mercoledì 19 gennaio 2011

MEDITERRANEO




Da qui è partita la civiltà occidentale con l'aiuto di arabi e normanni, qui è nata la cultura dell'uomo al centro del mondo, dominatore assoluto.
Arte, musica, letteratura e sangue.
Il Mediterraneo avrebbe dovuto essere rosso di sangue, invece è sporco e inquinato per il Progresso.
Adesso il Progresso è arrivato al culmine.
Con la rivoluzione industriale servivano più schiavi, ma dopo la seconda guerra mondiale gli schiavi dovevano anche essere consumatori, e i consumatori devono avere soldi e libertà di movimento per acquistare e devono avere un minimo di conoscenza per apprezzare i messaggi pubblicitari e comprenderli e di nuovo acquistare.
II metodo di controllo dei secoli scorsi, la Chiesa, è stato affiancato, sostituito e superato dal metodo della pubblicità, soprattutto quella trasmessa dalla televisione.
Le democrazie europee e occidentali sono immerse nella pubblicità che controlla le persone, che le manipola, che induce falsi bisogni.
Ma induce anche riflessioni estranee a ciò che rientra nei piani dei Grandi Controllori.
Tipo equità giustizia pace.
Così il controllo è aumentato con la novità della Paura.
E chi può avere in mano la gestione dell'organizzazione di un tale controllo su area mondiale?
Solo i ricchissimi del pianeta, i petrolieri, i possessori di fonti energetiche e i loro dipendenti, imprenditori industriali, gestori dei mass media, e naturalmente i mafiosi.
Le democrazie occidentali si sono da qualche ventennio riempite di petrolieri, Bush senior e Bush junior sono un esempio, e i loro soci che si trovano in tutto il mondo.
In Italia c'è Berlusconi che è particolare perché addirittura specializzato nella leccata di culo a leader possessori di grandi fonti energetiche "impresentabili" come Putin come Gheddafi.
Cosa c'entra tutto questo con il Mediterraneo?
C'entra perché nel sud del Mediterraneo, in Tunisia, si è acceso un fuoco e Ben Ali è stato mandato via. E forse manderanno via tutto ciò che ricorda la vecchia nomenclatura.
Ben Alì era un leader non democratico, che non era stato eletto democraticamente e questa rivolta potrebbe estendersi al vicino non democratico Gheddafi, al successivo vicino non democratico Mubarak, ai successivi folli israelo/palestinesi.
A Nord del Mediterraneo pare che non ci siano leader non eletti democraticamente, ma Berlusconi ha usato trucchi pesanti per essere eletto e quindi la sua è una democrazia sfalsata, c'e la porcata di Calderoli e c'è lui che si sente talmente al di sopra delle parti che fatalmente sta andando oltre quello che lui stesso può controllare e forse qualcosa potrebbe sfuggirgli di mano.
Al Capone fu fermato per il fisco, Maria Antonietta fu decollata per una pessima battuta sulle brioche.
Berlusconi per cosa sarà fermato?
Come tutti i controllori anche dei secoli passati, lui non ha nessuna stima di chi controlla, pensa che siano tutti una massa di stupidi, manipolati e manipolabili. Ma anche a lui, se l'asticella del limbo è continuamente spostata a suo favore e contro di tutti gli altri, la situazione potrebbe sfuggire di mano.
E a questo si aggiunga una variabile come il Clima, oramai palesemente incontrollabile, unica cosa che i Grandi Controllori Planetari non sono ancora capaci di controllare.
Una variabile che potrebbe far deragliare qualsiasi ipotesi, anche di controllo.

Daniela

giovedì 13 gennaio 2011

Spergiuro


Il più stupido degli uomini sa.
Il più stupido degli uomini: persona che non legge e, forse, non ha mai letto; superficiale in ogni cosa che fa, in ogni sua scelta; non si cura delle conseguenze che può avere una sua azione, figuriamoci una sua parola; insensibile verso qualsiasi cosa che non lo riguardi direttamente, si impegna fino al midollo per la cosa più banale, ma che ritiene sia sua per diritto, e ne fa una questione di principio; affronta la vita spavaldamente, ma solo in apparenza, infatti sotto sotto è pavido, non esita a fuggire, a nascondersi, pur di farla franca; perde il contatto con la realtà, e si contraddice continuamente e sfacciatamente, e spesso questa sfacciataggine gli fa gioco, trovando terreno fertile nel’incredulità delle persone che non si aspettano un comportamento così stupido, e credono loro stesse di aver capito male, si instupidiscono, abdicano di fronte al potere, anche se detenuto da uno stupido; stupido che, dal suo modo di agire, può anche avere svantaggio, tanta è la sua inettitudine.
Uno stupido non è un individuo che giura e spergiura su cose delle quali sa che non potrà renderne conto, perché non ci arriva; lo stupido è colui che non si rende conto che non si può credere a chi lo fa.

