martedì 7 giugno 2011

CENSIS: TROPPA AUTOREFERENZIALITÀ E MANCATO RISPETTO DELLE REGOLE


Ieri il Censis ha presentato a Roma un documento che riguarda la crescente sregolazione delle pulsioni.

Il Censis ha proposto una interpretazione di questo fatto evidenziando come le cause, complesse e trasversali, possano essere la crisi dell’autorità, il declino dei desideri, la riduzione del controllo sulle pulsioni.

In una società sempre più orizzontale, i riferimenti etici e gli ideali comuni diventano sempre più labili, e deboli diventano i legami e le relazioni sociali. Un tessuto sociale “molecolarizzato” dove crescono comportamenti quali la pervasiva sregolazione delle pulsioni.

La legge è stata depotenziata e così si sentono spesso frasi del genere:

  • Per divertirsi davvero bisogna perdere un po’ il controllo;
  • Nella sfera privata ogni comportamento è lecito;
  • Ci sono dei momenti di svago in cui è lecito trasgredire;
  • E’ legittimo che una bella donna usi anche il suo corpo per avere successo;
  • Gli amici e i parenti vanno sempre aiutati, anche a costo di infrangere qualche regola;
  • Per raggiungere i propri obiettivi bisogna sfruttare le occasioni, e accettare qualche compromesso;
  • In un mondo di furbi ci si deve adeguare e diventare come gli altri;
  • A volte è giusto difendersi da sé, anche con le cattive;
  • Se non ci si fa rispettare, non si otterrà mai il rispetto;
  • Si può essere buoni cattolici anche se non ci si adegua alla morale sessuale della Chiesa e si agisce secondo coscienza;
  • Le regole non devono soffocare la libertà personale.

L’85,5% degli italiani ritiene di essere l’arbitro unico dei propri comportamenti, e tuttavia va ricordato che una ricerca del soddisfacimento immediato del bisogno di provare sensazioni piacevoli aiuta a sottrarsi alla realtà, spesso opprimente e infelice.

La pericolosità sociale del consumo di droghe non è diminuita ed è cresciuto il consumo di bevande alcoliche da parte dei giovani consumatori. Sono anche raddoppiati i consumi di antidepressivi dal 2001 al 2009.

Sono state rilevate nuove forme di dipendenza quali il gioco e internet. Il gioco non serve più a socializzare ma è effettuato in solitudine, uno di fronte alla slot machine.

La dipendenza da internet/computer, nelle sue varie articolazioni (dalla dipendenza dal sesso virtuale a quella relazionale, da quella per il gioco online al sovraccarico informativo) sta per essere inserita nel DSM-V, la nuova versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, e classificata come disturbo ossessivo-compulsivo.

La stima dei soggetti dipendenti dalla rete si attesta tra il 6-11% degli utenti. Per questi soggetti l’uso di internet assume i caratteri di una pulsione irrinunciabile che produce un progressivo distacco dalla vita reale, un diradamento delle relazioni concrete a vantaggio di quelle virtuali, il prevalere di una dimensione quasi esclusiva di autoreferenzialità che preferisce fare a meno del rapporto con l’altro, anche nella sessualità.

Non è dimenticata la dimensione più prettamente narcisista delle pulsioni, quella legata al bisogno di apparire. Il modello estetico di riferimento è un modello culturalmente imposto ed anzi sempre meno differenziato da canoni estetici locali e ha modificato il rapporto con il cibo, tramite malato per la costruzione totalmente autoreferenziale della propria immagine.

L’offerta ininterrotta, tratto costitutivo della società dei consumi, è un meccanismo potente che offre a tutti la possibilità di possedere oggetti, relazioni, notizie e conoscenze mai desiderate, che determina una domanda obbligata di qualcosa che non si è veramente mai desiderato. Lo shopping compulsivo, non si è mai interrotto; infatti tra il 2005 ed il 2010, nonostante la crisi economica, sono cresciuti dell'81,8% i consumi di apparecchiature per la telefonia e del 32,9% quelli per articoli audiovisivi, fotografici, computer ed accessori.

Nelle conclusioni però c’è una dichiarazione di positività della rete.

Nel crescente utilizzo di internet si segnalano forme nuove di interconnessione e diffusione delle informazioni in cui prevale la comunicazione tra pari e la diffusione orizzontale dei contenuti trasmessi.

Internet poi è sempre di più il luogo ideale della rappresentazione di sé, il vero luogo globale dove sempre più persone non possono fare a meno di raccontarsi ma dove si sperimentano forme nuove di connessione e riconoscimento.

Gli italiani sono tra i maggiori frequentatori dei social network: dal settembre 2008 al marzo 2011 gli utenti di Facebook sono passati da 1.300.000 a 19.200.000. I social network sono uno dei fenomeni sociali più rilevanti degli ultimi anni, si presta ad una duplice lettura:

§ una forma avanzata di narcisismo di massa, una sorta di compulsione collettiva verso la rappresentazione pubblica di sé;

§ nuove forme di socialità orizzontale, fortemente paritarie (in cui se tutti appaiono nessuno è davvero famoso) che, con ogni probabilità, vanno al di là della dimensione pulsionale e rispondono ad un bisogno, ad un desiderio, di ricondensazione sociale e di ri-condivisione di significati e di aspirazioni, e che soprattutto hanno dimostrato di avere un grande potenziale di mobilitazione nel “mondo reale”.

