mercoledì 9 maggio 2012

ANTI INERZIA



Ringrazio Marco Sclarandis, il poeta che segue
questo piccolissimo blog per queste parole.

Tre patate vedo nel mio piatto
ma cento nella cesta ce ne sono
mille nell'orto stanno maturando
un miliardo nei campi sulla Terra
non le vedo ma miliardi di miliardi
sonnecchiano acquattate su pianeti
tanto lontani quanto immaginabili
mi chiedo se il galattico ortolano
che insiste nel propagare tuberi
sappia del limite fissato invalicabile
affinchè di patata non s'impantani tutto
o forse è nell'ufficio bulbi tuberi rizomi
che litigano sulle quote ultime assegnate
e intanto clandestine solanacee
perse da carriole in mondi non censiti
incuranti di destino lesso o fritto
germogliano con beatitudine ineffabile

Noi umani siamo anche capaci di rimediare gli errori commessi.
Se così non fosse ci saremmo già estinti.
Vedendo le cose più dall'alto è evidente che stiamo facendo un passaggio critico come per molte altre specie è avvenute in passato.

Gli insetti per esempio non avrebbero forse potuto evolvere ulteriormente perchè l'esoscheletro sarebbe stato difficile da conciliare con un metabolismo in grado di sostenere una mente complessa come quella dei vertebrati superiori.

La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo è la dimostrazione della consapevolezza che ci occorre un nuovo paradigma per coabitare con tutta la biodiversità sia umana che animale.

L'energia abbondante ci ha frastornato per non dire letteralmente drogati.

Ora sappiamo che non possiamo raddoppiare la nostra presenza sul pianeta facendo tutti tutto ciò che solo una minoranza di noi si permette di fare.
E sappiamo pure che la guerra è un lusso e una lussuria che non ci possiamo più permettere.

E ancor più sappiamo che la nostra vita individuale non è fatta per sfidare i secoli, come invece lo è per molte piante come l'ulivo o la sequoia.Una parte d'umanità è veramente paranoica nel senso letterale del termine e parte di questa esercita un enorme potere su quella mentalmente sana, ma di debole carattere.

Può darsi che veramente abbiamo sconfinato e che per una specie come la nostra non sia possibile una popolazione stabile di dieci miliardi d'individui ma solo un decimo di questa.Che significherebbe un'ecatombe inevitabile anche in tempi brevi.

Ma alcuni indizi ci suggeriscono che spremendo tutta l'astuzia e l'ingegnosità che ci contraddistingue dalle volute del nostro cervello, forse possiamo salvare capre, cavoli, lupi e contadini senza bastonare tutti quanti.

Dopo la consapevolezza è l'inerzia con cui dobbiamo confrontarci.

Quell'implacabile forza che impedisce alla materia bruta e a quella animata di cambiare le cose in un istante.

18 commenti:

  1. Estremamente vero: l'inezia/inedia è il muro sul quale va a sbattere la consapevolezza...

    Ciao Daniè

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    1. Ciao Peppe. Credo che Marco spiegherebbe meglio ma l'inerzia di cui sopra è un elemento positivo se la conosci. Ovvero devi essere consapevole dell'inerzia, sennò ti mangia.
      Ma Marco spiegherà meglio. Aspetto Marco.

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  2. L'inerzia non è affatto un'inezia, in quanto, a detta del post, ci sta portando alla catastrofe.
    D'inerzia si tratta, però, se ci si rivolge alle masse incapaci di opporsi coscientemente all'operosità dalla élite che continua sulla sua strada, imperterrita. Altro che inezia (anche se penso che Peppe abbia solo commesso un errore di battitura) è la straordinaria operosità dei plutocrati! Anche se un pochettino smorzato nelle ultime amministrative, il moto è assai lento, al limite dell'inerte, ma non disperiamo; ma lavoriamo; scaviamo nelle menti drogate di talk-show, di disperazioni più o meno reali, di superficiali visioni della vita che non vanno fuori dello schermo televisivo, e che atterriscono anche il più coraggioso degli attivisti... Che però, passato l'attimo di sconforto, raddrizza la schiena e continua a fare il massimo che può.
    Ciao Dani, un abbraccio fortissimo; anche a Daniele!

