Allora, prima scossa di terremoto indifferenza o quasi, poi al secondo botto, ODDIO ODDIO ODDIO...i media con le faccine compunte, le giacche stiracchiate, le camicie arraffazzonate, l'occhio lucido a narrare per pelo e per segno le vite di persone che NON hanno bisogno di alcuna pubblicità, ma di aiuto, sia economico e sia psicologico.
Non posso credere che la casalinga di Voghera o il falegname di Canicattì siano così morbosamente desiderosi di notizie sanguinolente o di dolore.
I media che riescono a tirare fuori dalla Rete il peggio, tipo la cazzata del fracking (qualche sera fa da Mentana...sono uscita a fare una passeggiata con il cane e credo che continuerò ogni sera).
Ecco un qui un bell'articolo di oggi, primo giugno, dal giornale LA STAMPA, di Michele Brambilla:
L'EMILIA NON E' SCOMPARSA. TUTTO VIENE ENFATIZZATO A DISMISURA, A PARTIRE DALLA PAURA DELLA GENTE.
Nelle ultime due settimane in Emilia Romagna ci
sono stati 24 morti e danni per svariati miliardi di euro; gli sfollati
sono quindicimila. Bastano queste cifre per dire che una situazione è
grave e degna di attenzione da parte di tutti gli italiani?
Evidentemente no, non basta. Così sono giorni che in tv, alla radio e
sui giornali si sente parlare di «interi paesi cancellati dalle carte
geografiche», o più sobriamente «rasi al suolo». Ho sentito dire che
Cavezzo, dov’ero appena stato, «non esiste più». Ci sono titoli sui siti
web - anche, ahimè, dei grandi giornali - che parlano di migliaia di
emiliani che «soffrono la fame», di «assalti di sciacalli alle case
danneggiate».
Mi domando se chi dice e scrive queste cose sia stato davvero in questi giorni a Mirandola, Cavezzo, Rovereto sul Secchia, Medolla, Carpi. Paesi che hanno subito danni ingentissimi e molti lutti: ma che esistono ancora. Paesi popolati da persone in difficoltà: ma non ridotte alla fame. Paesi in cui i capannoni crollati sono per fortuna una piccolissima percentuale, non la norma. Paesi in cui le abitazioni private hanno tenuto, grazie al cielo: anzi, grazie agli emiliani che le hanno costruite meglio che altrove.
C’è stato un terremoto, e basterebbe usare questa parola, terremoto: ce ne sono molte altre che incutono più terrore? E invece no: si parla di inferno, di un mondo spazzato via, di un’intera regione in ginocchio. Non è così: provate a girare per tutta l’area, da Modena fino su ai paesi dell’epicentro, e vedrete un film che non è quello che viene raccontato. Un film drammatico, certo. Ma perché dire e scrivere che è come il Friuli, l’Irpinia, L’Aquila? In Friuli ci furono mille morti, centomila sfollati, 18.000 case completamente distrutte, 75.000 gravemente danneggiate. In Irpinia tremila morti, 280.000 sfollati, 362.000 abitazioni distrutte o rese inagibili. L’Aquila è ancora oggi, quella sì, una città in ginocchio. L’Emilia no: la gente che vi abita ha paura, e questo è comprensibile, ma le grandi città sono intatte, il 95 per cento dei paesi pure, eppure l’altra sera in tv abbiamo sentito parlare (testuale) di «una regione distrutta».
Tutto viene enfatizzato a dismisura, a partire dalla paura della gente, che già ha buoni motivi per avere paura. L’altra notte l’ho trascorsa in piedi fra la gente in tenda. Una notte certamente disagevole, soprattutto per la preoccupazione per il futuro. Ma non ho visto alcuna scena di panico. La mattina alle nove accendo la radio e sento: «Notte di terrore nelle tendopoli per sessanta nuove scosse». Che ci sono state, ma non tali da essere percepite.
Non si tratta di sminuire la gravità di quello che è accaduto, ma di evitare che ai danni del terremoto si aggiungano quelli di un’informazione drogata. L’altra sera parlavo con Michele de Pascale, assessore al Turismo del Comune di Cervia. Mi diceva di non capire la contraddizione: «Stiamo accogliendo nei nostri alberghi gli sfollati perché qui da noi sono al sicuro. Poi riceviamo disdette per quest’estate: i clienti hanno sentito in tv che l’Emilia è distrutta. L’altro giorno un albergatore mi ha detto che lo hanno chiamato dalla Germania per annullare la prenotazione e hanno chiesto: ma siete ancora vivi?».
Domande alle quali ne aggiungo una diretta umilmente alla categoria di cui faccio parte: vogliamo davvero aiutare gli emiliani a ripartire? Atteniamoci ai fatti. Sono già abbastanza gravi che non c’è bisogno di metterci il carico.
Mi domando se chi dice e scrive queste cose sia stato davvero in questi giorni a Mirandola, Cavezzo, Rovereto sul Secchia, Medolla, Carpi. Paesi che hanno subito danni ingentissimi e molti lutti: ma che esistono ancora. Paesi popolati da persone in difficoltà: ma non ridotte alla fame. Paesi in cui i capannoni crollati sono per fortuna una piccolissima percentuale, non la norma. Paesi in cui le abitazioni private hanno tenuto, grazie al cielo: anzi, grazie agli emiliani che le hanno costruite meglio che altrove.