La prova della malafede di qualcuno sta esattamente nel suo giuramento su cose impossibili da pagare nel caso di spergiuro. Il più stupido degli uomini sa che non deve spergiurare; non ha però gli strumenti per riconoscere chi lo fa.
Giurare sui propri figli, e sui nipoti, poteva avere un valore forse nel medioevo; oggi non ha alcun valore, soprattutto sulla bocca di chi puntualmente disattende, si contraddice, spergiura, appunto, con una frequenza alta e puntuale, che ha dell’incredibile nel fatto che mantiene un seguito popolare nonostante tutto.
Di tutte le brutte cose che ha detto Berlusconi mentre era in Germania, e mentre in Italia si stava per consumare una delle vicende più tristi e incivili da circa cinquant’anni, col suo avvallo partecipato a favore di Marchionne, questo mi ha colpito: il suo spergiuro. Spergiuro che non ha avuto alcuna eco mediatica. Peggiore dello stupido è solamente chi di lui si approfitta; se mio padre osasse giurare su di me e, peggio, sui miei figli, lo disconoscerei immediatamente; a maggior ragione se sapessi che si tratta di spergiuro enunciato da persona notoriamente falsa ed invischiata in loschi affari, avvezza a contraddirsi frequentemente. Se non succede questo da parte dei suoi figli e nipoti ci può essere una sola motivazione: la coscienza che non potrà essere perseguito nella sua menzogna e, tutti assieme, potranno continuare a godere dell’immensa fortuna, fondata sul malaffare, e che si perpetuerà finché non ci sarà una seria presa di coscienza da parte dell’elettorato che, stupidamente, vede in un imbonitore, millantatore senza ritegno, l’unica guida possibile della Stato; guida che ci sta portando ogni giorno che passa, verso lo sfascio dello Stato Sociale.
Per “l’opposizione”, non ho parole, al momento, per descrivere il ruolo scellerato, l’enorme responsabilità che ha nel co-condurre l’Italia al macello.
Il più stupido degli uomini sa che non deve spergiurare.
Berlusconi non è stupido, forse, ma sicuramente è spergiuro.

NdA
Vorrei scusarmi con tutti gli amici sostenitori e blogger per la mia assenza forzata dal Web, ma, ancora, al momento non dispongo di un computer affidabile con il quale mantenere i contatti in rete; spero che al più presto ritorni dall’assistenza. Nel frattempo mi devo accontentare, di tanto in tanto, di sbirciare con un vecchio PC, confidando in tempi biblici per caricare una pagina web, ma soprattutto nella fortuna che non vada in malora tutto quando, come ora, cerco di postare qualcosa con gli scarsi mezzi di cui dispongo.