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    1. Il principio di inerzia classico dice che un corpo rimane nel suo stato di quiete o moto uniforme finché una forza non interviene a modificarlo. Oppure, meno classicamente, si può dire che quel corpo che vive invece in una realtà fisica complessa e semrpe in modificazione ha talmente tante forze che si oppongono l'une alle altre che la cui somma è zero e quindi come se non ci fosse alcuna forza. Forse questo è il caso attuale della società europea e occidentale (che trascinerà il resto del Mondo?). Sembriamo immobili o anche retrovaganti, ma la nostra parte immateriale, la cultura e la conoscenza, potrebbero essere di aiuto, perchè non siamo in uno spazio vuoto, ma il contrario.
      Continuamo allora Roberto, alla fine una forza che spinga in una direzione nuova si potrebbe trovare, forse a costo di uuna distruzione di molto di ciò che adesso abbiamo. La caduta dell'impero romano non è stato nulla in confronto al tonfo che potremmo fare noi, attori della rivoluzione industriale. Più energia e più inquinamento e più abitanti del Pianeta.

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  3. Tutti quanti abbiamo o dovremmo aver studiato alle scuole medie quel fatto fisico che porta alla formula che recita:

    “L’energia è uguale alla metà del prodotto della massa moltiplicata
    il quadrato della velocità.”

    La nuda e sensuale formula possiamo anche lasciarla nell’anticamera della memoria a rivestirsi, chè possiamo renderci conto del suo significato pensando alla fatica necessaria per passare da una’andatura in bicicletta a quella due volte più veloce.
    Non basta raddoppiare lo sforzo, bisogna quadruplicarlo.
    E più si vuole andare svelti più la fatica aumenta in modo spropositato, o per meglio dire quadratico.Tre per tre nove e nove per nove ottantuno.
    Figuriamoci che cosa diventa un miliardo.
    Per lo stesso motivo, per frenare dopo una discesa a rotta di collo non bastano pochi metri prima dell’ostacolo.
    Oltretutto, la vista non è un senso molto adatto per valutare l’incremento della quantità di moto, anch’esso fratello gemello dell’inerzia e dell’energia.
    E’ l’inerzia, che come un’imperturbabile divinità greca, obbliga la materia bruta e animata ad opporsi ad ogni cambiamento, in special modo quello fulmineo.
    Applicata alla versione biomorfa quando la massa diventa gregge, branco o folla, e sebbene succedano dei fatti comici, tragici ed esilaranti quando l’inerzia agisce su di essi, l’analogia regge in altissima percentuale.
    In questa stagione bimillenaristica stiamo assistendo in modo esemplareagli effetti dell’inerzia sulle oceaniche aggregazioni di genti varie.
    I protoni e i loro compagni pesanti e leggeri più o meno elettricamente carichi o neutri, non possono fare molto per eludere le imposizioni dell’inerzia.
    Noi invece sì, ma dovremmo adoperare una grande quantità di saggia solerzia che sebbene rimi bene con la soprannominata entità fisica, ha a che fare con l’informazione più che con la indistinta materia e la cieca energia.
    Ma anche l’informazione non sfugge al dominio della impassibile dea sovrana.
    L’informazione deve essere decodificata ed elaborata, altrimenti scade irrimediabilmente in rumore.

    E questo implica uso di materia e consumo d’energia, per cuì l’inerzia che sembrava cacciata dalla porta, rientra di soppiatto neanche dalla finestra, ma dagli scarichi delle acque luride.

    Ne riparleremo presto, inerzia permettendo.

    Marco Sclarandis

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    1. Ma perlomeno, quell'inerzia lì, quella dell'aspetto immateriale della conoscenza e della comunicazione, sappiamo che esiste e possiamo combatterla.

