giovedì 29 settembre 2011

LE COMPAGNIE PETROLIFERE





Sono il Potere Forte.
Una volta questo potere era concentrato tutto nei paesi arabi adesso sempre più sale verso la Russia, verso l’Artico.
L’articolo “Shell chief warns of era of energy volatility”, comparso il 21 settembre 2011 sul “Financial Times” è una intervista all’AD della Shell, Peter Voser. La Shell, la Exxon, la Bp, la Chevron, la Petrobras, la Total sono enormi multinazionali del fossile. Questo articolo riporta analisi di Voser che prevedono la produzione petrolifera in ribasso.
Voser sostiene: “Serviranno altre quattro Arabie Saudite o dieci mari del Nord per mantenere l’offerta petrolifera al livello attuale (cioè senza previsione di aumenti di produzione) per i prossimi dieci anni (fino al 2021)”. E inoltre dice che “servono altri sei o otto anni per sviluppare altri progetti di petrolio o di gas”. Tipo nell'Arctic Chukchi Sea, ma senza tutte quelle richieste di compensazione finanziaria per i rischi ambientali (veramente seccanti). Quindi “stiamo andando vero un aumento dei prezzi dell’energia”.

Ovvero a breve troveremo non solo carburanti sempre con prezzi più alti, ma anche l’elettricità di casa e il riscaldamento svetteranno. E molti altri prodotti derivati dal petrolio, come fertilizzanti (necessari per produrre cibo) o prodotti chimici (farmaci, utensili e molto altro che stiamo usando in questo momento).
In effetti bruciare il SOLE DELL’ANTICHITA’ (il petrolio) per fare gasolio o benzina affinchè si possa andare a comprare le sigarette mi pare veramente uno spreco inaudito.
L’IEA (International Energy Agency) è l'Agenzia per l'Energia con sede a Parigi che rappresenta i governi occidentali più forti, tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti. In un articolo comparso sul “Guardian” il 15 dicembre 2008, Fatih Birol, capo economista presso l'IEA, ha detto che la produzione di greggio convenzionale potrebbe raggiungere il picco nel 2020, una notizia pessima per un mondo ancora fortemente dipendente dal petrolio. Il picco di fornitura causerà gravi danni economici, sociali e politici per molti anni. a chi è meno preparato. Solo a novembre 2008 l’IEA aveva detto che il picco si raggiungeva nel 2030. Inoltre l’IEA modifica in corsa le previsioni dei tassi di declino dei giacimenti petroliferi mondiali (nel 2007 era al 3,7%, nel 2008 al più probabile 6,7%.). L’articolo cita anche Jeremy Leggett, direttore esecutivo di Solarcentury, una società di energia solare. Leggett dice che l’IEA minimizza la portata del problema a causa delle “esigenze politiche” dei governi a cui appartiene e che il picco del petrolio sarà nel 2013.
Nel 2005 l’IEA negava che ci fosse una minaccia fondamentale per l'economia del petrolio nel mondo.
Il pessimismo della Shell è superiore a quello della IEA.
Se il petrolio come fonte energetica a basso costo e di facile reperibilità comincia a scomparire significa che SIAMO NEL PICCO DEL PETROLIO.
Reperire nuovi campi petroliferi o gasieri significa sottoporre l’Umanità a gravissimi rischi ambientali, in confronto ai quali il Golfo del Messico appare un nulla.
La Shell espone questi dubbi sulla produzione petrolifera e lo fa per parlare ad Obama, ma anche altre compagnie sembrano “accettare” la dura realtà del Picco del Petrolio. Addirittura la Chevron dal 2005.
L’AD Gabrielli della Petrobras spiega nel dicembre 2009 che il mondo ha bisogno di volumi di petrolio equivalenti a una Arabia Saudita ogni due anni per compensare i futuri tassi di declino della produzione mondiale di petrolio.
Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total, terzo gruppo petrolifero più grande d'Europa l'energia prevede in una intervista al “Financial Times” del 17 febbraio 2009 che il mondo non sarà più mai in grado di produrre oltre 89 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel frattempo vecchi campi nel Mare del Nord scenderà in produzione come l'olio diventa più costoso da produrre. E il mare del Nord è il fornitore dell’Europa.
In mezzo alla tempesta idrocarburica la Exxon, il GIGANTE petrolifero U.S.A. si sta muovendo in direzione Artico. I primi di settembre 2011 la Exxon ha concluso un affare iper miliardario con la russa Rosneft per le trivellazioni nel Circolo Polare Artico.
I russi non sono famosi ambientalisti per cui mentre Putin vuole di nuovo sedere a capo della Arabia Saudita Fredda (finché tiene l’atmosfera alla nostra pressione antropica, poi sarà calda anche la Russia con il Global Warming) si lasciano concessioni di trivellazione in un luogo IPERCRITICO per la vita del Pianeta.
Ai russi interessano i dazi sul greggio che consumeranno su Marte insieme ad attraenti venusiane e allegrissimi gioviani. Sulla solarità dei saturniani ho dei dubbi, am ci faranno sapere i russi e gli americani. Eterni falsi nemici.
E LA DOMANDA DI ENERGIA (l’85% della quale proviene da fonte fossile)?
Quella cresce, anzi, come dicono gli economisti e gli analisti finanziari, quella E’ BELLO CHE CRESCA, COME DEVE CRESCERE LA POPOLAZIONE MONDIALE E I CONSUMI DI CIBO E LE NECESSITA’ DI SERVI.
No scusate volevo dire SERVIZI.

