mercoledì 26 ottobre 2011

CAGATI


L'immagine gira da un po' in rete per rendere l'idea dell'organigramma aziendale.

Tuttavia può essere usato come metafora della vita dei cittadini, gli italiani in particolare, pensando il trespolo magari con più livelli.

Noi "cittadini comuni", quelli di cui si riempono la bocca i politicastri e i giornalistastri, siamo gli Ultimi.

Il bello è che quelli in alto li avremmo dovuti o potuti scegliere noi.
Così si dice in democrazia.

Ultimamente sull'apice di quel trespolo si sono appoggiati in troppi.
Non solo quelli, più o meno scelti da noi italiani, ma anche quelli europei.

E noi sempre senza ombrello.
So che non è edificante, nè il titolo nè l'immagine, ma io, perlomeno io, mi sento così.

Lavoro, mi aggiorno da sola, mi automotivo, mi mantengo, mi gestisco. Io e chi vive con me.
In mezzo a quotidiane rotture di scatole, continue, perverse, e in mezzo a BUGIE.

Se devo ogni giorno affrontare pericoli (andare al lavoro in macchina per svariati chilometri visto che non esiste trasporto pubblico) e poi lavorare al meglio, non ho tempo sempre di badare alle balle che mi ripetono come un mantra.

Eppure sia io e sia molti altri ci siamo resi conti delle bugie e delle fandonie, di essere "governati" da idioti incapaci e incompetenti (quelli sopra) che dovrebbero "dirigere e gestire" al meglio.

Non solo politici, ma i loro nominati. Dirigenti, direttori che si fanno male anche tra di loro. Tanto non paga mai nessuno per gli errori che fa.

Io non so se sono cittadina europea (e di quale categoria, perchè tra me e un tedesco e un francese sono sicurissima che ci sono valori diversi) o italiana.

Non so se ammalandomi avrò una sanità degna di questo nome, se perderò il lavoro, se la banca mi mangerà la casa (per farsene cosa...non è nemmeno nuova, è stata abitata, come faranno a metterla nelle "perdite" e di conseguenza non pagare tasse?).

Non so se e quando andrò in pensione e come riuscirò ad arrivare alla pensione.

Io sono qui e sopporto i maleducati, i supponenti, i presuntuosi e i saccenti. E nel mentre PRODUCO e poi PAGO LE TASSE.

E in tutta questa fatica devo mantenermi lucida e integra.

Piove, adesso. Ovvio è autunno.

Ma secondo i metereologi da strapazzo, quelli che se non ci sono 38° con il sole a candela non è "bel tempo", abbiamo tempo pessimo.

Di sicuro i nubifragi non riscuotono simpatia, ma loro non sono simpatizzanti di nulla: ci sono e basta, e in autunno la loro frequenza è sempre stata alta. Magari adesso più alta, determinata da un eccesso di "bel tempo" (caldo per mancanza di pioggia e gradi sopra la media causati dal global warming) e magari più potenti del previsto.

L'anno scorso abbiamo avuto temporali in pieno inverno, il che è senza senso, come pure una estate con temperature africane.

Piove, e visto il territorio, devastato da espansioni edificate, frammentato da infrastrutture in numero superiore al necessario, da zone produttive messe ovunque, centri commerciali a nastro (anche come modalità di insediamento territoriale), insomma un uso improprio in zone improprie, senza alcuna attenzione ambientale, all'aspetto idrogeologico, all'aspetto morfologico e strutturale, piove e ci scappa il morto.

Diversi morti, e devastazioni.

In Veneto l'anno scorso, prima Roma poi Liguria e Toscana quest'anno. E le piogge sono appena iniziate. E anche lì toccherà arrangiarsi, tanto lo Stato, rappresentato dai suddetti "uccelli superiori", non c'è. Non c'è nemmeno all'Aquila, perchè mai occuparsi di "semplice pioggia"?

Lo Stato dunque che fa?

S'indigna, s'infuria, poi getta la spugna e senza nemmeno un po' di dignità.


5 commenti:

  1. DA GREENREPORT - 26 OTT 2011
    Alessandro Farulli

    La pioggia torrenziale che ha messo in ginocchio mezza Liguria e un pezzo di Toscana, arrivata dopo quella che ha sconquassato Roma solo pochi giorni fa, ha trascinato via anche uno dei più duraturi luoghi comuni nazionali. Ovvero che per agire in questo "stanco" Paese si aspetti il morto. Invece non basta neppure quello, non ne bastano neppure i tanti che ogni anno contiamo vittime del maltempo. Uomini, donne, giovani, vecchi italiani e stranieri. La manutenzione del nostro territorio devastato da un evidente dissesto idrogeologico aggravato da una suicida strategia del cemento, non è questione. Lo abbiamo denunciato, e prima di noi le associazioni ambientaliste, un'infinità di volte seguendo sgomenti come ad ogni manovra finanziaria proprio i soldi destinati a questa opera indispensabile venivano tagliati come fosse un orpello. Come fossero destinati a un ente inutile.

