo mestiere.
Ma di quelli Colorati Di Viola, giovani (più o meno…chi ha più di 25 è giovane di aspetto ma adulto di sostanza) che danno ragione a Grillo nell’affermare l’importanza della PARTECIPAZIONE alla Res Publica, al diritto e dovere dell’essere cittadino europeo e non suddito italiano, chi si occupa?
Sono tanti, spesso senza lavoro o con lavoro precario, stipendio bassissimo, molti laureati e soprattutto GIOVANI.
Un peccato essere giovani in un paese di VECCHI come l’Italia.
Ma senza ricambio generazionale che rimarrà di questo Paese??
Italia senza Futuro.
Io e la mia generazione (nati tra 1960 e 1970) SIAMO STATI PRESI BELLAMENTE PER I FONDELLI…ci han chiamati giovani fino a oltre i 40, anche adesso che ne ho 50 qualcuno OSA chiamarmi giovane (l’aspetto è un elemento insignificante o almeno dovrebbe esserlo, ma siamo nel paese delle veline e dei tronisti…unico futuro per i giovani, scemi ma di bell’aspetto per compiacere vecchi bavosi davanti e dietro alle televisioni…).
Ma io sono un’adulta.
Ho esperienza e serenità sufficiente per INSEGNARE (oltre alla socratica necessità di imparare sempre, ma è un altro elemento di vitalità non di eterna giovinezza) e non per SVILUPPARMI in quanto eterna giovinetta in attesa di un improbabile passaggio delle leve del potere dai detentori attuali (ultra settantenni).
E così siamo a una ulteriore separazione: chi il lavoro l’ha, anche se traballante, e chi forse un lavoro sicuro non l’avrà MAI.
Per capire i timori che sento per queste persone suggerisco di vedere un film di fantascienza," Un rumore di fondo", titolo originale Little brother di Darnell Martin. Un film che provoca i brividi poiché racconta che con un suffragio universale il mondo ha separato coloro che sono partecipi del ciclo produttivo e i White Noise, esseri umani costretti a vivere in dormitori sotterranei, con la sola possibilità di uscire all’aria aperta per 15 minuti ogni sei mesi. Un bel finale, ma un rischio sempre più probabile.
Ecco perché volevo essere al corteo FIOM.
Perché non ci sia un Futuro di Rumori di Fondo.

