Come si sfamavano gli Irlandesi nell’Ottocento,
se l’agricoltura irlandese serviva a sfamare gli Inglesi che, fin dal
Settecento, deforestavano l’isola per coltivare grano, orzo, allevare animali
per la carne, il burro e il formaggio?
Con le patate.
L’Irlanda, com’è noto, è un’isola
e le isole sono sistemi più delicati rispetto ai continenti (Jared Diamond dal
libro “Collapse”) perché finiscono prima.
I Romani non trovarono attraente l’Irlanda
(quindi non disboscarono o scavarono buchi nel terreno e nella roccia come erano abituati a fare ovunque) e così, quando arrivarono gli Inglesi, era un posto pieno di foreste. E così, gli Inglesi,
salvarono le loro foreste ma a scapito di quelle irlandesi.
Gli abitanti dell’isola, maltrattati e ridotti a servi
della gleba, per sopravvivere disponevano di un pezzetto piccolo di terra, dove
coltivavano le patate e pagavano l'affitto con il lavoro. Le patate, introdotte in Europa dagli Spagnoli tra il 1560 e il 1564, erano già presenti in Irlanda dal
1588.
Ma non furono subito accettate come alimento. Pare che nel
1565 Filippo II di Spagna inviò al Papa un certo quantitativo di patate, che
vennero scambiate per tartufi e quindi assaggiate crude, e immediatamente sputate con disgusto. In Europa la diffusione della coltivazione della patata per scopi
alimentari fu lenta e condizionata dalla diffidenza europea nei confronti di tutto
ciò che “cresce sottoterra”. Nell’Encyclopédie
del 1765 si affermava che la patata potesse diffondere la lebbra se consumata,
inoltre era chiamata “cibo flatulento”. In effetti, i tuberi, se lasciati al
sole, puzzano da morire. Erano date come cibo ai galeotti, e occorre dire che
questa non era una grande pubblicità al tubero. Migliore fu l’opera di
diffusione della patata come cibo da parte dei frati che la usarono negli ospizi e negli
ospedali. Ma per quasi due secoli in tutta Europa la patata venne
considerata per lo più come una curiosità botanica o come una pianta
d’appartamento: i suoi fiorellini delicati, stellati e di un bel colore
violazzurro erano veramente graziosi.
Dalla seconda metà del Seicento gli Irlandesi cominciarono
a nutrirsi con le patate e divenne il loro alimento principale. La patata è
fenomenale: non ci sono altre colture alimentari che producano tanta energia e
proteine, per ettaro coltivato, come le patate.
Molte patate, molta energia a buon prezzo e molta
manodopera per gli Inglesi. Il primo effetto della patata fu la crescita quasi
esponenziale della popolazione irlandese. Dall’epoca di Cromwell, prima metà
del Seicento, alla prima metà dell’Ottocento, prima della Grande Carestia, la
popolazione irlandese quadruplicò, passando da due milioni a otto milioni.
Quindi riassumendo si ha
un’isola, una monocoltura che sosteneva una popolazione in crescita e, nella
prima metà dell’ottocento, quando gli Inglesi se ne andarono avendo esaurito le
risorse, un terreno impoverito.
Questo il preludio alla Grande
Carestia, quella tra il 1845 e il 1849.
Un equilibrio molto instabile. Poche
risorse energetiche ed eccesso di popolazione. Bastava poco e l’equilibrio
sarebbe andato in pezzi. Gli inglesi impoverirono il terreno disboscando e la peronospora diede il colpo finale alla
povera popolazione irlandese, provocando anni di carestia. Dalla carestia alla
decimazione della popolazione il passo fu breve.
Ma per fortuna L'irlanda non era un Pianeta.
Era solo una fragile isoletta, depredata e deprivata.
A seguito della grande carestia nizia l'emigrazione irlandese
di massa verso l’America e la Gran Bretagna.Con qualsiasi mezzo, anzhe zattere di fortuna.
Gli Irlandesi
dovettero transitare in un luogo dove ci fosse sufficiente scorta di materia ed energia.