P.S. Il primo link al Financial Times porta sempre a una richiesta di registrazione. Se volete leggere l'articolo basta che copiate il titolo sul motore di ricerca e vi ci porta.


martedì 27 settembre 2011

PICCOLO E' BELLO



Leopold Kohr fu un economista, giurista e politologo statunitense.

Kohr nacque nel 1909 nella piccola cittadina austriaca di Oberndorf bei Salzburg. Questo paesino austriaco, dove passò l'infanzia, lo ispirò nella scrittura della sua opera più importante, The Breakdown of Nations (Il crollo delle nazioni), ovviamente aggiungendo il suo studio critico di economia e teoria politica presso la London School of Economics, la sua esperienza come reporter di guerra durante la guerra civile spagnola e la conoscenza delle città Stato anarchiche, e al fatto che egli fu costretto a fuggire dall'Austria dopo l'invasione nazista (Kohr era ebreo).

Tutto questo contribuì al suo crescente sospetto a riguardo del Potere e dei suoi abusi.

Era noto per la sua opposizione al "culto della grandezza" e fu tra gli ispiratori del movimento del PICCOLO E' BELLO.

Perché parlare di questo quasi sconosciuto signore morto nel 1994?

Perché probabilmente sarebbe una di quelle persone ben poco stupite dell'attuale collasso planetario, sintomo della crisi di Grandezza.

Non era un capopopolo, anzi era mite e autoironico, lontano dalle luci della ribalta del Potere.

Nel 1957 con “Il crollo delle Nazioni” descrisse tale probabile collasso, ma le sue idee furono sistematicamente ignorate o perlopiù accettate con un'ombra di sorriso sgarbato. Non lusingava il Potere e questo lo ignorava.

Potere istituzionale e potere "rivoluzionario".


In realtà, il messaggio di Kohr era una sfida diretta a quei Poteri.
"Ovunque c'è qualcosa di sbagliato" diceva "qualcosa è troppo grande."

Stabilitosi negli Stati Uniti, Kohr iniziò a scrivere il libro che avrebbe definito il suo pensiero.


Egli sosteneva un principio radicale: i piccoli Stati, nazioni piccole e piccole economie sono più pacifiche, più prospere e più creative di tutte le grandi potenze o superstati.


Fu una affermazione fuori moda all'alba dell'era spaziale, soprattutto quando BISOGNAVA ESSERE MODERNI A TUTTI I COSTI, con forte fiducia nel progresso gigante, nella tecnologia che avrebbe portato avanti il destino dell'umanità.

Celebrati pensatori politici parlavano in tutta serietà di creare un governo mondiale, come prossimo passo verso l'unione dell'umanità e
Kohr fu estremamente in contrasto con tale principio prevalente.
Non sapendo come definirlo, lo descrissero infatti come un poeta.

Kohr sosteneva che i problemi della società non sono causati da particolari forme di organizzazione sociale o economica, ma dalla loro dimensione.


Il Socialismo, l’Anarchia, il Capitalismo, la Democrazia, la Monarchia potrebbero ugualmente funzionare bene se eseguiti a "scala umana": una scala in cui le persone possano svolgere un ruolo nel sistema che governa le loro vite.


Ma una volta arrivati alle dimensioni giganti degli Stati moderni, tutti i sistemi diventano oppressori.


Cambiare il sistema, o l'ideologia che sostiene uno Stato non impedisce l'arrivo della oppressione perché "il problema non è la cosa che è grande, ma la grandezza stessa".


Attingendo alla Storia, Kohr ha dimostrato che quando la gente ha troppo potere, sotto qualsiasi sistema o nessun sistema, tende ad abusarne.
Quindi si dovrebbe innanzitutto limitare la quantità di potere che ogni singola organizzazione o singolo governo possono detenere.


La soluzione ai problemi del mondo non era più l'unità, ma la divisione.
Il mondo dovrebbe essere diviso in piccoli Stati, più o meno equivalenti per dimensioni e potenza, in modo da limitare la crescita e quindi il dominio di uno su tutti.

I piccoli Stati e le piccole economie sono più flessibili, più capaci di resistere alle tempeste economiche, meno capaci di fare guerre, e i loro popoli sono più seri e responsabili.
Non solo, ma erano più creativi.

Molte delle glorie della cultura occidentale, dalle cattedrali alla grande arte alle innovazioni scientifiche, erano il prodotto dei piccoli Stati.
L'Italia in effetti ha dato vita al Rinascimento mentre era divisa in staterelli.


La Grandezza, ha previsto Kohr, non poteva che portare ad una maggiore grandezza, e "qualsiasi cosa che diventa troppo grande comincia a soffrire del problema irrefrenabile delle proporzioni ingestibili".


Al di là di questi limiti lo Stato è costretto ad accumulare più potenza per gestire il potere che già aveva (Impero Romano).