mercoledì 6 ottobre 2010

IO SONO MODERATA






A breve avremo nuove elezioni, e speriamo che la legge “porcellum” finisca nel secchio della spazzatura.
Sono stanca di poter votare solo per Pippo o Topolino, dopodiché, l’eletto tra i due decide qualsiasi altra carica pubblica o di comando, fino a quella del netturbino comunale.
Il “porcellum” non ha nulla a che vedere con la democrazia, io voglio poter scegliere TUTTI i deputati che entreranno nel Parlamento non solo il cosiddetto “premier”.
E mi aspetto di essere rappresentata presto da un Leader degno di questo nome, e non certo dai Casini o Rutelli vari, autodefinitosi moderati solo perché leccano il deretano all’invadentissima Chiesa Cattolica e Apostolica che dovrebbe essere uno sprone di principi etici alla società e non la perversa mania di dominio sulle menti più semplici con metodi oramai acquisiti da 2000 anni.
E non credo che l’onesto Fini possa rappresentarmi, perché pur citando principi moderni ha una veduta ancora lontana da ciò che io credo (divorzio brevissimo, eutanasia, coppie di fatto, adozioni semplici e valide anche per coppie omosex…potrei continuare sulle libertà individuali continuamente impedite e martellate dalla citata Chiesa Cattolica e Apostolica).
I “moderati” che appartengono all’area berlusconiana non sono moderati.
I filoberlusconiani sono una banda di ipocriti che fingendo di perseguire il bene pubblico perseguono il loro privato ed esclusivo interesse, come d’altronde fa platealmente il loro capo in testa che pensa solo e sempre a salvarsi il culo dalla patria galera e a salvare dalle tasse i depositi in banca disseminati ovunque.
E per farlo si è appoggiato al partito meno moderato, nei principi e nei toni, che sia mai apparso in Italia dopo quello fascista, ovvero la Lega.
Ho conosciuto anche leghisti intelligenti ovvero persone che si sono adattate per quieto vivere per poter continuare a lavorare in pace, ma poi ci sono gli INNESCATI.
Residenti nel nord Italia (ci sono un sacco di leghisti di origini meridionali e sono pure i più invasati) sono coloro che hanno visto sorgere il sole delle Alpi (???) su una enorme piscina verde e si sono immersi con la qualità dello stupido e usciti dal liquido in qualità di coglioni.
Gente che pensa di risolvere il problema della differenza tra nord e sud semplicemente tagliando il sud e lasciandolo in mano alle mafie e company.
Con in mezzo lo Stato Vaticano a fare da cuscinetto. Grande idea quella di Miglio a cui hanno inappropriatamente dedicato una scuola (alla quale il sindaco non invia il proprio figlioletto meglio indirizzato presso una scuola privata, quella è roba per i servi, per la carne da cannone, gli innescati appunto).
E’ come se una persona avendo un grande dolore alle gambe anziché curarle se le tagliasse…il nord senza sud non andrà da nessuna parte (e viceversa) ma agli etero diretti è dura da far capire, come pure a certi meridionali che si ostinano e non voler crescere (devo dire che spesso anche qui al nord assumono atteggiamenti poco comprensibili e poco gradevoli).
L’immagine che ho dei leghisti è una serie di formicuzze verdoline che seguono la lampada fioca che un monaco cieco trasporta girovagando a caso in un orto oscuro, e spesso le calpesta perché lo seguono convinte di trovare briciole di pane quando la salvezza è lontana da quella luce fioca.
A questo punto io posso dire di essere una MODERATA VERA, perché rispetto chiunque, perché pago le tasse, perché seguo la legge, perché saluto tutti, perché non mi sento superiore a nessuno e inferiore nemmeno, perché lascio ad ognuno la possibilità di credere o non credere, perché non sono violenta nemmeno verbalmente, perché amo l’ambiente e i suoi abitanti poiché senza di esso ci estingueremmo alla velocità del lampo, perché mi piace stare insieme alla gente ma vivo una grande storia d’amore.
Perché voglio uno Stato Laico dove la Chiesa mi presta orecchio con i suoi veri e profondi principi e non con le baggianate temporalistiche che da sempre persegue, perché credo nella globalizzazione come forma di espansione del concetto di Democrazia e Rispetto, non certo come mercato aperto a spostamenti inutili di energie e di commerci (io sono per il km zero), perché penso che i giovani smettono di essere tali a 25 anni e non a 45 come solo in questo assurdo paese di vecchi si pensa, perché credo nella meritocrazia (che non ho mai incontrato …anzi) e nel fatto che gli adulti devono assumersi personali responsabilità e insegnare ai giovani a crescere, e infine, quando si è anziani, ma sani e pieni di vitalità, si possa essere d’esempio e portatori di memoria e saggezza, non come adesso dove un vecchio scemo pensa di sembrare giovane frequentando minori e mettendosi cerone arancio sul viso e tirandosi le enormi orecchie dietro la nuca.
Ecco io sono moderata e voglio un moderato come me.
Ecco io credo che i violetti/grillini siano moderati, io credo che tanti silenziosi cittadini che non hanno conti segreti, che non hanno agenti segreti, che non hanno semplicemente segreti perché sono persone oneste e sincere siano I MODERATI.
E quindi cerco un leader moderato (credo nella democrazia rappresentativa, con cittadini attenti ai loro diritti e doveri) che ci coaguli, che ci metta insieme e ci faccia sentire Popolo Europeo Moderno, con diritto a vivere in modo dignitoso e non allo Stato del Ridicolo cui si hanno costretto scelte deprecabili, grandi disattenzioni e atteggiamenti futilmente lassisti.
Io penso a Vendola e penso anche a Di Pietro.
Presto mi si imporrà una scelta.
Sono alla ricerca di colui (ahimè colei non ce ne sono) che possa agglutinarci e portarci oltre questa stagione nera che più nera non si può.
Daniela

lunedì 27 settembre 2010

la mia personale "Woodstock"


UNA DUE GIORNI INDIMENTICABILE

Veramente si potrebbe anche dire una quattro giorni, visto che l’avventura è cominciata il venerdì ed è finita il lunedì!

Venerdì:
Conoscendo il soggetto (cioè il sottoscritto) è bene cominciare a prepararsi il venerdì, visto che la partenza è prevista molto, ma molto presto, il sabato.
Allora che fare?

Organizziamoci...

Prendo la macchina e la porto in garage, per darci una lavata.
Batteria completamente a terra perché ieri ho cambiato una lampadina e poi mi sono dimenticato il contatto acceso!
Cominciamo bene…..
Allora chiamo d’urgenza il meccanico che venga almeno a rimettermela in moto.
Arriva “immediatamente” dopo quattro ore, l’auto parte al primo colpo, la batteria per fortuna è solo scarica, ma occorre ricaricarla, quindi devo farmi un “giretto”!
Pazienza, vado a trovare mia madre (20km andare e 20km tornare), intanto la maledetta spia della riserva, svegliandosi improvvisamente, mi da il benvenuto, e così faccio 20 euro di gasolio!
Continuiamo bene…..

Torno a casa, macchina in garage, attacco l’aspirapolvere e mi appresto a svuotarla dai regali che le figlie mi nascondono in tutti i buchi che trovano.
Riempio un sacchetto ed alleggerisco l’auto di due o tre kg di rumenta.

Entro in casa.
Zainetto con ricambio, dentifricio, spazzolino, fazzolettini di carta: fatto.
Sacco a pelo con materassino: fatto (veramente il materassino non c’è…).
Bottiglie acqua infilate in frigo: fatto
Documenti, telefonino, chiavi macchina, chiavi casa, occhiali da lettura: fatto.