Adesso tutto il Mondo è Irlanda.
Non c’è un’America ad aspettarci,
questo è il punto, siamo in piena crisi delle risorse, abbiamo inquinato,
scavato, depredato e le fonti energetiche tradizionali sono in netto calo.
Ovvero la cucina Pianeta Terra è con la dispensa quasi vuota e gli ospiti a
tavola (sette miliardi) sono tanti. Occorre specificare che “alcuni” ospiti
mangiano troppo e altri un bel nulla, forse ricevendo qualche rifiuto. Manca
l'equità sociale che, invece, l’idea della cucina e della tavola di
solito rende. Meglio chiarire che così non è.
A dimostrazione della scarsità di scorte ricordo che il 22 agosto 2012 è stato l'Earth Overshoot Day ovvero il giorno in cui
il consumo di risorse naturali da parte dell’umanità sorpassa la produzione
naturale annua della Terra. Nel 2011 fu il 27 settembre.
Siamo in debito con il
Pianeta e con le generazioni future.
La popolazione cresce, se non in Europa, di sicuro
negli altri Continenti. Da sempre il risultato di una crescita della
popolazione è l’urbanesimo, e quindi il processo dell’urban sprawl avanzerà,
trasformando il Pianeta in una città globale, dove ci sarà più caldo, in
aggiunta al caldo del Global Warming. É dimostrato che nelle aree urbane, ovvero
quelle grosse agglomerazioni di cemento e metallo, possa esserci un microclima
fino a 4 gradi in più rispetto
alle aree verdi circostanti. Il fenomeno è chiamato "urban heat Island"
ovvero “isola di calore urbano”, dovuto principalmente ai materiali con cui la
città è costruita, come cemento e asfalto che accumulano caldo.
Avremo l’effetto Trantor o peggio avremo la New
York di “2022: i sopravvissuti”?
Oppure saremo inconsapevoli abitanti del pianeta
Matrix?
Appena cresce la
civiltà, dovrebbe crescere la consapevolezza dei limiti del Pianeta, e non a
caso le donne dei Paesi ricchi fanno meno figli. Dovremmo capire che non
possiamo, come stiamo facendo adesso, tenere pulito il nostro giardino, a
discapito di quello del vicino povero (stiamo usando l'Africa come una
pattumiera da troppo tempo), ma al contrario dovremmo capire che il GIARDINO E’UNO SOLO.
Un giardino
possibilmente, non una pattumiera.
Un giardino dove l’unica
scappatoia è combattere l’ingiustizia sociale (quella che spazzò via l’Irlanda
dell’Ottocento) e garantire un livello minimo di benessere a tutti gli abitanti
del pianeta.
Un esempio freschissimo: Il
Sudafrica.
I minatori del Sud Africa sono
neri, i poliziotti che gli sparano sono neri, l'apartheid è finito (o quasi) ma
le ingiustizie sociali no.
Ripenso al libro “La moltitudine
inarrestabile” di Paul Hawken, solo per credere che esista una via di fuga, un
qualcosa che ci faccia cortocircuitare, ma che non sia una catastrofe come
invece si annuncia.
Ma i pecuniocefali continuano a parlarci di Borse e di Rating, e,
da manzoniana memoria (due volte nella
polvere, due volte sull'altar- Cinque maggio) pare che l’Italia, per
esempio, sia un giorno sia su e il giorno dopo giù.
L’Italia, l’Europa, i ricchi ed
energivori paesi occidentali si stanno dimenticando l’aspetto fisico dei numeri
finanziari. Si credono Civiltà ma stanno realizzando solo il DESERTO come apice
di questa civiltà (Luis Sepulveda – Il vecchio che leggeva romanzi d’amore).
Sembra che l’Umanità si voglia
estinguere con le sue proprie mani. Il Pianeta, con i suoi tempi geologici,
rimarginerà le ferite e farà sparire tutte le tracce umanoidi. Abbiamo già un
esempio di questo evento, guarda caso un’altra isola, l’isola di Hashima, in
Giappone, dal sinistro profilo di nave da guerra. Abbandonata alle forze della
Natura è un monito che dovremmo avere ben chiaro nella memoria.