giovedì 16 dicembre 2010

Il sindacato dei cittadini



L'altro ieri c'è stato il giorno tanto atteso, quello della sfiducia a Berlusconi. 
Con i suoi soliti sistemi (quasi tutti si possono comprare) ha, per ora, aggirato l'ostacolo, ottenedo una risicata maggioranza.
Ci sono state proteste di vario tipo e di diversa intensità in tutta Italia. 
Le proteste, come sempre, sono state strumentalizzate dal potere attuale e lo saranno sempre più. Potranno anche essere utilizzate per giustificare ulteriori restrizioni delle nostre libertà, per blindare ancora di più i luoghi istituzionali e per giustificare ogni porcata che vorranno. Le azioni violente probabilmente sono frutto della strategia Kossiga (infiltra, fai in modo che si creino disordini e poi reprimi). Ma comunque la partecipazione globale ci ha fatto capire che c'è voglia di ribellarci, di fare qualcosa.
La maggioranza del paese (non del parlamento), quella delle persone che lavorano e che studiano, che mandano avanti la nostra nazione e che la manderanno avanti domani (i veri moderati insomma), è stufa di tutto ciò. Non proprio tutti in realtà, alcuni sono troppo obnubilati per capire, alcuni ne traggono (o credono di trarne) vantaggi, ma quasi tutti direi di si. 
Dunque c'è una contrapposizione tra la parte produttiva e la parte parassitica, potremmo dire semplificando.
Presto ci saranno nuove elezioni, ma le varie lobby di potere (quelle legali e, soprattutto, quelle no, quelle ufficiali e quelle sotterranee) hanno infiltrato tutto per cui chiunque vinca, vinceranno sempre loro (questo non significa che sono tutti uguali comunque, se nell'IDV ce n'erano un paio ed ora sono dovuti venire allo scoperto, se nel PD ce ne sono molti ed anche ai vertici, nei centristi sono la maggior parte e nel PDL direi la totalità).
Dunque cosa fare?
Vanno bene tutte le inziative già in corso e più ce ne sono e meglio è (è assolutamente il momento di darsi da fare, uomini di buona volontà e purezza di intenti uniamoci!), ma ne aggiungerei una che mi pare possa essere risolutiva anche se non in tempi brevi.
Io proporrei di formare una specie di sindacato dei cittadini.
In cosa consisterebbe? Ci sono già associazioni di cittadini che lavorano anche bene (alcune di più altre di meno). Ma sarebbe qualcosa di diverso. Forse si potrebbero coordinare alcune di queste, ma non mi interessa come arrivarci per ora.
Per ora mi interessa mettere a fuoco il punto di arrivo.
Il punto di arrivo dovrebbe essere un'organizzazione forte, che possa imporre le esigenze dei cittadini (dunque le esigenze collettive, il bene comune, non quelle di una componente, di una categoria contrapposta ad un'altra) alla politica.
Mi si risponderà ma è quello che deve fare la politica! C'è per questo!
È vero, ma la politica è sottoposta alla pressione delle lobby, in maniera esplicita o sotterranea fa gli interessi di una parte ai danni degli altri. Lasciamo poi da parte la degenerazione della politica italiana attuale per cui fa gli interessi di un comitato di affari coinvolgente mafie, imprenditori in affari con esse, settori della massoneria, delle gerarchie ecclesiastiche ecc. 
Ma anche se fosse più limpida di così, comunque dovrebbe subire la pressione di forti concentrazioni economiche. Cosa contrapporre a questo?
Un sindacato dei cittadini servirebbe proprio a questo, dovrebbe fare un po' quello che ha fatto il sindacato nei tempi gloriosi in cui, faticosamente, ha migliorato le condizioni dei lavoratori.
Questi cittadini onesti, produttivi, ovviamente avranno idee diverse tra loro, un'idea di futuro diversa, impossibile pensare che si voglia tutti la stessa cosa, ma ci sono cose che sono valide per tutti, cui nessun cittadino onesto sarebbe contrario, il sindacato servirebbe per rivendicare questi punti. 
Il suo strumento di lotta non sarebbe lo sciopero dal lavoro, ma quello dagli acquisti, di volta in volta, coordinati, compatti, tutti insieme si colpirebbe chi calpesta i diritti dei cittadini e si premierebbe chi invece ci viene incontro.
A me sembra qualcosa dalle potenzialità enormi. Mi sfugge qualcosa? Sbaglio nelle mie valutazioni?
Certo bisogna capire come dovrebbe coordinarsi, come prendere le decisioni, è fondamentale definire bene queste cose, pensare bene a tutti i rischi di degenerazione e prevenirli, ma l'idea di fondo vi pare giusta?

lunedì 6 dicembre 2010

SICCOME HO POCO TEMPO...


...faccio una specie di rapida "rassegna stampa" e qualche commento su una cosa di poco valore (apparentemente) ma che ha proprio rotto le scatole a tutti (il decoder).

Siamo arrivati a livello di "pressioni" antidemocratiche assurde. I cacciatori che chiedono la chiusura di un programmino su RAITRE di dieci minuti....PERCHE' DA FASTIDIO...oppure perchè (Maroni insegna) "manca il contradditorio"...

Siamo arrivati a un Paese che ha perso tutte le forze e si è rinchiuso in un assurdo egoistico soggettivismo, e su quello ognuno di noi manda le risposte come se L'IO SINGOLO racchiudesse di default tutte le VERITA'...e non solo non è vero, ma è pericoloso perchè le singole fragilità portano a una massa di un Paese poco forte e poco determinato...un po' in balia dei "poteri forti" che ci stanno sommergendo da troppi anni con la violenza dei media più stupidi dell'Universo.