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  4. Quel giornalista del "Corriere della Sera" che ha scritto qualche giorno fa quell'articolo d'aria fritta e grigliata sull'egoismo della decrescita, di cui non riporto l'identità per carità umana, pur nominando matematica e implicitamente la scienza, non ha chiaro il concetto di "asintoto", suono stupendo della lingua greca che significa "ciò che non s'incontra".
    Nessuna cosa al mondo prosegue all'infinito.
    Al massimo cerca di raggiungere un asintoto.
    Ma più ci si avvicina ad un'asintoto, più bisogna rassegnarsi a dismettere la crescita.
    Nessuno mangia cinquanta volte al giorno, perchè dopo una colazione, due pasti e tre merende comincia a montare la nausea.
    Si possono invece fumare sessanta sigarette, con tutte le nefaste conseguente, ma siamo già nella patologia della tossicodipendenza.
    E così via.
    Un settimo dell'umanità ha già apparentemente sfondato molti asintoti, apparentemente perchè ha invaso lo spazio asintotico ancora libero degli altri sei settimi.
    Ma esiste una frase proverbiale che riassume concisamente ed elegantemente, decine di ponderosi studi ed analisi macro e microeconomiche:
    "Chi troppo vuole nulla stringe"
    Tutti quelli che cianciano di infrastrutture che una volta realizzate
    resusciteranno la crescita, senza mai specificare se di unghia o di capello o di gobba si tratti, sono per lo più vittime delle loro fantasie faranoiche(faranoiche)e abilmente plagiati da pecuniocefali all'ultimo stadio dell'infermità psichica.
    E lì bisogna armarsi della massima quantità d'inerzia in modo da impedir loro di trascinarci nelle loro folli gimcane.

    Marco Sclarandis

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    1. Completamente d'accordo!
      Quest'idea che si debba sempre e comunque crescere può continuare a passare a dispetto di ogni logica solo a causa di un plagio.

      A meno che, ogni tanto, non si dia una resettata, in maniera che poi si possa ricominciare a crescere ed è quello che temo abbiano in mente di fare.

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    2. Ciao Obbie. Una volta, a parte il fatto che c'erano meno persone delle attuali 7 miliardi e rotti, bastava una guerra con il suo solito codazzo di epidemie e malattie. OGGI?

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    3. Caro Marco pensa che Antonio Pascale è pure keynesiano; a fronte di affiliati al neoliberismo mi pare già molto. Sostiene, come molti, che con l'innovazione tecnologica si supererà l'empasse di risorse.

      Ed è anche vero, come dice nell'articolo, che all'indiano povero o al cinese spiantato non puoi dire con la ricca allegria da miliardo fortunato al quale apparteniamo che "deve decrescere".

      NOI MILIARDO FORTUNATO DOBBIAMO DECRESCERE perlomeno come scelta personale e volontaria visto che la politica non ha soluzione in merito, visto che le risposte politiche sono sempre le stesse CRESCITA CRESCITA CRESCITA.

      Perlomeno è un gesto etico, di consapevolezza e anche di astuzia perchè la Crisi non solo non cambierà perchè non è una crisi ma un nuovo modo di vita del Pianeta che dobbiamo affrontare e saperla affrontare in tempo è utile e intelligente.
      Ma solo come scelta personale, per ora di scelte politiche condivise su questo piano non ne vedo. Magari se aumenta il numero di chi crede in questa strada, se l'apertura di occhi prosegue in questo modo, potrebbe essere che qualche politico se ne accorga (oltre a Grillo che non è politico).

      Ma sono poco fiduciosa del genere umano, spesso vedo personaggi modaioli e soprattutto gente che si sente aldisopra DI NOI MISERI MORTALI.

      Sai quelli che giudicano dall'alto della loro pseudo sapienza, e che dicono che tu NON CAPISCI...

      Sono orgogliosa di far parte di questa parte di razza umana, quella che paga le tasse e non capisce nulla dei Grandi Misteri. Sempre in mezzo tra chi sa per antonomasia (IL POTERE) e chi sa per antinomia (GLI ANTI POTERE CHE SI SENTONO POCO COMNPRESI).

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    4. A proposito di chi crede nell'innovazione tecnologica come soluzione alla scarsità di risorse...ecco qui

      http://www.rinnovabili.it/greenbuilding/dove-larchitettura-hi-tech-purifica-laria/

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  5. Ciao Daniela. Intanto pare che stiano preparando una guerra molto seria (non che le altre siano da ridere, ma intendo dagli esiti imprevedibili e con il possibile coinvolgimento di tutto il mondo) con le tensioni con Iran e Siria che sembrano pompate apposta, questa volta non sarebbe una guerra 'locale'.
    Poi anche lo stringimento di cinghia che si sta facendo; l'allineamento delle condizioni dei lavoratori verso il basso; le riduzioni dello stato sociale, sono tutte cose che vanno in quella direzione. Ma il di là di questo aspetto più spietato, ce n'è un'altro che è ancora più evidente e innegabile: in questa situazione falliscono molte aziende, dunque si creano nuovi spazi per quelle che rimangono.
    Quindi un certo reset lo lo stanno già facendo comunque.