    La rabbia aumenta pensando oltretutto che questi sono tutti disastri a dir poco annunciati. L'estate troppo lunga aveva già messo tutti sull'attenti. Le continue allerta meteo non servono a nulla se non hai pianificato interventi a lungo termine. Dice bene oggi Giangiacomo Schiavi sul Corriere della Sera: «Un'adeguata azione di riqualificazione ambientale dovrebbe essere tra le priorità di un Paese che ha nel territorio una risorsa economicamente importante e una riserva di inestimabile valore: ma l'ambiente, in Italia, trova difensori tra i politici solo nelle parole di circostanza e negli inutili proclami».

    Il guaio ancora più grosso è che questo disastro è lo specchio, per non dire la quintessenza, del nostro Paese nel suo complesso. L'Italia sfiduciata dai mercati, dai governi dell'Ue e per primi da tanti cittadini che non ne possono più di essere il bersaglio della politica ogni qual volta c'è una crisi. A cui si sta cercando di spiegare che lavorando fino quasi alla fine dei loro giorni sognando una pensione che non arriverà quasi mai saranno un futuro migliore ai loro figli disoccupati. Un po' come voler convincere l'Ue con un impegno scritto su un post it. Un po' come credere, e viene in mente il Wile Coyote, che con un ombrellino ci si possa salvare da un'alluvione.

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  2. Scritta a metà anni '90
    Ispiratami da un acquazzone
    durante il tragitto Torino Aosta.

    Sono ora nell’aria
    che libera infrange
    regole ferree od insulse
    tutti i fiati esalati
    nel produrre cupidige e speranze
    non che questi non vi fossero prima
    ma da radi si sono fatti più fitti
    sono trama di sudario pesante
    sulla terra ovunque son sparsi
    sebbene con iniqua abbondanza
    ogni sorta di grumi scarti poltiglie
    congegni inerti infidi infingardi
    attendenti mani che inermi
    li sfiorino e si sparpagli tortura
    le acque da tutti raccattano
    fedeli alla loro natura
    con flutti invadenti e imparziali
    rigurgitano quanto raccolto
    facendo sempre minimo sforzo
    anche il cielo è ingombro di cose
    che non avremmo creduto
    mai vi sarebbero ascese
    noi qui stranamente
    perseveriamo nel computo
    degli spazi fra astri e molecole
    siamo occupati in un luogo
    ignorando se sia o non sia
    il nostro posto davvero
    potesse un’inpirazione profonda
    un affondo calcato nel fango
    un sorso sorbito con flemma
    indicarci quale gloria inseguiamo.

    Marco sclarandis

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  3. Ciao Marco.
    La fedeltà dell'acqua a se stessa è nota, molto meno l'intelligenza antropica che OGNI ANNO, soprattutto in questo paese sismico e a rischio idrogeologico, insiste per dimenticarsene.
    NULLA E'PIU' FORTE DELL'ACQUA.

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  4. Marco è impareggiabile, ma anche tu non scherzi. La questione dei nostri scagazzatori è sempre la solita: troppo intenti a pararsi il culo a vicenda di occuparsi dello Stato non je passa manco pa'a capa. Andiamo a rotoli, cari miei, ma forse, guardando un colorado cafè o un paperissima, potremo andarci col sorriso, no? Come quella canzone di Jannacci, che dispiace al Re ed al cardinale se noi piangiam...!!!

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  5. Caro Roberto, Marco è fine ed elegante io molto meno e volutamente.

    Gli "scagazzatori" come dici tu stanno esagerando, oltre alle bugie, oltre a farci pagare i loro errori (non occuparsi della gestione di un territorio delicatissimo e fragile come quello italiano DA SEMPRE non solo questo pfuigoverno, perchè non porta voti, mentre inutili opere pubbliche si...) e in questo caso il pagamento è avvenuto con morte e disperazione (ANNO DOMINI 2011!!!) ADESSO CI CHIEDONO come se fossimo noi i responsabili della crisi globale e non i banchieri, DI SALVARE I BANCHIERI...

    Quanto durerà la pazienza?
    Fino a che avremo voglia di toglierci stress e senso di vuoto andando al megastore a comprare tecnologia?

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