La società - spiega il Censis - slitta sotto un'onda di pulsioni sregolate.
Viene meno la fiducia nelle lunghe derive e nell'efficacia delle classi dirigenti. E per questo bisognerebbe "tornare a desiderare" in quanto è questa "la virtù civile necessaria per riattivare le dinamiche sociali".


In questa società italica contemporanea succede che succedano cose come la tragedia dei profughi eritrei, e che ciò non interessi nessuno. Nemmeno Stefano Stefani, deputato leghista, presidente della commissione Affari esteri alla Camera che chiude il telefono in pochi secondi per liquidare i 250 profughi africani tenuti in ostaggio nel Sinai.
Sono persone che fuggono dalla fame e dalla repressione e che han trovato l'inferno dei respingimenti. Il carcere in Libia, poi la fuga verso la Turchia nella rincorsa alla sopravvivenza, per passare dalla Grecia e poi in Italia dove sperano di poter avere una vita migliore.
Ma attraversando l'Egitto si sono trovati di fronte pirati sequestratori che tengono i migranti legati come fossero assassini, e li liberano solo se possono pagare, tramite amici o parenti, cifre improponibili per loro, fino a 8000 euro. Chi tenta di scappare viene ucciso lì davanti a tutti, se va bene con la pistola, se va male a sprangate.
Ma a noi che che ci frega...


Poi succede che il decoder diventi un obbligo di legge.
So che sto facendo un salto logico, ma non tanto. In un paese spaesato, cala dall'alto di tutto, anche una cosa come il decoder.
E succede che chi più guarda la televisione e magari paga pure l'abbonamento, ovvero gli anziani, ecco sono loro a subirne maggiormente la beffa, perchè i decoder sono troppi e non si capisce quale prendere, e come funziona e dove si mette il filo e l'altro filo, e cosa vuol dire che si auto installa, e com'è che ho un altro telecomando...oddio...
Qualcuno aveva tentato qualche anno fa di rifilarcelo...e adesso è diventato legge. Il cognome è sempre lo stesso. Berlusconi.

A QUANDO LO IUS PRIMAE NOCTIS??

martedì 30 novembre 2010

LA PASSIONE SECONDO SAVIANO


Ieri è finito “Vieni via con me”.
Mi mancherà Saviano, e i suoi monologhi pieni di passione a favore della forza dell’individuo.
Perché Saviano, scrittore e a quanto pare buca-schermo, parla a ognuno di noi.
Saviano ti domanda: “Perché ti fai trattare così, perché non ti riprendi la dignità?”
Non è un tecnico. Grillo, ottimo comunicatore e quindi grande professionista tecnico, dichiara discutibile il fatto che sia stata Endemol a costruire il programma di Fazio e Saviano Endemol è una ditta che appartiene anche a Berlusconi, e di conseguenza Saviano con il suo successo televisivo ha aumentato il fatturato di Berlusconi.
Non credo ci fossero altre scelte, siamo già in dittatura mediatica, però dentro la malattia-dittatura ci sono i ribelli, gli anticorpi, i cavalli di troia. E Saviano lo è stato.
Ha detto cose con una passione e una dolcezza che ti costringevano a stare fermo davanti allo schermo. Ad ascoltare le brutture di un Paese falsamente diviso tra nord e sud, in realtà tristemente unito dalle Mafie.
E se non ha parlato di quanto male fanno gli inceneritori è perché non è un medico, altro tecnico.
Non è comunista. Non è di destra e non è di sinistra, è Saviano.
Vauro lo trova logorroico. Lo capisco. Vauro è un passionario comunista, ma è anche il re della sintesi nelle sue vignette.
Non tutto si può semplificare, quindi Saviano amplia e specifica e ti guarda negli occhi, chiedendoti conto della tua personale responsabilità.
Non è un giornalista puntuale come Travaglio. Non fa nomi e cognomi, lui va oltre, per dirla alla Grillo. Lui parla a ognuno di noi, il suo non è un monologo ma un dialogo con le nostre coscienze.
I nomi li fanno i giornalisti puntuali precisi e professionali e ironici come Travaglio.
Non è Pino Daniele. Io adoro la musica di Daniele. Da sempre. Io sono una strana settentrionale che da sempre ascolta la voce di Napoli, perché è una voce colta, dalla musica classica napoletana (Murolo in primis), al teatro (De Filippo) al cinema (Troisi), anche se non sempre capivo tutto, soprattutto Troisi. Pino Daniele ha detto una frase sgradevole, ha detto che se la camorra non ha ucciso Saviano è perché non lo ritiene abbastanza pericoloso. Io che non capisco nulla di scorte e di camorra (ma la subisco anche qui nel territorio dell’estremo nord dell’Italia) mi domando come potrebbe uccidere Saviano senza uccidere una scorta di sette carabinieri.
Perché Pino Daniele ha detto questo?
Non credo che sia invidia (altri l’hanno ben dimostrata l’invidia verso Saviano), penso che sia piuttosto per Daniele l’appartenere a una generazione diversa, forse troppo sconfitta, quasi senza speranze.
Giustamente Saviano che è partito da Falcone là ritorna, ricordando che gli eroi buoni a quanto pare sono solo quelli morti. Ammesso che lui si senta eroe.
Ma intanto ha parlato, ha dialogato, ed è quello il pericolo che intravede la camorra, il risveglio individuale, il farsi largo alla possibilità di un cambiamento, di una dignità vera, da cittadino europeo.
Non è chiaro cosa tutti si aspettassero dallo scrittore scortato Saviano, ma di sicuro ha avuto un effetto che secondo me sarà un effetto domino.
Auguri Saviano, giovane colto appassionato uomo.
Ti auguro sommamente di poter avere quanto prima diritto a vivere la tua vita in modo normale.
Senza scorta. Un cittadino italiano che svolge Bene il proprio lavoro per allontanare il Male.
Come tanti di noi.