C’è stato un terremoto, e basterebbe usare questa parola, terremoto: ce ne sono molte altre che incutono più terrore? E invece no: si parla di inferno, di un mondo spazzato via, di un’intera regione in ginocchio. Non è così: provate a girare per tutta l’area, da Modena fino su ai paesi dell’epicentro, e vedrete un film che non è quello che viene raccontato. Un film drammatico, certo. Ma perché dire e scrivere che è come il Friuli, l’Irpinia, L’Aquila? In Friuli ci furono mille morti, centomila sfollati, 18.000 case completamente distrutte, 75.000 gravemente danneggiate. In Irpinia tremila morti, 280.000 sfollati, 362.000 abitazioni distrutte o rese inagibili. L’Aquila è ancora oggi, quella sì, una città in ginocchio. L’Emilia no: la gente che vi abita ha paura, e questo è comprensibile, ma le grandi città sono intatte, il 95 per cento dei paesi pure, eppure l’altra sera in tv abbiamo sentito parlare (testuale) di «una regione distrutta».
Tutto viene enfatizzato a dismisura, a partire dalla paura della gente, che già ha buoni motivi per avere paura. L’altra notte l’ho trascorsa in piedi fra la gente in tenda. Una notte certamente disagevole, soprattutto per la preoccupazione per il futuro. Ma non ho visto alcuna scena di panico. La mattina alle nove accendo la radio e sento: «Notte di terrore nelle tendopoli per sessanta nuove scosse». Che ci sono state, ma non tali da essere percepite.
Non si tratta di sminuire la gravità di quello che è accaduto, ma di evitare che ai danni del terremoto si aggiungano quelli di un’informazione drogata. L’altra sera parlavo con Michele de Pascale, assessore al Turismo del Comune di Cervia. Mi diceva di non capire la contraddizione: «Stiamo accogliendo nei nostri alberghi gli sfollati perché qui da noi sono al sicuro. Poi riceviamo disdette per quest’estate: i clienti hanno sentito in tv che l’Emilia è distrutta. L’altro giorno un albergatore mi ha detto che lo hanno chiamato dalla Germania per annullare la prenotazione e hanno chiesto: ma siete ancora vivi?».
Domande alle quali ne aggiungo una diretta umilmente alla categoria di cui faccio parte: vogliamo davvero aiutare gli emiliani a ripartire? Atteniamoci ai fatti. Sono già abbastanza gravi che non c’è bisogno di metterci il carico.
I fatti che contano:
RispondiEliminahttp://notizie.tiscali.it/videonews/115804/Italia/
Per una volta maledetto sorcio
non ti scateno dietro il micio
in fondo siamo parenti stretti
gratti e rosicchi senza colpa
perchè hai frenetica e breve vita
la stessa Terra che a te da tana
a me ha disfatto malfatta casa
buttato a terra bionda dispensa
saporita croccante e tonda
ma stai in guardia furfantello lesto
passata che sia la mia sciagura
la piena luna non sarà più di cacio
Marco Sclarandis
Marco il video non si vede dal link che hai inviato... dalla discussione si capisce che parlano di acquistare il parmigiano reggiano.
EliminaE, come hai già segnalato, è un ottimo consiglio.
Purtroppo l'informazione è così, le notizie vengono sempre gonfiate per attrarre l'attenzione, per colpire e più veniamo bombardati da informazioni gonfiate, più siamo assuefatti ed insensibili, basterebbe l'informazione, pulita, onesta reale, ma è difficile.
RispondiEliminaPerlomeno il tuo cane ringrazia ;-)
...anche il giardino...meno caccone in giro (il mio cane è piuttosto grosso).
Elimina;)
Potrebbe essere un intoppo temporaneo.
RispondiEliminaHo fatto il copiaincolla del link, quindi dovrebbe essere corretto.
Il video riprende il lavoro nei capannoni di stagionatura delle forme.
Un lavoro che deve essere fatto molto a braccia e anche alla svelta per salvare il salvabile.
Più che i topi sono le muffe a dare l'assalto al parmigiano.
Maledetti microrganismi.
A me sembra che questo sisma padano (è proprio il caso di adoperare questo aggettivo)sia un ulteriore avvertimento prima del picco di tutto.Energetico, minerario, economico, sociale.
Adesso fonderanno "Tremitalia", agenzia per la riconversione edile a prova di settimo grado Richter.
Ma con il ritmo dell'adagio di Albinoni.
Troppo tardi.
E' qui,l'Italia, non si può spostare fuori dalle faglie.
Anche se Equitalia dovesse rinunciare alla riscossione per mezzo secolo.
Marco Sclarandis
...sto ancora ridendo
RispondiEliminaAdesso fonderanno "Tremitalia", agenzia per la riconversione edile a prova di settimo grado Richter.
Ma con il ritmo dell'adagio di Albinoni.
Bravo Brambilla! E bravi Blogdromesi!
RispondiEliminaPosso garantirvelo, i danni ci sono, e tremendi, ma molte delle persone che ancora dormono in macchina (e ne conosco TANTI) sono i primi ad essere infastiditi da questo clima da Armageddon.
Tra l'altro, ho chiamato da giorni la Protezione Civile per offrire la mia disponibilità a dare una mano nei weekend, ma finora continuano a ripetere "Grazie, ma siete in troppi. Mandate soldi, alimenti, vestiti... ma state a casa vostra finché non vi chiamiamo noi".
Anche di questo non si sente parlare molto.
Caro Niarb, io ho pensato a come mi sentirei io se, nel disastro e dolore TOTALE, avessi anche i frignamenti per maggiore auditel dei media banali in cui siamo immersi. Me lo sono chiesta e poi ho visto che la risposta l'aveva scritta Brambilla.
RispondiEliminaTu confermi perchè la tua disponibilità è stata messa in coda a una lista lunga di altre disponibilità, il che vuol dire che l'Italia e soprattutto l'Emilia si è mossa subito per rialzarsi da una botta tremenda. E non aiuta certo la lacrimuccia delle fighette televisive...