Ok, tutto in ordine e pronto per la partenza.

Vado a fare qualche ora di sonno…….
Ma quando mai?
Avrò dormito al massimo 30 minuti!!!!!!

Sabato:
Mi sveglio già sveglio, chiudo le porte delle camere per non svegliare la famiglia, ma mi accorgo che alle “DUE” di mattina sono solo…….

La piccola è da mia madre, la grande chissà dovè, mia moglie non è ancora tornata da chissà dov’è andata.

Mah……

E chi se ne frega!!!!!

Carico la macchina e parto, vado a raccogliere gli altri tre sbullonati che mi aspettano ad Imperia (il quarto lo preleveremo per strada)

Caricata anche la loro roba partiamo per Cesena.

Per fortuna che abbiamo un GPS, così ci perdiamo una volta sola!
Non capisco cosa abbiano combinato, ma a Piacenza sbagliamo qualche cosa e allunghiamo di 30km….
Ne approfittiamo per far gasolio e prenderci un caffè.
Ecco, quì mi accorgo di un "piccolo" difetto della mia precedente organizzazione:
ho sì preso il portafoglio, però non ci ho messo dentro i soldi!!!!!!
Meno male che dentro avevo già circa 120 euro.
Mal che vada me li presteranno i "passeggeri"!
Riprendiamo il viaggio, comincia a piovere, un poco di nebbia…..
Sta a vedere che ci passiamo due giorno in salamoia!

Infatti a Cesena piove, piano, ma piove.
Così montiamo la tenda sotto l’acqua, però, come da regolamento, appena abbiamo finito finisce anche di piovere.
Meglio così.
Chiusa la tenda, ci accingiamo a fare un’ispezione della zona, così ci incamminiamo verso il piazzale dove c’è il palco.
Io inoltre vado per sigarette e giornale, facendo non so quanti km a piedi.
Vista la zona, torniamo indietro e ci abbandoniamo tra le braccia di morfeo per qualche ora.
Qualche ora un par di ciufoli!
Avro "riposato" dieci minuti.....
Il campeggio si stà animando e l'allegra caciara mi impedisce di dormire.
Vado a fare "quattro" passi.
Il sabato trascorre tra telefonate, per capire chi dei conoscenti ci sia, la ricerca di un posto dove masticare qualcosa, la ricerca, inutile, del Fatto Quotidiano finito da ore ed altre facezie.
Alle 17 comincia lo spettacolo, ci sediamo sul prato, umido per la pioggia precedente, e via così fino alla fine della giornata.

(Non scrivo cosa succede sul palco, perché o lo sapete già, o lo saprete guardandovi i vari video a disposizione in rete.)

Torniamo in tenda (veramente io ci vado due ore prima, perché sono veramente stanco), e dormiamo come dei parlamentari al lavoro fino alla domenica mattina.


Domenica:
Nonostante tutto mi sveglio presto (le nove) ed insieme a MAK89 (svegliatosi presto anche lui), andiamo alla ricerca del giornale, colazione e sigarette, non necessariamente nell’ordine.
Il bar che ho trovato ieri aperto oggi è chiuso, così come la tabaccheria ed il giornalaio.
Allora ci apprestiamo a massacrare ulteriormente i già provati piedi dirigendoci verso il centro.
Trovare il Fatto è impossibile!
Perché codesti asini non hanno aumentato le copie per cesena, sapendo che la maggior parte dei lettori sono in zona?
Comunque girando e rigirando arriva mezzogiorno, gli altri ronfano ancora, ce ne andiamo a mangiare qualcosa.
Alle 9 è ricominciato lo spettacolo, quindi quando torniamo ci siamo persi qualche gruppo, però abbiamo incontrato un casino di amici vecchi ed amici nuovi.

Tra gli altri nuovi:

Pietro Ricca, un tipino che già lo vedi che “al cavaliere Ricca nun je devi rompe er cazzo!”
Paolo Papillo, un amico che sprizza bontà e genuinità da tutti i pori, a parte la mole preoccupante…
Sara Paglini, splendida e dolcissima creatura, ma infiammabile come un cerino nel fornetto a micro onde
Manuela Bellandi, colei che non cerca mai la polemica (lo ha detto lei, mica me lo sono inventato!)
E tanti altri che ora non ricordo.

Lo spettacolo continua, così come l'afflusso di gente.
Dall'alto della collinetta sulla quale ci siamo posizionati la vista è incredibile.
Decine di migliaia di teste che si muovono come in un formicaio.

(Unico accenno allo spettacolo il duetto tra Beppe e Dario Fo.
C’era Mak89 che piangeva dal ridere, pensavo mi schiattasse lì!)

La giornata ed il Woodstock volge al termine.
Si prevede che lo scioglimento sia caotico, partiamo un poco prima.