martedì 9 novembre 2010

LEZIONE DURISSIMA


Sono mezza veneta e mezza friulana, quindi assolutamente nordestina. Conosco queste genti, le loro caratteristiche, sia positive e sia negative.
Le caratteristiche positive sono la grande voglia di lavorare, costruire, ordinare il mondo dove si abita, la testardaggine con cui si riparte dopo ogni sconfitta, la costanza nel voler migliorare la propria condizione economica.
Qui sono nati grandi artisti, grandi scienziati e grandi intellettuali.
L’ultimo grande intellettuale italiano, uno che ha preso posizione e non ha mai tentennato, è nato qui, nel nordest, a Casarsa della Delizia (PN), era Pier Paolo Pasolini, friulano.
Le caratteristiche negative sono quelle che crescono nel brodo di coltura misto di provincialismo e bigotteria. Non dare importanza e valore allo studio e alla cultura, non imparare nulla dall’essere stati i primi emigranti italiani (qui c’era una povertà endemica nell’Ottocento e primi Novecento) sebbene i migranti abbiano portato indietro ricchezza economica e benessere, essere legati a tradizioni solo di facciata (“famiglia” e “chiesa” in primis).
In questo brodo di coltura la Lega ha trovato terreno fertile. Un popolo di “gnomi” ovvero capaci di eccellenze tecnologiche mondiali ma stitici di spirito, paranoici e paurosi di un “esterno” che venisse a portar via la pentola d’oro.
Eppure qui gli extracomunitari si integrano velocemente (imparano anche il dialetto), qui c’è la maggior percentuale di volontariato d’Italia.
I nordestini nella paura e nella chiusura hanno perso il senso della collettività vera (che io ricordo vagamente da piccola) e l’hanno sostituito con il senso della collettività falsa, televisiva, leghista dell’”essere veneti in Veneto” e del “parlare la lingua veneta”.
Si sono arroccati, si sono sentiti staccati, autorizzati dalla ricchezza economica, niente più li teneva uniti ai “romani” o ai “meridionali”.
Hanno costruito la loro ricchezza economica devastando un territorio bellissimo.
Laghi e fiumi, zone umide, risorgive, lagune e mare, insieme a montagne, colline, altopiani, carsismi, pianure con i loro splendidi habitat naturali, ricchi di specie faunistiche e floristiche.
E poi il paesaggio dell’uomo, spettacolari città d’arte come Verona, Vicenza, Padova, Venezia e Treviso a cui si aggiungono una miriade di altre piccole cittadine, collegate tra loro da storiche infrastrutture sia su suolo che acquee.
Se dall’alto si osservano i territori del Veneto e del Lazio e della Campania non si riesce a distinguere nulla. Una conurbazione urbana continua, uno sfruttamento del suolo che sembra tutto identico, e senza scopo. Eppure in Veneto il condono ha sanato tutto, è tutto regolare. Le leggi in Veneto hanno fatto diventare lecito ciò che lecito non era affatto.
Era lecito consumare suolo agricolo senza riflessioni programmatorie, impermeabilizzare e costruire anche in aree golenali, deviare corsi fluviali, non fare manutenzioni sufficienti sulla rete idrologica, sradicare boschi e foreste, inquinare in nome di un “progresso” imbecille che è arrivato, forse, al punto di non ritorno?
Al punto che l’ambiente non è più in grado di rigenerare le risorse.
È arrivata la pioggia d’autunno, d’autunno spesso piove tanto. e se poi aggiungi la combinazione dello scirocco (anche questo autunnale) siamo all’attuale situazione.
Un Veneto allagato, rovinato dall’acqua che nulla può fermare, se non un diverso uso del territorio.
E come sempre i veneti si sono messi subito a ripulire, sistemare, salvare il possibile. Sono grandi lavoratori i veneti, e non amano discutere se devono affrontare una emergenza, non sono abituati a lamentarsi.
Ma è successa una cosa nuova.
Mentre i veneti erano alluvionati, nessun media si occupava di loro (solo La7), se non in ritardo. Non si sapeva che c’erano 5000 sfollati solo in provincia di Padova, tre morti e un disperso. E nulla dei danni ambientali ed economici.
Spariti i veneti dal contesto mediatico, proprio come i meridionali?
Dove erano le camicie verdi? Avrebbero dovuto accorrere in massa a salvare gli altri padani.
Solo la desolata faccia di Zaia a La7 che chiedeva aiuto allo Stato.
A seguire la minaccia degli industriali vicentini di non pagare le tasse allo Stato se questo non dava aiuti.
È ricomparsa la parola Stato in bocca ai veneti che se ne erano allontanati così tanto da stuzzicare gli spiriti di www.spinoza.it a spararne sul fatto che i leghisti adesso vanno in gommone come gli immigrati, oppure che hanno montato il MOSE al contrario, oppure che, e questa è indicativa, “chiedono aiuto ma nessuno li capisce”.
Peccato che il concetto di Stato ricompaia solo con le disgrazie.
Spero che il senso dello Stato riprenda vigore anche qui nel nordest e con esso il senso della realtà. Una realtà fatta di un ambiente che non ha risorse infinite.
Si vada a vedere un eccellente lavoro di Nicola Dall'Olio, un film documentario in concorso al festival Cinemambiente 2010, dove ha ottenuto una menzione speciale, intitolato “Il suolo minacciato”.

