giovedì 4 novembre 2010

Del Vangelo e altre questioni morali

Anche qui, recensendo un libro, “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, ho tratto lo spunto per un nuovo post; visto che le vicissitudini socio politiche abnormi e deprimenti italiane mi spingono a riflettere…
Che cosa fa di noi dei buoni cristiani?
Certamente essere coscienti dei limiti terreni del nostro corpo ci induce a comportarci in una certa maniera, ma non per tutti, questa maniera è uguale. C’è chi, ad esempio, sentendo di non avere, dopo la morte, nessuna altra vita a disposizione, crede di avere il diritto di comportarsi come meglio gli aggrada; crede che facendo tutto quello che gli passa per la testa, avrà, per lo meno, soddisfatto le sue voglie e morirà tranquillo e appagato. C’è invece chi, anche non credendo nello spirito, ritiene di dover rispettare tutte le altre persone, le regole e le leggi del vivere civile; chi si spinge ancor più in là, e vuole preservare la natura e rispettare pure gli animali, e l’ambiente in cui viviamo, noi e loro. E che dire di quelli che, ferventi cristiani cattolici, uccidono, rubano, spesso membri di organizzazioni mafiose, trovano giustificazioni quanto meno fantasiose per i loro delitti? Nulla. Certo condanniamo, ma non risolviamo il problema legato strettamente alla coscienza che ognuno di noi ha di un certo fatto, comportamento, modo di agire.
Spesso si dice “incoscienza”, ma non è così. E’ una coscienza diversa, che deriva da una mancanza oggettiva, e spesso dovuta ad una mancanza di mezzi per raggiungerla, da una coscienza empatica, la sensibilità della persona verso fatti che non la riguardano da vicino, che le permettono di intercalarsi nelle vicissitudini altrui, per far si che i problemi di uno siano anche i problemi di tutti, e nel far questo ci si adoperi nel trovarne la soluzione che permetterà  a tutta la specie, ed all'ambiente che la ospita, di preservarsi.
Spesso, nella mia vita, ho cambiato idea sulla divinità, questo soprattutto in gioventù; ma anche ora mi interrogo sovente. Farò bene? Farò male? Nessuno può dirlo, nessuno. E’ però assolutamente legittimo. Con il libro “Il Vangelo Secondo Gesù Cristo”, Saramago pone, o meglio, io credo che ponga, l’Uomo di fronte ad un quesito importante: come vivere la propria vita cessando di essere succubi del sentire comune, liberandosi delle catene che sono le usanze e le dottrine, i dogmi, il pensiero dominante?
Noi siamo ciò che mangiamo e l’ambiente dove cresciamo, ma se ci vengono dati i mezzi, o i giusti impulsi, anche in ambito familiare, possiamo sviluppare una coscienza empatica che ci permetterà di avere un senso critico, non ci lasceremo sedurre dall'accidia del non far nulla quando vedremo un’ingiustizia, anche se non è fatta a noi in persona.

Ed è in quest’empatia con Gesù che si gioca la storia di questo libro; con l’empatia che si ha verso Giuseppe sin dall’inizio del libro, che apre ad un vecchio modo di concepire il rapporto tra gli uomini e le donne, ottuso e maschilista, e di questi con la Divinità, ermetica ed incurante del dolore che, spesso, provoca non senza una vena di piacere. Nello stravolgimento dei canoni cui siamo abituati sin dall’infanzia, riscopriamo una dimensione terrena, concreta, di Gesù, il quale deve misurarsi con una verità che si rivela, di molto, diversa da quella che ha imparato nelle sue frequentazioni alla sinagoga; così come è piuttosto diverso il racconto cui ci hanno abituato film e programmi dozzinali di indottrinamento, discorsi religiosi fatti da preti e papi di ogni tempo e luogo. Ma non lasciamoci ingannare dal discorso religioso. Il messaggio è che cercando di contrastare il volere di chi ha un potere immenso, sempre ci si trova a mal partito. L’unica scappatoia sarà quella di non accettare mai, fin dall’inizio, la regola che si impone a chi vuole seguire un idea ad ogni costo. Il fine non giustifica i mezzi quando il fine è un fine di sofferenza, ed a maggior ragione quando i mezzi infliggono una sofferenza, un tributo di sangue che, inevitabilmente, chiamerà altro sangue e sofferenza. Attraverso il racconto di emozioni concrete e di avvenimenti crudi ed a volte, oltre che crudeli anche efferati nel loro realismo, si smorza fino ad annientarsi, la favola del racconto di Natale, la tenerezza di un racconto che solo con l’ultimo film sull’argomento “La Passione di Cristo”, se ne è capita la gravità e la sofferenza.