La fortuna vuole che ho convinto i miei passeggeri a smontare la tenda e caricare la macchina prima di andare verso la festa, così appena arrivati alla peugeottina partiamo.

Al ritorno abbiamo fatto tappa ad Alessandria, per scaricare uno di noi, per fortuna il più “ingombrante…
Infatti la macchina dopo camminava di più consumando di meno……
Dopo aver litigato con la toponomastica di Alessandria, gli ingressi in autostrada, il GPS ormai su di un altro pianeta, riusciamo a puntare il muso ormai stanco della peugeottina verso il mare.
Loro dormono, io anche, per fortuna che l'auto conosce la strada e ci porta a destinazione.
Arriviamo stanchi ad Imperia, dove in due se ne vanno a casa, poi porto l’ultimo passeggero a casa sua, e finalmente mi avvio a casa mia.

Arrivo che sono le sei, che faccio?
Vado a dormire?
Mi faccio un doccia, perche puzzo di musica ed allegria, metto la macchinetta sul fuoco per l’ennesimo caffè, non accendo la tv, dopo due giorni di astinenza non ne sento assolutamente la mancanza.
Leggo il Fatto che feci comperare da mia moglie, in quanto a cesena era introvabile, poi sveglio la piccola, (la grande è già andata a scuola) la porto a destinazione, vado a lavorare.

E’ un lunedì mattina, ma non mi pesa nonostante la stanchezza, perché “NON” ho perso due giorni, li ho guadagnati.

Il ricordo più bello che porterò è quello dei molti ragazzi che, indubbiamente, non sono venuti al Woodstock per il Movimento, ma solo per la musica, ma che comunque quando parlavano i vari ospiti stavano attenti, ascoltando cose e frasi forse per la prima volta, rimettendogli in moto i neuroni e la curiosità di scoprire un mondo diverso da quello in cui credono di vivere.
Altro bel ricordo sarà quello di aver visto intere famiglie, dal papà alla mamma ai figlioli con cagnolino al traino, o cagnoloni con figlioletti al traino, tranquilli in una marea di gente, sicuri che i bimbi non corrono pericoli perchè tra sconosciuti amici

Anche questo, aver “svegliato” molti giovani dal dormiveglia mediatico, è già un bel risultato!
Anche questo, aver dato la possibilità a delle famiglie di stare insieme in serena allegria, è già un bel risultato!

Quelli politici arriveranno, speriamo.

domenica 5 settembre 2010

Una lezione per entrambi i generi


In questo periodo di fiacca, mia personale, dove non trovo una reale ispirazione a scrivere degli avvenimenti che si susseguono all'interno della nostra società, che ci martoriano, dove un dissenso viene tacciato come antidemocratico da quegli stessi che ieri facevano la stessa cosa rivendicandone la legittimità, dove sentenze del tribunale vengono ignorate in barba ai più elementari rudimenti di civiltà; dove non si capisce perché, se la scuola è al collasso da decenni di mal gestione, allora diamole il colpo di grazia; dove, come ricordano molti blogger, che ammiro e leggo, succedono cose che vengono ridimensionate sempre a favore degli stessi; in questo periodo, io continuo a leggere. Ed avendo letto un libro assai bello ed interessante, mi sono preso la libertà di recensirlo. A mio modo, ovviamente. Senza pretese da critico, ma sperando di averne tratto l'importante messaggio, e sperando di invogliarne alla lettura chi vorrà scorrere queste righe.

 
Già all'inizio del libro mi sono reso conto della sua enorme importanza. Il libro si apre con un aneddoto, tratto da un'esperienza vissuta dell'autrice, che fa ben riflettere sulla natura dell'evoluzione del sentire comune; del modo di comportarsi, cioè, che via via si è andato a consolidare nella gente, un modo di comportarsi, evidentemente ritenuto normale, e solo per uno spirito critico vigile al di sopra della norma (e qui mi auguro che anche io avrei agito allo stesso modo di Lorella) ritenuto assurdo. L'approfondimento che si ha con la sua lettura, della tematica già proposta dal documentario "Il corpo delle donne" è enorme. Introduce in maniera intelligente e veramente innovativa ad un modo nuovo di affrontare il problema; ricordando peraltro che il problema riguarda la società tutta, e non solo il genere femminile. Le implicazioni che un modo così stolto di fare televisione hanno sulla collettività sono eterogenee, colpiscono ai più vari livelli uomini e donne, e soprattutto i più piccoli: nella loro mancata tutela. In risalto l'inesistente applicazione delle norme, statali e auto imposte dalle tv private: decine di leggi violate e di statuti inutilmente scritti, da decenni minano la qualità audiovisiva nelle nostre case, nel totale disinteresse degli organi di vigilanza; determinando un appiattimento verso il basso, verso la più becera qualità degli spettacoli, delle pubblicità e delle scelte contrattuali sempre al ribasso, che vedono protagonisti sempre meno professionisti ma sempre più accattivanti personaggi "comuni", che non hanno idea di come ci si comporta di fronte a milioni di persone; costituendo per molti un modello negativo che inciderà poi sulla loro qualità della vita e di chi li circonda. Come un sasso nello stagno, le onde circolari hanno ormai minato il sentire comune e la percezione di un popolo che - lo ricorda con dati anche nel libro - per un terzo (33%) non legge e non ha mai letto neppure un libro perché non ne è in grado! Questo è un libro che sprona a costruire una nuova epoca, un'epoca di consapevolezza di se e degli altri che porti ad una maturazione vera e non fittizia come ci vorrebbe la regola del mercato. La donna ha, ha sempre avuto e sempre avrà un ruolo fondamentale nella società, ruolo ostacolato di continuo probabilmente per la lungimiranza e la forza che avrebbe portato ad una vita più giusta per tutti, con buona pace di chi invece anche ora continua ad ostacolarne l'emancipazione. Allora consiglio questo libro prezioso non solo alle donne, ma anche e soprattutto agli uomini: li aiuterà a comprendere, anche se in parte, il valore immenso che ha l'altra metà del cielo, e che senza di esso sempre più difficile sarà governare il caos inevitabile degli eventi dovuto ad una mancanza di forze; come se avessimo metà corpo paralizzato.
Di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne. (Recensione presente anche su aNobii ed in "Libri", sul   mio blog personale)