La crescita diventa cancerosa e inarrestabile, fino a quando c'era un solo possibile punto finale: il collasso.


Kohr mise in guardia il Mondo più di mezzo secolo fa asserendo che "la crescita invece di servire la vita, serve se stessa, pervertendo lo scopo stesso dell'esistenza".

La "crisi della grandezza" è qui ora presente e a quanto pare le soluzioni sono tutte identiche in tutto il Mondo: i sindacati devono concertare, meno pressione fiscale, stretta governance globale, sistemi di geoingegneria, una maggiore crescita economica.


Questo è ciò che leggiamo e sentiamo dire tutti i giorni, a parte poche isolate inascoltate voci.


Siamo di fronte alla Stella Morente della Grandezza e quindi vista l'imminente fine, l'intero ciclo di crescita potrebbe ricominciare tutto da capo.

Ma prima che questo accada, in mezzo alle "ere glaciali dell'intelletto durante il dominio della Grandezza", sarebbe bello far vedere sorgere un Mondo "piccolo e di nuovo libero". Questa la speranza che ci ha lasciato Kohr.

giovedì 22 settembre 2011

TRANSIZIONE DOLCE?

Mi è sorta questa domanda dopo aver letto questo articolo di Ugo Bardi.
Ugo Bardi è docente di chimica e fisica all'università di Firenze, ed è membro del comitato scientifico dell' associazione internazionale ASPO (association for the study of peak oil - associazione per lo studio del picco del petrolio), ovvero Bardi è un druido moderno.

Omen nomen, visto che i bardi formavano, insieme ai druidi e ai vati, le tre caste sacerdotali delle popolazioni celtiche.

La presentazione è chiara, spiega un altro tipo di PICCO, quello DELLA CIVILTA'.

Spiega che il druido immaginario alla corte di Marco Aurelio Vero, inascoltato anche perchè suggeriva di sciogliere l'esercito (e l'imperatore è il comandante dell'esercito), avrebbe dato OTTIMI CONSIGLI DI TRANSIZIONE AL MEDIOEVO.

Ovvero una TRANSIZIONE DOLCE.

La fine dell'Impero Romano (da Gibbon in poi è il Mito più studiato dagli storici, ma anche da sociologi, senza contare Asimov il cui meraviglioso ciclo dell'Impero Galattico, con Trantor come capitale, è basato sui libri di Gibbon) è una tipica modalità di fine di un sistema complesso e dinamico come una società umana.

La fine dell'Impero Romano era il MEDIOEVO, ma se il Druido immaginario avesse ricevuto ascolto da Marco Aurelio, la transizione al medioevo avrebbe potuto essere guidata, e di conseguenza un sacco di capacità tecniche, tecnologiche e artistiche, nonchè beni materiali di enorme valore non sarebbero stati distrutti.

Insomma non ci sarebbe stato un buco nero.

Nell'articolo è citato Tainter che nel 1990 pubblicò un libro "The collapse of complex societes". In quel libro Tainter parla di tutte le civiltà complesse, Roma antica compresa, ed enuclea un concetto chiave:


LE SOCIETA' UMANE REAGISCONO SEMPRE ALLE CRISI AUMENTANDO LA COMPLESSITA'.


LA COMPLESSITA' DUNQUE PORTA BENEFICIO, MA E' ANCHE UN COSTO ENERGETICO.


A UN CERTO PUNTO LA COMPLESSITA' NON DA PIU' ALCUN RITORNO E DI CONSEGUENZA ARRIVA IL COLLASSO.



Il collasso si porta via tutto, città , strade, porti, esperienze, l'arte, la musica , la conoscenza, le bellezza.

Transitare verso una trasformazione è meglio che collassare, ma non è di facile comprensione (soprattutto per i politici attuali che sono assai minus habens rispetto a Marco Aurelio).

Ed ecco che ho trovato in rete delle meraviglie, affascinanti e mi sono chiesta:

SE COLLASSEREMO PERDEREMO TANTO TROPPO E ANCHE QUESTE CHE SEMBRANO INVECE APPARTENERE ALLA TRANSIZIONE (SE QUALCUNO LO CAPISSE).

Questa è la prima affascinante opera umana:


Markus Kayser - Solar Sinter Project from Markus Kayser on Vimeo.



Markus Kayser ha progettato un metodo dove la sabbia del deserto e la luce del sole (abbondante materia prima ed energia) gli consentono di produrre oggetti in vetro con un processo di stampa 3D, che combina energia naturale e materiali high-tech.

Il risultato è affascinante! Certo lui arriva lì con la jeep, lo aiutano a trasportare i mezzi tecnologici, c'è il silicio e ci sono competente tecniche di alto livello.

Tuttavia potrebbe essere una transizione, utilizzare ciò che si ha in abbondanza (in questo caso sabbia e sole) e FARE, fare qualcosa che porti avanti la società.

Altro esempio, le sculture di Theo Jansen.

Siamesis (standbeest) | Theo Jansen from Neppod on Vimeo.