giovedì 4 novembre 2010

Del Vangelo e altre questioni morali

Anche qui, recensendo un libro, “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, ho tratto lo spunto per un nuovo post; visto che le vicissitudini socio politiche abnormi e deprimenti italiane mi spingono a riflettere…
Che cosa fa di noi dei buoni cristiani?
Certamente essere coscienti dei limiti terreni del nostro corpo ci induce a comportarci in una certa maniera, ma non per tutti, questa maniera è uguale. C’è chi, ad esempio, sentendo di non avere, dopo la morte, nessuna altra vita a disposizione, crede di avere il diritto di comportarsi come meglio gli aggrada; crede che facendo tutto quello che gli passa per la testa, avrà, per lo meno, soddisfatto le sue voglie e morirà tranquillo e appagato. C’è invece chi, anche non credendo nello spirito, ritiene di dover rispettare tutte le altre persone, le regole e le leggi del vivere civile; chi si spinge ancor più in là, e vuole preservare la natura e rispettare pure gli animali, e l’ambiente in cui viviamo, noi e loro. E che dire di quelli che, ferventi cristiani cattolici, uccidono, rubano, spesso membri di organizzazioni mafiose, trovano giustificazioni quanto meno fantasiose per i loro delitti? Nulla. Certo condanniamo, ma non risolviamo il problema legato strettamente alla coscienza che ognuno di noi ha di un certo fatto, comportamento, modo di agire.
Spesso si dice “incoscienza”, ma non è così. E’ una coscienza diversa, che deriva da una mancanza oggettiva, e spesso dovuta ad una mancanza di mezzi per raggiungerla, da una coscienza empatica, la sensibilità della persona verso fatti che non la riguardano da vicino, che le permettono di intercalarsi nelle vicissitudini altrui, per far si che i problemi di uno siano anche i problemi di tutti, e nel far questo ci si adoperi nel trovarne la soluzione che permetterà  a tutta la specie, ed all'ambiente che la ospita, di preservarsi.
Spesso, nella mia vita, ho cambiato idea sulla divinità, questo soprattutto in gioventù; ma anche ora mi interrogo sovente. Farò bene? Farò male? Nessuno può dirlo, nessuno. E’ però assolutamente legittimo. Con il libro “Il Vangelo Secondo Gesù Cristo”, Saramago pone, o meglio, io credo che ponga, l’Uomo di fronte ad un quesito importante: come vivere la propria vita cessando di essere succubi del sentire comune, liberandosi delle catene che sono le usanze e le dottrine, i dogmi, il pensiero dominante?
Noi siamo ciò che mangiamo e l’ambiente dove cresciamo, ma se ci vengono dati i mezzi, o i giusti impulsi, anche in ambito familiare, possiamo sviluppare una coscienza empatica che ci permetterà di avere un senso critico, non ci lasceremo sedurre dall'accidia del non far nulla quando vedremo un’ingiustizia, anche se non è fatta a noi in persona.