sabato 14 agosto 2010

La follia. Da qui a L’Aquila.


Qualcuno dice: se non c'è lavoro non ci sono diritti (Bonanni[CISL] a Linea Notte. ndr). Parliamo di diritti. Quindi adesso c'è lavoro e ci sono i diritti. Grazie agli accordi siglati da UIL e CISL che fanno un favore a Confindustria: i cattivoni della CGIL bastiancontrari a prescindere. Come mai, allora, tante persone sono sistematicamente non riassunte al terzo contratto a termine, in modo da proseguire il circolo vizioso di questi contratti trimestrali? Il diritto di essere precari. Non lo sa Bonanni che, mentre un lavoratore, anche se non è precario, conduce vita precaria con quei 1000 € (ma spesso anche meno se si parla di contratti part-time senza possibilità di trasformazione in tempo pieno) al mese, mentre i vertici aziendali hanno introiti da capogiro? E come giustifichiamo un intestardimento a voler continuare a produrre automobili, quando il mercato dell'auto è al collasso? Caro Bonanni! Pensando di fare il bene dei lavoratori fa l'interesse delle aziende: delocalizzeranno comunque! Anche con questi accordi che privilegiano le aziende il vantaggio che esse avranno a spostarsi nell'est Europa sarà incomparabile! Vale la pena essere schiavi in patria per un piatto di lenticchie?

Siamo ridotti che anche i lavoratori, a maggioranza, pur di inseguire un miraggio, vanno contro se stessi.
Si guarda al proprio misero interesse (si, perché nel nostro caso di lavoratori dipendenti, l'interesse è veramente misero), ed appena lo si ottiene ci si dimentica delle altre persone. Quelle che non hanno ottenuto un bel niente! Che sono la stragrande maggioranza. Io mi chiedo dove sia la civiltà in tutto questo. Come quei pochi aquilani che, avuto quel che di diritto spetterebbe a tutti, si dimenticano dei loro concittadini, compaesani che a migliaia sono ancora nelle tendopoli praticamente ignorati dai media.
foto trovata con Google cercando "follia"
Solo a tarda notte, in un documentario su rai3, se ne parla con profondità. Facendo ascoltare anche le campane stonate di quelli che, ottenuto un zuccherino, si sono subito schierati dalla parte del ducetto di Arcore.