Le masse non si emanciperanno mai? Anche questa è un altro interrogativo che si pone, visto che, fin dall’alba dei tempi, sempre ci sono state moltitudini che si uniformavano, allora come oggi, agli interessi di potenti che inculcavano con vari mezzi il pensiero unico. Non ci tragga in inganno il finale, che non me ne vogliate, qui svelo molto meno truculento, e dolce, rispetto a scene descritte in precedenza: suona un po’ come uno zuccherino dato dopo le bastonate inferte ad un cristiano, che vede svilito il nesso umano/divino per il quale dà la vita.  Mancano tante cose alle quali ci hanno abituato anni di indottrinamento, ed altre sono solo accennate, come cosa di poca importanza. Ma la cosa strana è che non se ne sente la mancanza; la spinta finale, la morale che se ne trae, è quella che ci dovrebbe portare, per lo meno quelli che ancora neppure ci pensano, ad aprire gli occhi, a guardarsi attorno e trarre delle conclusioni proprie, prescindendo drasticamente dal pensiero maggioritario, non smorzare mai il senso critico, soprattutto verso cose che ci stanno a cuore: occupiamoci di ciò che ci circonda con lo stesso impegno con cui ci occupiamo di noi stessi; e se non ci occupiamo bene di noi stessi, impariamo ad amare, ché non significa perseguire il successo personale con qualsiasi mezzo. Se fino a questo momento abbiamo amato qualcosa con tutti noi stessi, non vergogniamoci di ripudiarlo e denunciarlo se, dopo, ci appare in tutto il suo inganno.

6 commenti:

  1. Complimenti davvero per questo post
    un saluto

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  2. Io ho inziato da poco a leggere “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” (ma sono ancora al primo terzo) proprio seguendo un tuo consiglio in un'altra occasione.

    Indipendentemente dal romanzo però condivido molto quello che dici sulla morale.
    Credo che nella morale ci sia una grande componente naturale, ma che la maggior parte sia di natura culturale, la assorbiamo nella nostra famiglia e vivendo nella nostra società, ci può derivare dalla religione, ma non è necessariamente così. Oggi ci può essere una morale altrettanto forte e radicata nell'animo quanto quella religiosa, anche se i contenuti, vivendo nella stessa società non saranno molto diversi, saranno diversi i fondamenti, ma non il risultato.
    Dici bene che non c'è incoscienza, ma una coscienza diversa. L'impressione che ho io è che in questo momento ci siano almeno due morali che si contrappongono. Non sono una religiosa ed una no, perché anzi quella religiosa e quella laica nei loro principi più importanti sono molto simili, ma piuttosto una morale che ci arriva dalla nostra civiltà, da secoli di evoluzione delle coscienze ed una più immediata, che prende le mosse un po' dall'istinto ed un po' da quello che della morale comune può far gioco per il proprio interesse. Questa seconda morale, probabilmente è sempre vissuta sotto traccia, ma ora sembra aver alzato la testa, pretende una sua dignità ed a molti fa comodo che sia così, che vengano demoliti principi, che ormai sembravano universali, per interessi particolari, in quanto questi sono i loro. Si poi c'è indubbiamente una incapacità di provare empatia da parte di alcuni, una mancanza di mezzi culturali, ma perché queste cose si apprendono, si affinano all'interno della propria cultura. Deve esserci il contributo di tutti a che questo sentire si sviluppi, ma se si legittima il travalicarli, se si autorizza la ribellione contro il distillato di millenni di civiltà messi in secondo piano rispetto all'individuo, allora questa empatia non è detto che si sviluppi, magari c'è solo verso chi si percepisce più vicino.
    Ora mi pare che queste due morali, si stiano contrapponendo sempre più e che questo stia disgregando la nostra civiltà.

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  3. Ciao Roby!
    Argomento scottante questo.
    Direi la MADRE/PADRE DI TUTTI I MALI.

    MANCANZA DI SPIRITO CRITICO.

    Per sviluppare lo spirito critico servono strumenti che solo la scuola, l'istruzione, lo studio serio, l'esperienza possono dare.