Le sculture di Theo Jansen ricordano lo scheletro di strani animali. Sono progettate per essere in grado di camminare sulle spiagge dei Paesi Bassi: attraverso sensori meccanici e pneumatici, le macchine si accorgono di incontrare un ostacolo e si rendono conto di essersi avvicinate troppo al mare, e cambiano direzione. Jansen lavora su questo tipo di sculture da più di vent’anni. Inizialmente erano piuttosto semplici. Gradualmente ha cominciato a progettarle perché interagissero con l’ambiente per cui erano destinate; nel corso del tempo le strutture sono diventate sempre più capaci di sopravvivere agli elementi naturali del loro ambiente di destinazione, la sabbia, l’acqua e le tempeste.

Ecco ho voluto condividere con voi queste affascinanti produzioni umane.

Non siamo solo buco nero, potremmo trasformarci con meno dolore di quello che intravediamo.

E concludo con Marco Aurelio Vero, dalle sue "Meditazioni" (167 d.c.):

La natura che governa l'universo tra un istante trasformerà tutte le cose che vedi, e dalla loro sostanza ne produrrà altre e dalla sostanza di queste altre ancora, perchè il cosmo resti sempre giovane.

Nel 167 d.c. Marco Aurelio aveva già intuito la prima legge della Termodinamica.

martedì 20 settembre 2011

Concretezza


La mente umana è meravigliosa. È di certo la cosa più complessa presente sulla terra, forse dell'universo, è incredibile quello che riesce a fare, spesso ce ne dimentichiamo, lo diamo per scontato, ma ci sarebbe da meravigliarsi ogni giorno. È sorprendente quanto siamo riusciti a comprendere della realtà, forse non riusciremo mai a comprendere tutto, probabilmente è molto di più quello che non sappiamo, ma è già tantissimo quello che sappiamo. Non era scontato che la realtà fosse comprensibile e che lo fosse fino a questo punto. Anche la tecnologia attuale di cui godiamo (ed in qualche caso soffriamo) deve tutto alla nostra capacità di comprendere quello che ci circonda e quindi di agirvi. Però ci sono campi in cui la comprensione è andata più avanti ed altri in cui si è sempre al punto di partenza, o poco più. Si è studiato, ci sono stati personaggi che ricordiamo per il loro contributo, eppure tutto quello che avevano scoperto viene messo in discussione, altri ripartono completamente da zero ignorandolo, ritenendolo errato nell'approccio complessivo. Questo accade nelle scienze umane, sociali ed economiche. Accade certamente perché la presenza umana rende le cose più complesse, ma accade anche perché vedere le cose in un modo oppure nell'altro porta a conseguenze, può favorire qualcuno rispetto ad altri, insomma ci sono (come si suol dire) interessi dietro. Se in un campo c'è molta confusione, si fatica ad arrivare a punti fermi, ci si può giurare: ci sono interessi dietro. Lo prenderei come un dato di fatto, un principio che difficilmente può essere messo in discussione, gli esempi si sprecano, ognuno può andare a vedere ed accorgersene.

Dunque, in questi casi, è possibile arrivare a conclusioni opposte, pur in maniera apparentemente corretta, a volte addirittura portando prove e dimostrazioni a favore dell'una e dell'altra tesi. Certo andando a scavare in queste 'prove', in molti casi, si scopre che le due tesi non sono proprio equivalenti. Ma per andare a scavare è necessario avere le capacità, il tempo ed, in molti casi, l'accesso alle fonti. Solo allora è possibile scoprire come stanno realmente le cose ed a volte non è neanche sufficiente. Queste difficoltà ci sono, proprio nei campi che ci riguardano più da vicino, proprio riguardo a ciò su cui dovremmo avere le idee più chiare. Così va a finire che si cercano scorciatoie, che ci si fa un'idea di massima e si rimane vicini ad essa e si cercano di inquadrare le cose secondo quell'ottica.
Tutto questo solo per dire qualcosa che sappiamo e che ci ripetiamo sempre: che non dobbiamo credere a tutto quello che ci viene detto, che dobbiamo utilizzare il nostro senso critico. D'altra parte a volte il senso critico non basta, a volte, proprio per la difficoltà di comprendere come stanno veramente le cose, si instaurano abitudini, modalità di pensiero su cui ci adagiamo e finiamo per rigettare tutto quello che arriva da una fonte e per accettare tutto quello che arriva da un'altra. Finisce che siamo critici con la scienza ufficiale, con le interpretazioni accettate di alcuni fatti e non lo siamo altrettanto nei confronti di quelle 'alternative'.
Così a volte le menti più critiche, più feconde, più attente si perdono dietro teorie affascinanti, ma difficilmente provabili o confutabili, dietro possibilità interessanti, ma dubbie. Insomma è forte il rischio che chi evita le strade battute da tutti e vuole, giustamente, esplorarne altre, finisca per perdersi in queste strade. D'altronde è un rischio che vale la pena correre, se non ci fossero persone disposte a correre questo rischio, saremmo persi.
Io mi permetto solo di ricordare a queste menti di tenere sempre e comunque gli occhi aperti; di non rimanere troppo affascinati da cose che sembrano spiegare molto, ma sono basate solo sulla combinazione di elementi diversi. Tenerne conto certo, lasciarle in un angolo come possibilità, cercare prove che le confermino o smentiscano, ma rimanere comunque in ascolto, soprattutto non dimenticare le cose più elementari.