Ed è in quest’empatia con Gesù che si gioca la storia di questo libro; con l’empatia che si ha verso Giuseppe sin dall’inizio del libro, che apre ad un vecchio modo di concepire il rapporto tra gli uomini e le donne, ottuso e maschilista, e di questi con la Divinità, ermetica ed incurante del dolore che, spesso, provoca non senza una vena di piacere. Nello stravolgimento dei canoni cui siamo abituati sin dall’infanzia, riscopriamo una dimensione terrena, concreta, di Gesù, il quale deve misurarsi con una verità che si rivela, di molto, diversa da quella che ha imparato nelle sue frequentazioni alla sinagoga; così come è piuttosto diverso il racconto cui ci hanno abituato film e programmi dozzinali di indottrinamento, discorsi religiosi fatti da preti e papi di ogni tempo e luogo. Ma non lasciamoci ingannare dal discorso religioso. Il messaggio è che cercando di contrastare il volere di chi ha un potere immenso, sempre ci si trova a mal partito. L’unica scappatoia sarà quella di non accettare mai, fin dall’inizio, la regola che si impone a chi vuole seguire un idea ad ogni costo. Il fine non giustifica i mezzi quando il fine è un fine di sofferenza, ed a maggior ragione quando i mezzi infliggono una sofferenza, un tributo di sangue che, inevitabilmente, chiamerà altro sangue e sofferenza. Attraverso il racconto di emozioni concrete e di avvenimenti crudi ed a volte, oltre che crudeli anche efferati nel loro realismo, si smorza fino ad annientarsi, la favola del racconto di Natale, la tenerezza di un racconto che solo con l’ultimo film sull’argomento “La Passione di Cristo”, se ne è capita la gravità e la sofferenza.

Le masse non si emanciperanno mai? Anche questa è un altro interrogativo che si pone, visto che, fin dall’alba dei tempi, sempre ci sono state moltitudini che si uniformavano, allora come oggi, agli interessi di potenti che inculcavano con vari mezzi il pensiero unico. Non ci tragga in inganno il finale, che non me ne vogliate, qui svelo molto meno truculento, e dolce, rispetto a scene descritte in precedenza: suona un po’ come uno zuccherino dato dopo le bastonate inferte ad un cristiano, che vede svilito il nesso umano/divino per il quale dà la vita.  Mancano tante cose alle quali ci hanno abituato anni di indottrinamento, ed altre sono solo accennate, come cosa di poca importanza. Ma la cosa strana è che non se ne sente la mancanza; la spinta finale, la morale che se ne trae, è quella che ci dovrebbe portare, per lo meno quelli che ancora neppure ci pensano, ad aprire gli occhi, a guardarsi attorno e trarre delle conclusioni proprie, prescindendo drasticamente dal pensiero maggioritario, non smorzare mai il senso critico, soprattutto verso cose che ci stanno a cuore: occupiamoci di ciò che ci circonda con lo stesso impegno con cui ci occupiamo di noi stessi; e se non ci occupiamo bene di noi stessi, impariamo ad amare, ché non significa perseguire il successo personale con qualsiasi mezzo. Se fino a questo momento abbiamo amato qualcosa con tutti noi stessi, non vergogniamoci di ripudiarlo e denunciarlo se, dopo, ci appare in tutto il suo inganno.