Daniela
Daniela
In effetti la monocultura rappresenta bene la globalizzazione. La natura crea differenze che si compensano che sono in equilibrio tra loro, l'uomo individua qualcosa che gli è utile e lo moltiplica eliminando differenze. Un modello culturale si afferma e tende ad eliminare tutti gli altri. Una coltivazione sembra più redditizia e si coltiva solo quella, solo che poi arriva un parassita e distrugge tutto, proprio perché non ci sono più differenze per cui il parassita colpisce alcuni esemplari, ma altri sono resistenti, oppure ci sono altre specie per cui non può diffondersi, se c'è una sola specie e sono anche esemplari identici, il parassita non ha argini; ma più in generale, se tutto è uguale appena qualcosa va storto finisce tutto. Abbiamo molti esempi di isole rese inabitabili per questo genere di errori ed il pianeta potrebbe fare effettivamente la stessa fine, proprio a causa dell'annullamento progressivo delle differenze. Se un solo modello culturale si impone, che a sua volta tende (perché conveniente industrialmente), a richiedere prevalentemente certe risorse queste si esauriranno (come sta per accadere), ma anche se non accadesse questo, se queste venissero con successo sostituite con altre è comunque un sistema a rischio proprio perché poco differenziato.
RispondiEliminaOra si è imposto un modello basato sulla finanza, su cui stanno prosperando dei parassiti e non c'è argine a questi parassiti, a meno che si piantino culture diverse...
Ciao Fratellone. Mi piace la tua sintesi, come sempre.
RispondiEliminaCon questo piccolo, insignificante blog ci stiamo provando a creare una nuova cultura.
A dire e ripetere, ripetere e dire...fino allo sfinimento.
Ma come arrivare a parlare di questi argomenti in modo chiaro, divulgativo alla maggior parte delle persone?
Io ci provo, ogni tanto sento un click di risveglio, ma one-to-one è faticosissimo.
Inoltre non c'entra la cultura di base.
Vedo laureati anche scientifici che non capiscono, non colgono, non vogliono cogliere presi dalle loro abitudini eogistiche.
Vedo invece persone semplici, che ancora hanno ricordi di "quando lavorare era faticoso" che invece capiscono.
So che Marco ha delle storie bellissime sulla "fatica di lavorare", tipo quella dell'uomo che salta per un'ora su un tavolo.
Ma casomai la dice lui.
Ah, inoltre, oltre a essere faticoso non era nemmeno efficiente. Insomma faticavi ma non ti arricchivi.
Questi sono per lo meno tre post, ma sono contento di averli letti tutti e tre, anche se lasciano un gusto amaro: quello della sconfitta. Hai ragione: come arrivare a diffondere la realtà, il vero stato delle cose, quando invece al primo accenno si nota un contrazione dell'attenzione ed una voglia di evasione dalla realtà? E chi lo sa! L'unica è continuare a provarci. Il fatto che notizia del 'Earth Overshoot Day' sia stata data alla fine dal TG3, mi fa un po' arrabbiare: come al solito non si dà il giusto rilievo a notizie catastrofiche come questa, così si contribuisce ad affievolire l'interesse su cose importanti, fiaccandolo con notizie inutili o comunque estenuanti di economia, crescita e politica interna e naturalmente cronaca nera. Consiglio la visione di un programma (che si può vedere anche on-demand sul web) di rai3 trasmesso a tarda notte il lunedì, il programma si chiama FIL.
RispondiEliminaCiao Roberto. Addirittura tre...eppure mi senbrava uno solo;)
RispondiEliminaL'Earth Overshoot Day è stato dato anche da Canale5 ieri, un giorno dopo, Si vede che non avevano riempitivi...
FIL? appena posso lo cerco e vedo.
E non mollare.
So che commentare con un post di decine di righe è una trasgressione, ma come tale, e solo come eccezione alla regola, oso farlo.
RispondiEliminaAnche perchè forse vale sempre la pena di gridare "Acqua alle corde!" invece che compiacersi di un cinico "Ve l'avevo detto...."
a sciagura compiuta.