Ricordo questo perché, come sappiamo, c'è chi vuole manipolarci, è evidente che sia così, non potrebbe non essere così. Ci sono disparità sociali, privilegi, c'è chi è favorito dalla situazione attuale e chi è sfavorito, chi avrebbe interesse a rimuovere disparità sociali e privilegi e chi vorrebbe mantenerli ed anzi accentuarli, mettersi maggiormente al sicuro dalla possibilità che gli vengano tolti. Coloro che vogliono mantenerli ed accentuarli sono pochissimi, sono una minoranza, dunque non si spiegherebbe come riescano a mantenere le cose. Ci riescono, appunto, nascondendo come stanno alcune cose, distorcendone altre, inventandone altre ancora. Tipologie diverse di persone vengono manipolate in maniera diversa, ci sono le panzane per l'uomo comune che alle menti più raffinate sembrano ridicole e complicatissime trame che invece allettano queste ultime portandole lontane e rendendole innocue per il vero potere.

Non ho soluzioni, purtroppo, ma inviterei tutti a rimanere sempre su più piani, a non rinunciare ad un fronte perché è meglio un'altro, a non rinunciare a nessuna arma e nostra disposizione, neanche spuntata come può essere quella del voto, a non sottovalutare alcun nostro contributo, che può sembrare piccolo come quello dell'attenzione alla sostenibilità delle nostre scelte ed a quello che acquistiamo e che non acquistiamo, del gesto o della parola giusta nella vita quotidiana. Ogni nostro atto influenza quello che accade, sono piccolissimi contributi, ma tutti insieme formano lo stato attuale delle cose, se fossimo tutti coordinati potremmo decidere immediatamente in che direzione andare, purtroppo siamo lontani da questo, ma almeno facciamo quello che possiamo, accettiamo la strada intrapresa da altri, favoriamola, evitiamo di combatterci tra noi, di dividerci su sfumature ed accettiamo di fare anche piccoli passi se non si trova la maniera di farne di grandi.
C'è sempre stata una contrapposizione tra chi vuole cambiare le cose immediatamente, di colpo, anche violentemente e chi vuole farlo gradualmente, scivolando verso una società migliore. Mi pare però che le rivoluzioni abbiano risolto poco, che spesso ne sono seguite delle restaurazioni, che nel caos prendano il sopravvento le persone peggiori e spesso si sia finito per peggiorare le cose. D'altra parte lo scivolamento continuo spesso si arresta ed indietreggia, appena l'attenzione si abbassa, appena si danno per acquisiti alcuni punti, viene concesso solo finché si rimane all'interno di determinati schemi. I nemici sono anche chi vede queste strategie come inconciliabili, potrebbero invece associarsi, quella cruenta come spauracchio, sempre in procinto di scatenarsi e lo scivolamento appoggiato da tutti, senza contrasti da parte di chi vuole "far emergere le contraddizioni", approfittando invece di ogni piccolo passo nella giusta direzione. 



Sintesi per chi, giustamente, si rifiuta di leggere un post così lungo, inutile per chi l'ha letto:
 
Non è un caso che nelle scienze sociali ed in quelle economiche ci siano più teorie contrapposte e meno (o nessuno) punti fermi. La causa è la complessità delle questioni, ma ancor più il fatto che una teoria o l'altra favoriscono interessi diversi e dunque si passa da un confronto scientifico ad uno di forze contrapposte. In questi campi, dunque, è più difficile affidarsi ad esperti, perché non è sempre evidente da quale parte stanno, poiché, purtroppo, in questi campi non c'è solo la parte della ricerca della conoscenza, ma anche e soprattutto quella della convenienza. Chi è in grado di farlo, ha le capacità, la volontà ed il tempo, dovrebbe approfondire da solo ed affidarsi il meno possibile ad esperti e comunque verificare quello che dicono. Se si comincia a costruire su affermazioni di esperti dandole per buone si può arrivare a conclusioni erronee pur ragionando correttamente. In molti casi la manipolazione che conosciamo si spinge fino alla scienza. Tipologie diverse di persone vengono manipolate in maniera diversa, ci sono le panzane per l'uomo comune, che alle menti più raffinate sembrano ridicole e complicatissime trame che invece allettano queste ultime e finiscono per neutralizzarle. Lo scopo è sempre quello di dividere. Ribadisco il mio solito invito a non dividerci, a guardare e capire il percorso di ognuno, a saper riconoscere chi cammina nella stessa direzione anche se in maniera diversa ed accompagnarsi invece di contrapporsi e discutere sul come agire, finendo per denigrarsi e combattersi. Dovremmo coordinarci se possibile, ma comunque, rispettarci ed aiutarci a distanza.



sabato 17 settembre 2011

Smettere di lasciar fare


Ormai sono oltre due mesi che non scrivo. Ma non è per pigrizia (forse un po’ si) che lo faccio, si tratta di avere il tempo di focalizzare quel che si vuol dire, tenendo ben presente che ci sono migliaia di blog che scrivono, molto probabilmente, delle stesse cose, e siccome non sono alla ricerca di un’accondiscendenza, ogni volta che mi si prefigura un’idea da buttar giù, ecco che mi viene in mente il tal blog che, molto meglio di me, ha saputo scriverne.