È Proprio vero: non c'è discernimento nel dolore. Ci si aggrappa a tutto pur di continuare a respirare; ed ognuno vede il proprio dolore come peggiore rispetto a quello degli altri. Per questo c'è bisogno di persone che vedano la realtà obbiettivamente; persone che non hanno interesse che le cosano vadano in un verso o nell'altro; persone che abbiano un alto senso morale e che facciano il loro lavoro nel reale interesse della gente che fa parte della classe sociale più debole… Ma tanto Bonanni non mi leggerà mai!
E pensare che la classe operaia è la più numerosa e importante forza di una Nazione!
Ecco allora che le notizie sono monopolizzate da vicende interne dei nostri sfruttatori, che a ben vedere distraggono dai reali problemi; ormai non ha importanza chi ha fatto cosa: bisogna mandarli a casa perché sono incompetenti alla guida di un Paese. Lavorano per loro stessi.
E mentre noi ci scanniamo per un tozzo di pane loro sguazzano nel lusso a nostre spese. Ma su una cosa Bonanni ha ragione: i sindacati sono diventati come partiti politici, solo che CISL e UIL non fanno eccezione.
Al livello di sfruttamento che stiamo raggiungendo nel nostro illuminato Paese, com'è possibile non tacciare di condotta antisindacale tutte quelle aziende che, di fatto, impediscono con azioni anche spesso palesi , l'entrata del sindacato in esse?!?
Al livello di condotta antisindacale al quale siamo oggi (non presso tutte le aziende, ma, comunque sia, troppe!) si rende necessaria una norma che obblighi l'entrata del sindacato, anche a titolo gratuito, per impedire ai datori di lavoro, che spesso sono multinazionali che fanno capo a misteriosissimi proprietari, irrintracciabili, di esercitare un potere sulla vita delle persone che le rende completamente asservite al lavoro: schiavi moderni.
Ricordiamolo: la schiavitù è stata abolita. Facciamo che lo sia anche nei fatti, oltre che sulla carta.
Dove sono i diritti che qualcuno vuole legati al lavoro, se poi il lavoro ti rende schiavo e neppure ti rende accettabile la vita almeno dal punto di vista economico? Che fine ha fatto il proverbiale "ghe pensi mi" del Presidente del Consiglio, che vede ormai sfaldarsi la sua maggioranza di merda, non avendo mai fatto altro che operazioni di facciata? Speriamo di svegliarci presto da questo incubo di massa, che vede, da una parte, gente contenta di essere menata per il naso, e dall'altra gente che studia solo maniere per menare per il naso i primi sempre in maniera nuova e paradossale, contando sull'elemento sorpresa ed ancor di più sullo scarso o inesistente senso critico. Un esempio eclatante l'ho scoperto recentemente su questo blog che ha molto a cuore questo argomento, e che ringrazio di fare informazione.

venerdì 16 luglio 2010

Sintonia


A mio parere, l'unica maniera per risollevare le sorti dell'umanità è quella di rinunciare al privilegio. Ovviamente vale per chi ne ha. Si tratta infatti di ristabilire un equilibrio che si è ormai perso. Tutti, o molti comunque, godono di qualche privilegio; non sto parlando delle comodità come avere il negozio sotto casa, o avere un lavoro gratificante, no; sto parlando di come, eventualmente, queste comodità sono state ottenute: possono infatti essere state ottenute attraverso vie privilegiate che, per ottenere questo o quello, richiedono un tornaconto meramente speculativo.
Sto andando nel terreno utopico dell'empatia e del buon senso. E quindi voglio fare un esempio.
L'altro giorno, ho sentito uscire dalla bocca del Presidente del Consiglio una delle cazzate più grosse che abbia mai enunciato. Il concetto - le parole esatte non le ricordo - è che chiedere la fiducia per far passare una legge, non è un atto di prevaricazione, ma bensì un atto di coraggio. A suffragio di questa geniale tesi, ha spiegato che l'atto di coraggio si colloca nel rischio intrinseco che, se il parlamento non da la fiducia, loro se ne vanno a casa. Questa casta di privilegiati, non si stanca di prenderci per il culo. Poiché: con una legge elettorale definita porcata dal suo "inventore", la maggioranza ha potuto costruirsi il parlamento a suo piacimento; potranno mai voler andare a casa, tutti coloro che sono stati privilegiati da questa legge elettorale porcata, e che ben si collocano all'interno del governo? Domanda retorica. Ergo, voteranno la fiducia a qualsiasi legge; ergo chiedere la fiducia per una legge, mai come ora, è un atto di prevaricazione.
Questi signori sono in perfetta sintonia tra di loro, sono privilegiati, si scambiano favori per un mero tornaconto speculativo. E non sto parlando solo di chi è ora al governo. Tra loro sono in perfetta sintonia.

 
La sintonia manca tra la gente. Infatti, nell'impossibilità di dare e ricevere privilegi, la gente è spinta ad anelarli, in un gioco perverso di invidie (tra di noi) e sapienti manomissioni mediatiche delle notizie (create ad arte da chi di dovere); notizie che vengono date senza senso critico, in modo che non ci sia una cognizione di causa. Ma quando si perde la sintonia, quando la si perde del tutto - e ci siamo ad un passo - diventa un gioco pericoloso, anche se, certo, non altrettanto pericoloso per le classi abbienti.
La sintonia che ci potrebbe essere tra noi persone "normali" è l'unica cosa che ci può salvare dalla barbarie; quella barbarie che ha portato all'epilogo di Piazzale Loreto, che ha macchiato di orribili delitti anche gente che altrimenti ne avrebbe fatto a meno.
Ognuno di noi - basterebbe essere un po' più svegli - sa di cosa ha bisogno, oltre a lui, il suo simile ed il territorio in cui vive; sa quali sono le problematiche, quelle vere, che affliggono il suo ambiente, inteso come luogo in cui vive e lavora: basta non foderarsi le orecchie per non sentire e gli occhi per non vedere; non lasciarsi, in pratica, condizionare la testa da parole dette da gente che si vuole solo promuovere al semplice scopo di mantenere i suoi privilegi. È ora di mandare a casa tutti questi personaggi che promettono e puntualmente non mantengono, anzi, di più! Bisogna mandarli a casa e fargli pagare il conto di tanta inettitudine e menefreghismo! Essi non hanno alcun rapporto con la vita reale di noi poveri mortali; l'unico rapporto è il loro tornaconto: tutto il resto gli rimbalza. Il loro interesse per ciò che realmente accade a noi è pari a zero. È per questo che si rende necessario azzerare il privilegio; forse così facendo - non essendoci più privilegi per nessuno - si ristabilirebbe una sintonia tra le persone che le spingerebbe ad occuparsi meglio, o comunque più proficuamente, della cosa pubblica, ristabilendo una politica partecipativa alla vita della comunità civile con un interesse rinnovato e positivo.
Sono sul campo minato dell'utopia e dell'ideologia nella quale ognuno cerca e si interessa per il bene comune. Sono sul terreno - oggi impraticabile - dell'empatia e del buon senso; quel buon senso che, se condiviso ed applicato, eviterebbe guerre, carestie, soprusi ed ogni genere di prevaricazioni che oggi subiamo; subiamo noi, ed ancor più di noi, popoli non lontani; che pagano per noi, col sangue, il nostro benessere.