Il sottomessora
Non è da escludere, in tempi confrontabili con un cambio di generazione, che anche il mondo opulento deva ritornare a uno stile di vita preindustriale, che in Italia abbiamo
abbandonato in massa soltanto pochi decenni addietro.
Un qualsiasi ragazzino, anche scelto fra i più svegli e informati, è difficile che si renda conto di quale intricata rete di conoscenze sostiene e alimenta il mondo tecnologico.
Ma ancor più, è difficile che comprenda quanta fatica è costata raggiungere lo stato
attuale di sofisticazione tecnologica.E, soprattutto, che fatica ed energia, un tempo,
erano praticamente sinonimi.Adesso, non lo sono quasi più.
Se questa mancanza di consapevolezza è comprensibile in un ragazzino, lo è di meno da parte di un adulto.Ma quanti adulti, si rendono conto della sproporzione tra l’energia che per millenni ha impiegato l’umanità, per compiere le sue opere,
e quella che adopera oggi?.Quante persone, prese fra i non addetti ai lavori, sanno
che cosa sia esattamente un kilowattora, universale unità di misura dell’energia?
Io credo che la metà dei miei connazionali non lo sappia. Intendiamoci.
Non lo sappia in rapporto al suo essere fisico, corporeo.
Chissenefrega, verrebbe da pensare a molti.
Vediamo un po’ se questo menefreghismo è condivisibile, o nasconde il timore di guardare in faccia la realtà.Intanto, la parola kilowattora, deriva da tre termini, un prefisso, uno scienziato settecentesco, e un’unità di misura del tempo, arcinota a
chiunque da secoli.Per arrivare ad afferrare pienamente il suo significato, bisogna
passare dal suo genitore, di genere maschile, il Kilowatt.
Che cosa sarà mai questo kilowatt?. Se tiriamo fuori la definizione elettrotecnica
difficilmente potremmo parlarne in televisione in prima serata, e forse neanche
in seconda, e neanche in qualche superquark voyager o consimili, ma se lo trasformiamo in azioni note anche alla cosidetta casalinga di Voghera, allora il kilowattora diventa una cosa semplice come un bigodino.
Prendete una busta della spesa di dieci chili, anzi, dodici, e alzatela su di un tavolo
che ordinariamente è alto ottanta centimetri,
ma mettendoci giusto un secondo.
L’avete fatto?.Bene.Questo gesto, corrisponde a una potenza di un decimo di kilowatt.
Per compiere un’azione della potenza di un kilowatt, dovreste saltare voi, armati di un paio di buste sullo stesso tavolo, ma un pochino più svelti se siete dei tipi un po’ smunti.
In termini più precisi, dovreste sollevare 98 chili a un metro d’altezza in un secondo.
Se per caso ci foste riusciti, impresa da atleta olimpionico, sapreste con tutti vostri sensi
che cos’è un kilowatt.
Basta saltare 3600 volte sul tavolo in un’ora e voilà, sfornato il misterioso kilowattora.
In altri termini, il kilowatt è la capacità di fare qualcosa impiegando un certo tempo.
Il kilowattora è quella capacità, moltiplicata per tutta la durata in cui la impieghiamo.
....segue....
Un cavallo da corsa è ben più potente di noi, visto che in un secondo può fare un balzo
RispondiEliminadi più d’un metro, lui, cavaliere e dama per un peso di parecchi individui sovrappeso.
Anche i gatti non scherzano, in quanto a salti potenti, tranne quando sonnecchiano
tempo durante il quale la loro felina potenza non si manifesta attraverso l’energia.
Per confronto il volo d’un moscerino, milioni di volte meno potente d’una forzuta massaia, può consumare alcuni kilowattora d’energia, purchè svolazzi ininterrottamente da una era geologica ad un’altra.
Noi umani non siamo granchè, possiamo sfornare un modesto mezzo kilowatt per qualche minuto, ma un kilowatt intero per un’ora intera...………
Dubito che esista un essere umano capace di una simile prestazione.