La situazione che si è configurata nel nostro pianeta è disastrosa, ma la situazione, nel particolare italiano, lo è talmente da essere grottesca. L’informazione in rete non aiuta, poiché proliferano informazioni contrastanti, un guazzabuglio di notizie, di ricostruzioni, spesso anche ben architettate, credibili, ma che celano, dietro quel velo di verità assoluta, un attacco ai valori che trova il suo compimento nel complotto ad ogni costo, nello screditare tutto e tutti. Ad esempio mi sono imbattuto in un filmato in tre parti (qua il canale dal quale è tratto), dove si parte con una critica a Grillo, che può essere più o meno fondata, ma non è questo il punto, e si finisce per tracciare una rete mondiale di cospirazione che, partendo da Grillo, arriva al Bilderberg e alla Trilaterale, rete nella quale sono coinvolte le Banche, dalla BCE al FMI colluse con Casaleggio, Vodafone, il Club di Roma e chi più ne ha più ne metta.

La non facile situazione politica che si è verificata, la riluttanza a trovare vere soluzioni ai problemi, sta gettando nello sconforto milioni di persone, questo sconforto è alimentato anche da chi vede, oppure più propriamente finge di vedere, il complotto ovunque, dunque istiga a non fidarsi più di alcuno e perciò spinge a non impegnarsi più in prima persona nella lotta quotidiana che ci dovrebbe vedere uniti e solidali, partecipi di piccoli atti di civiltà, ed in prima linea contro le politiche liberiste che ci stanno togliendo diritti ottenuti con anni di lotte sindacali, alcune volte anche sanguinose. In più si degrada ulteriormente la situazione economica con rincari indiscriminati, senza dare un taglio là dove ci sono i reali sprechi, senza ridurre i privilegi della casta politica, senza rinunciare a propositi infrastrutturali che non avrebbero motivo di esistere se solo si prendesse in considerazione di recuperare ciò che già esiste sul territorio, e si combattesse la mafia, si, la mafia, delle consulenze, del nepotismo, del clientelismo.

Ad esempio nel mio comune di residenza, si vorrebbe, e probabilmente lo si farà, costruire una scuola nuova, di sana pianta, con relativo consumo di territorio, ed il risultato sarà di avere un edificio che è già vecchio, prima ancora di essere posata la prima pietra, ad un prezzo esorbitante, che ci indebiterà per venticinque anni e che, con tutta probabilità, rimarrà una cattedrale nel deserto, al netto della spudorata bugia di aver fatto una perizia sull’esistente; perizia che lo ha dichiarato, guarda un po’, non ristrutturabile! Cosa ci sarà mai dietro una simile caparbietà che, anche a livello Nazionale, spinge a perseguire opere infrastrutturali devastanti, a costi che sono i più alti d’Europa, anche in un momento come questo, nel quale si dovrebbero fare scelte oculate? Semplicemente mafia, che in questo caso si è trasformata in associazione legale allo scopo di favorire qualcuno al prezzo di privilegi o soldi sottobanco; e per coltivare questo tipo di mafia legale, si deve mentire, ingannare, nascondere la realtà.

Non si tratta solo di essere disillusi; si tratta di essere attivi e critici; purtroppo la coerenza, spesso, viene meno a causa di scelte politiche di ideologia; ciò non significa che, se anche ti ho votato, mi debba piacere tutto quello che fai; e comunque non sono io l’incoerente, ma lo è chi dimostra coi fatti di non perseguire l’ideale; e per cosa, per motivi di prestigio personale? Sarebbe bello se, almeno qualche volta e nonostante il ruolo di potere ricoperto, si ammettessero i propri sbagli e, come dire, si tornasse sui propri passi e valutassero le alternative.

Quindi vorrei solo dire di attivarsi, ognuno come può, convincendo i propri amici e conoscenti ad interessarsi di qualcosa che, in definitiva, li riguarda in prima persona, con disillusione ed a qualsiasi schieramento politico appartengano; di non accontentarsi di una spiegazione, di non credere a tutto quel che viene detto, ma di cercare di valutare da sé le implicazioni delle scelte politiche, e di contrastarle ogni qualvolta esse vadano contro una scelta che veda il bene comune e del territorio, inteso come ambiente, al centro dell’interesse collettivo. Il benessere collettivo coincide col benessere individuale, sia a livello locale che globale; il benessere individuale non coincide quasi mai con quello collettivo, perché non se ne cura. Ecco perché è importante, ad esempio, la raccolta differenziata: è un piccolo sacrificio, una scomodità, se vogliamo, ma che porterà, e avrebbe già portato, immensi vantaggi al mondo intero, se per attuarla si fossero combattute con ogni risorsa disponibile e con pervicacia, le logiche affaristiche di chi commercia in immondizia facendola produrre attraverso canali apparentemente leciti, e smaltendola illecitamente, fregandosene dell’avvelenamento del territorio. Allo stesso modo non si avrebbe mai dovuto rinunciare alla sovranità monetaria, in quanto ciò ha permesso alle banche di diventare le padrone in casa nostra, di costringere gli Stati a promulgare leggi, di asservire la politica ad esse. Quest’ultimo punto avrebbe dovuto costituire di per sé la rottura con lo Stato Sociale, e provocare rivolte e proteste. Ma nessuno, io compreso, capiva cosa stava succedendo alla fine degli anni ’80, ed abbiamo lasciato fare.