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    1. Si Obbie è così. E di quella guerra soffocata nel sangue in Siria si parla come se fosse un conto di pallini a biliardino...
      loro muoiono nel sangue, devastati e affamati, noi, QUEL CAZZO DI MILIARDO RICCO, stringiamo un po' la cinghia e coltiviamo orti.
      Per ora.

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  6. In tempo di crisi, quando diventerà sempre più difficile trovare soluzioni a un mondo complesso e che si sta complicando, arriverà sempre qualche stregone ad offrire soluzioni apparentemente facili e veloci, anzi questo lo vediamo da anni. Servono invece soluzioni impopolari ma sorrette da solide basi scientifiche, anche nel settore dell'economia. Come ripete Meadows, come disse il Club di Roma a suo tempo e prima ancora Malthus. E quest'anno arriva il quarto libro dei limiti "2052: a global forecast for the nexty forty years". Ancora una volta ci sarà da superare il problema psicologico, tipico degli economisti, che NON SI PUO' NON PARLARE DI CRESCITA. A costo di svegliarci un giorno senza poter, non dico bere o mangiare, dico respirare. Anche l'aria ha un limite di accettazione degli inquinanti.

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  7. Mi auguro che vengano trovate soluzioni sorrette da solide basi scientifiche anche nel settore dell'astrologia. Molto più scientifica ed affidabile dell'economia nelle sue previsioni ;-)

    Sembra una battuta, ma parlo seriamente.
    E preciso che non seguo le previsioni astrologiche e che non ne ho alcuna stima, pur essendo ben consapevole dei calcoli, impegno e dedizione che c'è dietro.

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  8. Il voler scavalcare ogni limite è proprio l'essenza di ciò che ci distingue dai non umani.
    Questa volontà dipende dalla pericolosa consapevolezza che possa esistere l'infinito, sia potenziale che in atto.
    Ora siamo ad un punto critico, perchè non siamo capaci nè di occupare l'immenso spazio extraterrestre, nè di ridurre lo spazio che occupiamo sulla Terra.
    Non è un raddoppio o due che ci potrebbe consolare, raddoppio comunque improbabile e se fosse anche possibile, comunque di difficilissima realizzazione.
    E ciò che rende tragicomica la nostra situazione è il fatto
    che la nostra psiche non regge oltre un certo limite delle relazioni, il famoso numero di Dunbar, ovvero quella dozzina di dozzine di relazioni profonde che possiamo coltivare durante una vita.

    Perchè sia così lo si capisce da una semplice conta dei collegamenti che si possono stendere tra due o più punti.

    2 3 4 5 6 7 8 9 10 11... 20... 50... 100... 1000
    1 3 6 10 15 21 28 36 45 55... 190... 2450...4950...999450

    Sopra sono i punti , sotto i collegamenti necessari per collegare tutti con tutti, con almeno un collegamento.
    Se si osserva con attenzione, i collegamenti crescono in modo da avvicinarsi asintoticamente alla metà del quadrato dei punti da collegare.
    C'è lo zampino di zia inerzia in questo fatto.

    Più relazioni si vogliono, molto di più cresce l'intrico di fili occorrenti per tesserne la trama.

    Oppure bisogna accontentarsi di relazioni gerarchiche, i famosi sei gradi di separazione.

    E' il Sommo Fascista che ha stabilito che dev'essere così e basta.

    Il cervello che abbiamo in testa ha cercato di farsi furbo e fregarLo accartocciandosi come un gheriglio dentro una noce.
    Ma l'astuzia è servita a poco.
    Il momento che stiamo vivendo lo dimostra.

    C'è di che filosofare per alcuni fine settimana.

    Marco Sclarandis

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  9. Insomma noi umani siamo genio e sregolatezza, idiozia e ingordigia.
    Duro da credere che potrà fermarsi la corsa verso il baratro...ma occorre crederci e rpovare a comunicare e adire che è meglio un bicchiere di vino con pochi amici che un festa sprecona e lassativa in discoteca...Ma adesso si diventa AMICI con un clicchete sullo schermo...MAH...ecco perchè credono di tessere 999450 fili...

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  10. Piccola svista nel riporto della cifra: 499500, al posto di 999450.

    Ma è sempre un groviglio tremendo.

    Marco Sclarandis

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