Forse la pulsione dell’appartenenza alla rete, la risposta compulsiva all’eccesso di offerta di informazioni e di presenza comincia a configurarsi nella forma più strutturata del desiderio, desiderio di riappropriarsi di uno spazio di significato condiviso su cui cominciare a costruire il cambiamento.

7 commenti:

  1. Mi dispiace che ancora non sia riuscito a commentare queste interessanti analisi, ma avevo iniziato oggi, ma il tempo era troppo poco e non sono riuscito a finire allora intanto commento la prima parte.

    Dunque le impressioni, le opinioni che in passato abbiamo più volte espresso ora sono suffragate dalle statistiche! C'è veramente nella nostra società una svalutazione progressiva dell'importanza delle regole!
    Mi pare anche banale (e forse non sufficiente) spiegare questo con l'esempio negativo dato dai potenti, con l'andazzo generale, con una resa. In verità credo che chi è convinto, chi ha profondo rispetto delle regole, chi ne conosce le motivazioni ed i vantaggi per tutti, non si arrende, anzi se vede che gli altri non le rispettano si incaponisce ancora di più. Il problema forse è che non sono abbastanza profonde, che sono basate solo su un'esteriore adeguamento e dunque quando non si è visti (nel privato, ma anche appena si ha la possibilità di nascondersi), non si rispettano più.
    Questo deriva sicuramente dalla nostra cultura di base, per cui la morale è molto legata alla religione, nel momento in cui diminuisce il sentimento religioso, anche la morale perde di importanza, per coloro in cui la religione è solo una veste esteriore lo è anche la morale.
    Sarebbe invece importante dare maggior vigore alla diffusione delle cultura della legalità, cioè far comprendere laicamente il valore ed i vantaggi del vivere civile e dunque delle regole e del loro rispetto, senza la necessità del radicamento su entità superiori.

    Riguardo la dipendenza da internet direi che si tratta di un'altro aspetto delle dipendenze, che se cerchiamo di colmare dei vuoti in maniera impropria non fa tanta differenza il sistema utilizzato, ma comunque è un tentativo destinato a fallire, è una scoriciatoia che non risolve il problema.
    Ma è un punto che vorrei approfondire meglio. Appena riesco.

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  2. Ciao obbie.
    In realtà le CONCLUSIONI sono abbastanza buone, anzi promettenti.

    Un autobus o un telefono non sono buoni o cattivi, ma l'uso che se ne vuole/può fare si.

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  3. INFINE per meglio precisare le CONCLUSIONI con ironia...
    BLOGGER IMPORTANTE è un OSSIMORO!!!

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  4. Ovvero siamo tutti peer 2 peer...solo che scarichiamo MOLTO di più di semplici file...anche amici per esempio o anche trovare l'Amore.

    La rete insomma potrebbe diventare un modo nuovo di cambiare le carte in tavole!!

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  5. Einstein ha detto che non possiamo raggiungere la prossima tappa della nostra evoluzione collettiva senza dare origine a un nuovo modo di sentire e di agire.
    La sfida consiste nel promuovere quindi l’evoluzione della coscienza, visto che non si evolve spontaneamente con sufficiente rapidità.

    INTERNET, domando, è un modo per accelerare questa presa di coscienza collettiva?

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  6. Hai ragione Daniela, ogni strumento può essere utilizzato in maniera positiva o negativa, dipende da noi. In genere, inoltre più è potente e più insieme alla sua potenziale utilità cresce la sua potenziale pericolosità.
    Internet non fa eccezione.
    Affascinante e plausibile l'idea che internet possa accelerare la presa di coscienza collettiva in molti modi. Prima di tutto accelerando la velocità con cui si diffondono le notizie (col rischio che ne circolino anche di false, ma il rischio c'era anche prima e con minori possibilità di smentita); la velocità con cui si diffondono le conoscienze (è nato proprio per questo, nella forma www, per scambiarsi articoli scientifici); e poi consentendo contatti tra persone indipendentemente dalla distanza, così come avviene ora tra noi, con qualche rischio, ma di certo con moltissimi vantaggi.

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  7. La sregolazione delle pulsioni rappresenta un male del nostro tempo, in cui le regole sono viste con malcelata insofferenza.
    Sono d'accordo con Locke quando afferma che non c'è libertà senza legge, in quanto la legge, se ben costruita, rappresenta la carreggiata in cui costruirsi un'esistenza dove il rispetto di tutti per tutti e tutto e la componente fondamentale per assicurare un futuro all'umanità.
    Il rapporto del CENSIS, come anche l'altro sul desiderio, non fa che informarci, in maniera anche edulcorata, se vogliamo, ma efficace e dettagliata nella sfera sociale, dei fallimenti della governance, dell'assenza di obbiettivi sociali; vedendola brutta, anche della miopia generale sull'evoluzione delle tecnologie, con alle spalle uno scarso interesse alla soluzione dei problemi già esistenti da decenni (secoli?), come le dipendenze da droghe, alcol etc.
    Tuttavia sono d'accordo con la tua conclusione, dove il desiderio trova una struttura utile al cambiamento; il pericolo è quello che venga negato, attraverso sviamenti che spero possano essere sempre meno efficaci, lo sviluppo di questo nuovo strumento di affermazione; la banalizzazione, anche solo per il fatto di non capirne le potenzialità, può essere un ostacolo per chi è troppo pigro per capire che la libertà è partecipazione.
    Anche alla luce degli ultimi sviluppi, si spera che ci si metta presto sulla strada di un vero stato sociale democratico partecipativo.

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Sono graditi i commenti educati, anche ironici e che aggiungono informazioni.