È ora di smettere di lasciar fare.


mercoledì 14 settembre 2011

LA TEORIA DI OLDUVAI



«Il collasso, se e quando si ripresenterà, questa volta sarà globale. Non è più possibile che collassi una nazione sola. La civilizzazione mondiale si disgregherà nel suo complesso. I competitori che si evolvono allo stesso modo, collassano in modo simile.»
Joseph A. Tainter, 1988

Dopo aver letto questa affermazione di Tainter, mi sono chiesta se fosse il caso di rimembrare la Teoria di Olduvai.
Direi di si.
E' come se fossimo su una zattera, e stesse arrivando una tempesta strepitosa, ma, anzichè studiare una forma di difesa, non siamo nemmeno allertati.
Anzi, stiamo bisticciando sulla Moneta, o sui raid Libici, o su altre amenità, di cui il Pianeta non sentirà la mancanza.
La Gola di Olduvai non c'entra nulla con la Teoria di Olduvai.
E' solo un pretesto. La Gola di Olduvai è un sito archeologico nella pianura del Serengeti orientale, nel nord della Tanzania. E' una Gola molto ripida per circa 50 chilometri di lunghezza e 295 metri di profondità. I depositi fossili mostrano una ricca fauna, resti di ominidi e i più antichi utensili terrestri, in pietra, datati da 2.100.000 a 15.000 anni fa. E' stata definita la CULLA DELL'UMANITA', il luogo dove ebbe origine la razza umana. Il luogo più antico.
Il nome di questo sito archeologico è stato utilizzato per dare il nome alla Teoria che dice che la civiltà industriale crollerà e l'umanità dovra tornare, in rapido declino, all'età della pietra.

Ma già il Medioevo sarebbe una tortura tremenda, soprattutto per noi viziati occidentali, che usiamo l'energia elettrica per fare tutto, anche per lavarsi i denti.
Chi è interessato basta che clicci sul titolo del post e si trova il lavoro di un ingegnere elettronico statunitense del 200o. Lui si chiama Richard C. Duncan e fece una convegno a Reno, Nevada, il 13 novembre 2000. Con dati fino al 1999. E' direttore dell'istituto per l'Energia e scrive per il Picco del Petrolio (peak oil).
Brevemente la Teoria di Olduvai afferma che l'aspettativa di vita della Civiltà Industriale è di circa 100 anni, dal 1930 al 2030. La legge di Ackerman (1932) la definisce come E = energia/popolazione.
La Civiltà Industriale nasce quando la produzione pro-capite di energia raggiunge il 30% del suo valore medio, e termina quando cade al medesimo valore, facendo una curva, come nel disegno sotto il titolo.
La teoria ha cinque postulati:
1) La crescita esponenziale della produzione mondiale di energia finisce nel 1970;
2) Gli USA anticipano la Teoria di Olduvai (crescita dal 1954 al 1979, stagnazione dal 1979 al 2008, declino fino al 2030);
3) Il declino della Civiltà Industriale inizierà verso il 2008 - 2012;
4) Abbassamenti di tensione e black out sono indicatori e anticipatori del declino;
5) La popolazione mondiale si ridurrà con l'arrivo dell'anno "E" ovvero quando si tornerà al valore corrispondente al 30% del valore medio della produzione pro-capite di energia.
Il postulato 1 è già stato verificato (R. Duncan, 2005-2006, The Olduvai Theory: energy,, population, and industrial civilization. The social contract, Winter, XVI, pagg. 136/139).
La curva del declino americano si può vedere nel grafico finale. Per dedurre tale curva sono stati tenuti presenti i dati sull'energia e le serie di previsioni sul Picco del Petrolio, il rallentamento della produzione mondiale di petrolio e l'accelerazione della produzione mondiale di carbone. Sono previsioni del 2007, ma possiamo dire nel settembre del 2011 che sta avvenendo.
I cali di tensione e i blackout sono avvenuti e avvengono continuamente. Basta mettere nel motore di ricerca "blackouts" e "electricity". Hanno iniziato negli U.S.A. nel 2003, Nordest.
Il postulato 5 attende il test.



E per concludere una frase di Fred Hoyle del 1964:

"Si è detto spesso che, se la specie umana non riuscirà a farcela qui sulla Terra, qualche altra specie porterà avanti la corsa. Questa frase non è corretta se si parla di sviluppo dell'intelligenza. Si parla di requisiti fisici. Infatti a breve avremo come specie esaurito i prerequisiti fisici per quanto riguarda questo pianeta. Un avolta esauriti il carbone, il petrolio, i giacimenti ad alta concentrazione di metalli, nessuna specie per quanto competente potrà compiere la lunga scalata dalle condizioni primitive a una tecnologia di alto livello. Quest'arma ha un solo colpo in canna. Se falliamo, questo sistema planetario fallisce, per quanto riguarda l'intelligenza. Lo stesso avverrà per altri sistemi planetari. Su ciascuno di essi ci sarà una e una sola possibilità.