Tutt’al più, sudando come uno schiavo, è possibile fornire un kilowattore, lavorando
di muscoli per una lunga e faticosa giornata.
Ecco perché il più comune contratto di fornitura elettrica, di tre kilowatt, equivale
a disporre di decine e decine di nerboruti individui sempre pronti al nostro servizio.
Da qui, con due conti della serva, fatti sul retro d’una busta, è semplice risalire
a quanti sottoposti o sottomessi sarebbero necessari per sostituire le fonti non umane di
energia, fornita oltretutto, con l’immensa densità di potenza delle centrali elettriche.
Senza dimenticare che noi paghiamo, tasse comprese, questo famigerato kilowattora
due o tre decimi di euro.
Ormai, siamo talmente abituati alla dovizia di potenza e di energia, da aver perso
la cognizione del divario esistente tra quella nostra propria e quella messaci a disposizione dalla tecnologia contemporanea.
Eppure, sempre pochi servili calcoli, ci dicono che la Terra riceve costantenente
dal Sole una quantità enorme d’energia:
oltre 4 (quattro) milioni di miliardi di kilowattora al giorno.
Se li adoperassimo anche soltanto per un decimo, trasformeremmo il pianeta in una
fornace, infatti, la massima parte se ne ritorna nello spazio sia immediatamente, sia
convertita in calore.Proprio per questo motivo, ispessire la coperta di anidride carbonica
che fa entrare e uscire la luce, ma trattiene di più il calore, sta cominciando a fondere i ghiacciai.Quindi, anche con l’energia solare, sfruttata dissennatamente, potremmo fare
gli stessi danni derivanti dall’uso delle energie fossili.
Da qui il sottomessora, unità di misura sia della fatica che dell’energia.
Convertibile con una semplicissima moltiplicazione per dieci, in un kilowattora.
Mezzo mondo, quello che vive con due tre dollari o euro al giorno, lo usa da sempre.
ma, non gli è mai venuto in mente di chiamarlo così.Forse questo nome andrebbe brevettato. Non sia mai che ci freghino l’idea.
Un sommesso ma non sottomesso saluto
Marco Sclarandis
UN GRANDE GRAZIE AL GRANDE MARCO.
RispondiEliminaCi farei un post SUL SOTTOMESSORA.
Capire che siamo immersi in energia easy e che facciamo un sacco di cose senza faticare sarebbe un ENORME PASSO AVANTI NELLA CONSAPEVOLEZZA...
...Mi sembra di vedere nel post 2 tendenze pericolose: la colpa della crisi delle patata in irlanda è degli inglesi e della situzione africana è del mondo occidentale : le popolazioni subshariane continuano a disboscare la magra savana subdesertica per far legna da ardere ed allevare capre;le missioni umanitarie occidentali hanno sì ridotto la mortalità infantile contribuendo indiettamento a questos cempio ambientale; l' Egitto conta 80 milioni di abitanti...Colpa degli europei ?...Non sarà forse il caso che cominciamo ad abbandonare il concetto di umanità come sommatoria dei diritti individuali di 7 miliardi di persone e cominciamo ad acquisire una coscienza di specie e delle specie animali ?....Mai più un soldo alle missioni in Africa, quando il loro scopo primario non sia fornire una riduzione irreversibile della natalità locale...( E non basta l'educazione o il migliorameno delle condizioni di vita senza acoompagnarla a vere camapagne di sterilizzazione in cambio di aiuti alimentari dopo il primo figlio.)...detto, questo, noi pensiamo per noi ed all'individualismo esasperato degli anziani delle nostre società che rifiutano finchè possibile di condividere la loro privacy quotidiani magari con coetanei loro conoscenti strozzando la vita dei meno anziani e quindi di tuto il paese.
RispondiEliminaCiao Francesco. Sulla patata e gli Inglesi nonchè sulla situazione africana e il mondo occidentale, credo che siano solo tendenze (pericolose?) che vedi tu, trattandosi di un post divulgativo e che "dovrebbe" far riflettere.