venerdì 9 luglio 2010

Scudi umani!!!



Siamo diventati scudi umani.
Da uomini e donne, a vittime, a capri espiatori, tartassati, poi risorse umane; quindi scudi. Naturalmente in mano alla sinistra; ed a chi altri!?! Fa comodo declassare le persone a secondo della convenienza: credo che in fondo ci si senta anche meno responsabili del loro disagio, se così vogliamo chiamarlo declassando lo stato in cui si trovano. L'ombra oscura della coercizione si fa sempre più vicina; mi ricorda (letto nei libri e visto nei documentari) un periodo italiano in cui si usava far bere a forza l'olio di ricino a chi non la pensava come chi era al potere; ma era solo l'inizio, associato a botte, manganellate e reclusione. L'inizio.
Inizia così; la storia ci insegna: impedendo di fare informazione, poi, scavalcando gli organi costituzionali, si promulgano leggi che non favoriscono lo sviluppo del paese ma solo l'impunità di chi le scrive, chi si ravvede lo si dileggia, scredita in mille modi, anche grossolani; poi si comincia a impedire la libertà di manifestare; la polizia ubbidisce ciecamente, prende a manganellate: ma non sono persone? Donne, anziani, ragazzi. Uomini.
Siamo diventati scudi umani; usati da qualcuno per dar contro al governo. E quando non siamo scudi umani siamo schiavi del lavoro: 1000€ al mese per 40 ore di lavoro a settimana; con una giornata - o due quando va bene - di libertà settimanale per organizzarci la vita. Completamente in balia del padrone che decide vita morte e miracoli del mio tempo, del mio lavoro, dei miei pensieri. E quando non siamo schiavi siamo disoccupati, da commiserare, da assistere, ma senza dar loro un reale aiuto eliminando la speculazione che sta alla base del problema. Nell'anno di crisi il divario tra poveri e ricchi si è ampliato, conferendo non solo meno beni a chi già aveva poco, ma ampliando - e non di poco – le ricchezze di chi già ricco è. Nell'anno di crisi, i ricchi hanno guadagnato più che negli altri anni. Qualcosa non quadra. Ma…

Se scendo in piazza per manifestare contro una legge ingiusta, o contro la mancata applicazione della Costituzione, o contro il mancato aiuto promesso per situazioni di estremo ed evidente disagio, se scendo in piazza per un qualsiasi buon motivo, questo diritto non è più tutelato dalla Legge Costituzionale. Ogni volta che scenderò in piazza rischierò di beccarmi una bella randellata in testa. Con il plauso di "Libero" e de "il Giornale", che mi taccerà di essere uno scudo umano manipolato.
Questi signori, quelli del partito dell'amore, sono tanto bravi a gettare fango sui loro avversari politici; poi appena trovano qualcuno che non la pensa come loro, magari portando fatti o argomentando con cognizione di causa… Beh, l'amore svanisce: puff! Secondo loro siamo geneticamente diversi, e sono pronti - alcuni - "ad ucciderci in due secondi".
Ergo: se scendo in piazza per manifestare il mio dissenso avrò una probabilità in più di trovare qualcuno che mi spaccherà la testa o peggio. Sono quelli del Partito dell'Amore, che, una volta, si chiamavano fascisti. Per lo meno non avevano la pretesa di essere chiamati con un nome totalmente falso e fuorviante.
Non resta che prendere atto che questi personaggi, questi politici che permettono tutto ciò, sono stati eletti, sebbene in maniera poco chiara, da una gran parte degli Italiani; che la loro elezione è stata dovuta in parte anche maggiore dal non voto della stragrande maggioranza degli aventi diritto; che tutta questa gente è attorno a me, si lamenta, ma non fa o non propone nulla di concreto per cambiare lo stato delle cose; acconsente più o meno esplicitamente allo stato attuale di degrado civile che favorisce l'arricchimento dei soliti potenti; gente alla quale, per civiltà, ogni volta che ne scopro uno, evito di vomitargli addosso per lo schifo; gente da compatire, ma non più da tollerare, perché con il suo operato sta affossando un'intera Nazione; assoggettandola ai capricci di una lobby politico\imprenditoriale senza scrupoli, classe dirigente che "non ha alcun legame con un interesse per la verità", perciò riempie i notiziari con comunicati e dichiarazioni che non sono altro che stronzate.