Fred Hoyle, come Asimov, era uno scienziato e autore di fantascienza.
Adesso non ci sono più scienziati che scrivono di fantascienza, infatti la fantascienza non esiste più.
Ci sono i saggi degli ingegneri elettronici come Duncan (che scrive di questa teoria dal 2000).

venerdì 9 settembre 2011

DI CHI SI STA PARLANDO???



MISTERO UNO CHI E'?



Uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, che ha cominciato con più petrolio dell'Arabia Saudita, che ha raggiunto il Picco del Petrolio nel 1970, ma poi tempestivamente ha abbandonato la conversione aurea del denaro, introducendo con l'inganno le sue banconote nel resto del mondo sostenendole con la minaccia della forza, inclusa la possibilità di un attacco nucleare, per poi arrivare alla bancarotta.




MISTERO DUE CHI E'?


La nazione che al momento è la maggior produttrice mondiale di petrolio e che ha raggiunto il Picco del Petrolio circa nel 1987. La sua sclerotica, geriatrica, ideologicamente retrograda e sistematicamente corrotta dirigenza non è stata capace di afferrare l'importanza di questo fatto, e solo tre anni dopo la nazione ha fatto bancarotta e, poco più tardi, si è dissolta politicamente.




IN TUTTO QUESTO IL NEOLIBERISMO HA AVUTO PIENO POTERE DI COLONIZZAZIONE E NOI SIAMO NELLA MITICA EUROPA DALLA MONETA UNICA E DAI MOLTEPLICI CASINI.




TUTTAVIA



Chiunque voi siate e ovunque vi troviate, verosimilmente ne farete esperienza come un processo in tre stadi:



Stadio 1: avete il vostro attuale accesso ai combustibili per trasporto ed ai servizi;



Stadio 2: vedrete severamente limitato il vostro accesso ai combustibili per trasporto ed ai servizi;



Stadio 3: non avrete alcun accesso ai combustibili da trasporto e restrizioni severe alle opzioni di trasporto.




Ci stiamo avvicinando allo stadio due.



Un sentito grazie al blog di Ugo Bardi e a Dmitry Orlov.



lunedì 5 settembre 2011

SCIOPERO GENERALE 6 SETTEMBRE 2011


Eccomi lì, come il fumetto messo sopra, da sola a scioperare.

Tutto da sola.

Rimango a casa, non vado a lavorare, esco armata di bandiera rossa e fischietto, prendo il treno e raggiungo il comizio.

Se non vengo fermata prima da qualche solerte personaggio della pubblica sicurezza (vigile urbano, POLFER, polizia, carabiniere...) che si chiederà perchè faccio tutto questo da sola.

Perchè dove lavoro io non si sa NULLA e NULLA è STATO ORGANIZZATO!

Non siamo tanti, ma nemmeno pochi e facciamo parte dei dipendenti pubblici STRAMALTRATTATI E VITUPERATI da quei politici che dopo la riforma Bassanini del 1997, piano piano, cripticamente, lavorando sotto come le patate, si sono ripresi tutto in mano, anche le scelte squisitamente tecniche, quelle da lasciar fare a chi ne ha la professionalità.

Il problema è che, chi ne ha la professionalità, magari non si fa prendere in giro da scelte insensate con effetti terribili nel tempo e nello spazio che loro, i politici, non sanno valutare, ma che soprattutto non gli importa di valutare.

Tanto che gli frega, nessun politico ha mai pagato per una legge fatta male o non fatta, per una circolare insensata, per una raccomandazione sotto gli occhi di tutti.

Dove lavoro io non ci sono nemmeno cartelli di alcun sindacato, nulla di nulla.

Tra noi colleghi siamo però tutti d'accordo che questo del 6 settembre sarebbe uno sciopero da fare, non di quelli da venerdì pomeriggio.

Ma siamo soli, dimenticati.

E sono certa che non siamo gli unici, questa disinformazia è fatta apposta. Anche in rete è difficile capire cosa succede, solo oggi ho scoperto le manifestazioni nella mia regione.

In televisione e radio e giornali se ne parla poco di questo sciopero, meglio parlare di quello dei calciatori.

MA I SINDACATI ESISTONO ANCORA?

Alla fine non starò a casa perchè non si sta a casa a dipingere o fare shopping durante le giornate di sciopero, a questo punto andrò a lavorare perchè ho spese e mutuo da pagare, ma sarò molto triste, mi sentirò sola e con le ali sempre più tagliate.

Dedico questo mio gemito ai sindacati inesistenti, a quelli che amano più della loro vita stessa LA CONCERTAZIONE, che a quanto pare nella Finanziaria 2011 si sta trasformando in una eliminazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Grazie a tutti voi, ho lo stipendio bloccato, nessun rispetto, nessuna informazione e la pensione la vedrò con il binocolo a quasi 70 anni.

E siccome a quell'età magari sarà VERAMENTE rimbambita, forse mi faranno direttore...

Oppure integrerò la pensione miserrima leggendo i Tarocchi per strada...