RispondiEliminaLa differenza tra chi ha avuto accesso a, anche se minime, scuola, sanità e media e tra chi non ne ha nemmeno visto l'ombra, dovendo cercare di sopravvivere (magra savana subdesertica per esempio) è lapalissiana.
Sul fatto che dovremmo acquisire una coscienza di specie collettiva sono d'accordo, come pure sono d'accordo alla rovina degli Aiuti Umanitari. Thomas Sankara lo disse e fu ucciso per quello.
Le donne rimangono incinte e dalla istruzione delle donne parte l'istruzione di tutti: non credo che le donne dei paesi poveri vogliano davvero fare tutti quei figli. Che poi muoiono subito. Di stenti, di fame e di sete. Nessuno può desiderare tale strazio per nessuna forma di vita cosciente terrestre. Forse per quelle unicellulari, ma non è detto (ritorno al concetto di COLLETTIVITA').
Siamo società (quelle occidentali) egoiste e autoreferenziali, stiamo invecchiando e ci stiamo dirigendo verso l'immobilismo tipico di chi non ha progetti per il Futuro (gli anziani, ma anche molti giovani disperati). Circondati da disperati, e per mantenere quel ricco e paralizzante immobilismo stiamo bruciando le risorse del Pianeta che non è tutto nostro.
@Roberto
RispondiEliminaNe hanno parlato anche a RaiNews24, ma concordo con te che non viene data la giusta importanza alla notizia, non viene sottolineata abbastanza la gravità della cosa. Non sarebbe male ripetere la cosa dal giorno del 'Earth Overshoot Day' alla fine dell'anno.
@Marco
Più che un commento un ottimo post. Fanne ancora di queste trasgressioni. Grazie.
@Francesco
Sono contento di sentire una voce dissonante, anche se non concordo con la maggior parte delle tue affermazioni.
Riguardo all'Irlanda non saprei non conosco abbastanza quel periodo storico, però da una veloce ricerca mi risulta che gli inglesi completarono in poco tempo il disboscamento dell'Irlanda principalmente per produrre carbone per l'industria nel XVIII e XIX secolo (preservando nel contempo, per quanto possibile le loro foreste).
Riguardo al colonialismo esplicito del passato ed a quello più o meno nascosto attuale invece direi che è sotto gli occhi di tutti. È evidente che nei paesi ricchi di risorse del cosiddetto terzo mondo vengono favoriti governi corrotti ed accondiscendenti con multinazionali del mondo 'sviluppato' e queste risorse vengono sfruttate senza che la popolazione locale ne tragga vantaggio, ma al contrario subendo le conseguenze negative di questo sfruttamento. Quei governi corrotti poi pensano all'arricchimento personale, indebitando i propri paesi, senza fornirli dei servizi necessari. Il disboscamento per le capre mi pare proprio l'ultimo atto di un processo che parte da molto più lontano, una conseguenza più che una causa. È innegabile anche che se un paese vive a debito sta consumando quello che ancora non ha pagato, che si impegna a pagare in futuro e si presume che sia in grado di farlo in considerazione del suo livello di produzione (PIL), dunque paesi che hanno un prodotto interno lordo più alto possono anche indebitarsi maggiormente senza che nessuno dica nulla ed indovina quali sono i paesi che consumano più risorse? Quelli a causa dei quali qualche giorno fa era già stato consumato quello che la terra è in grado di produrre in un'anno?