Consiglio vivamente la lettura  - che è insieme una recensione ed una riflessione - del post STRONZATE pubblicato su Blog Drome il 19 gennaio scorso da Daniela, proprio sul saggio di Harry G. Frankfurt. Questo libretto è tutt’altro che una semplicistica dissertazione sui termini.

Unica cosa sensata che ho sentito ultimamente:"
In un grande paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente". Chi lo ha detto?
Intanto noi - chiunque dissenta - siamo stati declassati a scudi umani.


P.S.

La lettera che circola in rete in questi giorni (quella della telefonata che richiede il pagamento dell'abbonamento a SKY ad un abitante de L'Aquila), è di Anna, sul blog Miss Kappa. Questo il link diretto.

venerdì 25 giugno 2010

Omaggio a Josè Saramago


La Cosa Berlusconi
di José Saramago

Non trovo altro nome con cui chiamarlo. Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un profondo rigurgito non dovesse strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene distruggendo il cuore di una delle più ricche culture europee. I valori fondanti dell'umana convivenza vengono calpestati ogni giorno dalle viscide zampe della cosa Berlusconi che, tra i suoi vari talenti, possiede anche la funambolica abilità di abusare delle parole, stravolgendone l'intenzione e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, nome del partito attraverso cui ha raggiunto il potere. L'ho chiamato delinquente e di questo non mi pento. Per ragioni di carattere semantico e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente in Italia possiede una carica più negativa che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa. È stato per rendere in modo chiaro ed efficace quello che penso della cosa Berlusconi che ho utilizzato il termine nell'accezione che la lingua di Dante gli ha attribuito nel corso del tempo, nonostante mi sembri molto improbabile che Dante l'abbia mai utilizzato. Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica quotidiana della comunicazione, "atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o a dettami morali". La definizione calza senza fare una piega alla cosa Berlusconi, a tal punto che sembra essere più la sua seconda pelle che qualcosa che si indossa per l'occasione. È da tanti anni che la cosa Berlusconi commette crimini di variabile ma sempre dimostrata gravità. Al di là di questo, non solo ha disobbedito alle leggi ma, peggio ancora, se ne è costruite altre su misura per salvaguardare i suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, per quanto riguarda i dettami morali invece, non vale neanche la pena parlarne, tutti sanno in Italia e nel mondo che la cosa Berlusconi è oramai da molto tempo caduta nella più assoluta abiezione. Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché gli potesse servire da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui stanno trascinando i valori di libertà e dignità di cui erano pregne la musica di Verdi e le gesta di Garibaldi, coloro che fecero dell'Italia del secolo XIX, durante la lotta per l'unità, una guida spirituale per l'Europa e gli europei. È questo che la cosa Berlusconi vuole buttare nel sacco dell' immondizia della Storia. Gli italiani glielo permetteranno?


Fonte "il Quaderno di Saramago" - Traduzione autorizzata del blog di José Saramago
a cura di Massimo Lafronza

 
Nella mia immensa ignoranza, spero che tutti i lettori di questo blog vorranno perdonare la lacuna che ho su Josè Saramago; ed anche a tutti i blogger che seguo chiedo venia. Questo grande personaggio della letteratura esprime in maniera così chiara il concetto che sta alla base della nostra squallida situazione politica. Mai, credo, frasi furono più azzeccate per descrivere questa "cosa" che ci attanaglia, ci stritola; che sta mettendo pericolosamente a rischio la libertà, il Diritto Costituzionale di poter comunicare il proprio pensiero senza vincoli che non siano quelli del rispetto, avendo già nell'ordinamento giuridico leggi che già puniscono quando quel rispetto viene meno. Rispetto, soprattutto quello delle istituzioni, e delle leggi, e dei precetti superiori della Costituzione, calpestato a più riprese proprio dal presidente del Consiglio dei Ministri; Costituzione della Repubblica sulla quale ha giurato! Omaggio a Josè Saramago.

martedì 22 giugno 2010

MORTO IL NUCLEARE DI BERLUSCONI


Ciao.
Come al solito non ho tempo.
Però questa notizia dovevo darla anche se SOLO con due link...

Era stato il fiore all'occhiello del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dell'ex ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola. Il percorso intrapreso non sembrava ammettere sbandate, deviazioni o rallentamenti:

La sentenza della Corte Costituzionale numero 215 del 2010

A presto!!!