Riguardo alla sovrappopolazione sfondi una porta aperta, tutti siamo coscienti della gravità del problema, ma quello che conta maggiormente è quanto consuma ognuno, dunque se un abitante della Florida consuma quanto 10 o 20 abitanti del Burkina Faso (probabilmente ancora di più, ma tanto per dire), è più grave l'aumento dell'1% degli abitanti della Florida che quello del 10 o del 20% di quelli del Burkina Faso per quanto riguarda l'impatto sul pianeta, ma sull'immediato sarà più tragico, perché diventa ancora più insostenibile la situazione immediata in quel paese. Sui metodi per ridurre la sovrappopolazione non siamo del tutto d'accordo, considera che in parte è fisiologico avere molti figli quando la mortalità è alta, si aggiunga il fatto che in paesi molto poveri, senza alcuna protezione sociale i figli (quelli che riescono a diventare adulti) sono anche la pensione dei vecchi e dunque averne pochi è un rischio per quanto la situazione sia tragica, si aggiunga poi l'ignoranza, la pressione di alcune religioni che non apprezzano la contraccezione, la sottomissione della donna. In generale è un dato di fatto che migliorando le condizioni ed il livello culturale della popolazione (in particolare della donna) diminuisce la natalità per quanto si possa discutere sulle cause. Certo ora non c'è il tempo di aspettare questi effetti, né la terra potrebbe sopportare più di 7 miliardi di persone che vivono come i cosiddetti paesi 'sviluppati', è necessario imbroccare un cammino di riduzione al più presto, ma contemporaneamente utilizzare meno kilowattora a persona, sviluppando modelli di società che abbiano bisogno di meno energia e meno risorse, senza rinunciare al benessere, ma magari andando verso un vero benessere, ma questo sarebbe un discorso molto lungo.
Si è un discorso lungo, ma temo ancora non compreso. Ci sono già multinazionali e ditte mainstream che desiderano e anzi dicono sfacciatamente che si possono arricchire con la SICCITÀ.
EliminaFanno parte della razza umana?
SICCITÀ NON BEL TEMPO. E quelle ditte stanno già usurpando il cibo dei poveri, e adesso vogliono spremere i ricconi sazi di antipasti e caffè di ghiaccio per il Mojito...
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_agosto_24/siccita-sistemi-lotta_61af019e-ee0a-11e1-9207-e71b224daf2a.shtml
In stringatissima sintesi, due settimi della genìa umana sono vittime dell'oppio del raddoppio, e gli altri cinque settimi del cappio del raddoppio.
RispondiEliminaMa tutti e sette settimi rischiano, anzi rischiamo, la pena capitale.
Il terrore di questa pena sta sia raggelando che scaldando il sangue di molta gente, ma di molti altri lo sta annacquando.
E' questa l'atmosfera che aleggia sull'ultima fastosa cena dell'antropocene, che sarebbe anche un conviviale banchetto,se non fosse che vi sono troppi invitati a cena.
Gli invitati sono arrivati tutti e rimandarli a casa è forse peggio che cercare di farli accomodare a tavola in qualche modo.
Certo che dalle facce dei padroni di casa, dei cuochi e dei maggiordomi traspare un beato sconcerto, che non si capisce se derivi più dall'inettitudine o da una comprensibile impotenza.
Io ho già arraffato qualche antipasto, e avverto un vago senso di sazietà.Per abitudine e inerzia assaggerò ancora qualcosa.
Vedo di farmi portare ancora un sorbetto al limone e cedere il posto a qualcun'altro.
Per il caffè mi accontento del ricordo dell'aroma di quello bevuto stamattina.
Un saluto, Marco Sclarandis
Credo che il discorso sia chiaro, sia nel post e sia nei commenti di Roberto e Obbie. Tu chiarisci meglio ancora.
EliminaSPERIAMO CHE ADESSO SIA TUTTO CHIARO, soprattutto per chi chiaro non è.
...Un americano consuma il doppio di un Europeo, ed un egiziano probabilmente 1/8 di un europeo...Il punto, qual ' è la carrying capacity dell' Egitto ? Forse di 10 milioni di abitanti che consumino quanto gli attuali, cioè pochissimo..Qualìè quella dell'America? Forse di 350 milioni di abitanti che consumino un quarto dell'attuale, cioè perfettamente raggiungibile rinunciando forse alla seconda macchina per famiglia e a case grandi ,lontane dal posto di lavoroe mal isolate, ma sicuramente senza metter a rischio la forntura più o meno costante di energia elettrica ed i servizi pubblici di base...( Dopotutto in america uqlache acro da mettere a patate e verdure si trova sempre, meno che nelle zone aride del sud-ovest: puoi dire lo stesso per l' Africa? )...
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