    Da trentanni stanno uccidendo la scuola, partendo dall'Università (io c'ero, posso testimoniare, stavo finendo - che culo - ma i colleghi più giovani, ancora dotati di spirito critico, si sono ben accorti di Falcucci-Goria-Craxi), poi giù giù fino alle scuole elementari, dove adesso è dura per le famiglie povere acquistare o solo avere in comodato i libri per i figli.

    Possedendo spirito critico non accetteremmo il 99% di ciò che propina la televisione, desidereremmo avere più tempo libero e non più tecnologia device connessa alle nostre orecchie occhi mani (per manipolarci o istupidirci).
    Ci metteremmo a ridere ascoltando un governo che non governa, che ciancica proclami e non fa nulla.
    Non seguiremmo Avetrane&Puttane (siamo all'alba di una nuova epoca che gli storici del futuro denomineranno IL PUTTANESIMO), ma tutto questo è iniziato prima di B.

    Ricordate le lolite di Boncompagni?
    Ricordate Alfredino e Pertini?

    In fondo anche B. quando è comparso sembrava aria pulita (in effetti, la puzza stagnante che respiravamo ci avrebbe fatto sentire vicini anche a Belzebù pur di non odorarla più).

    Ci hanno convinto, B. e i suoi, che governare la RES PUBLICA è come comandare una azienda, ma non è vero.

    E' INFINITAMENTE MOLTO PIÙ DIFFICILE.

    Governare la RES PUBLICA significa avere a che fare con una moltitudine di individualità che cercano la felicità e magari futuro per i figli (è biologia questa), significa garantire stabilità con regole accettate da tutti e dunque un consenso cosciente (stabilità versus nomadismo, stare tranquilli avendo un punto di riferimento è da sempre la ricerca dell'homosapiens).

    Non significa fare ATTIVO DI BILANCIO vendendo un prodotto.

    Berlusconi e Tremonti invece ci hanno convinto che è così, che la cultura non serve, basta con queste Università, con questo Teatro/Cinema/Letteratura/Musica/Pittura. La RICERCA poi è quella solo legata a come fregare le masse.

    E basta anche con i rapporti umani. Meglio stare tutti chiusi a cercare di mantenere uno squallido posto di lavoro (squallido perché in Italia si è sottostimati e sottopagati) per pagare mutuo, auto e device, unico modo di contattare il prossimo.
    Italiani campioni mondiali di Facebook non a caso.

    Chiusi e isolati, resi impauriti dai proclami del governo, non ci rendiamo conto di avere perso lo spirito critico.

    QUELLO CHE DOVREBBE FARCI CAPIRE CHE GLI ATTUALI GOVERNANTI NON SONO SOLO I SOLITI LADRI SONO DI PIU'.

    SONO SPAVENTOSAMENTE IGNORANTI E PRESUNTUOSI.

    Passeremo dal RIDICOLO/GROTTESCO al TRAGICO/DOLORE.

    Ma sarà tutta colpa della sinistra (morta e stramorta da trentanni).

    E vincerà ancora il BUIO se non accenderemo una piccola luce.

    BEATI MONOCULI IN TERRA CAECORUM.

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  4. buonasera, sbullonati amici!

    e che ve devo dì?

    siccome penso che ormai, poveretti voi, mi conosciate bene, ne deduco che voi ormai sappiate cosa ne penso io dei vari Vangeli, Bibbie, Corani ed altri libri religiosi.

    non ci credo fin dal titolo!
    perchè?
    perchè scritti dagli uomini per altri uomini, quindi, per me, da prendere con le pinzette...

    io so solo che se qualcuno ha bisogno, se posso lo aiuto, e se io ho bisogno, spero che qualcuno mi aiuti!

    per conto mio il rento non conta!

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  5. Ehm... il "rento"?
    Comunque si, caro mandi, qui sta il bello di questo straordinario libro; cito dal commento che mi è stato fatto allo stesso post ma sul mio blog:«Un capolavoro assoluto, il Nobel forse più meritato di sempre.
    Un ateo che ci offre la più bella versione di Cristo mai scritta[...]Ci sono in questo libro pagine di incommensurabile bellezza...».
    Insomma, leggilo, leggetelo, ed entrate in quel capolavoro di pensiero che è Saramago.

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  6. Caro Roby, con inescusabile ritardo ti invio il mio commento, che poi è un non-commento. Francamente invidio (sentimento positivo) te e quanti altri riescono a leggere libri così impegnativi. Ho cercato di documentarmi sul libro che hai recensito e assicuro che non ho trovato un commento decente. La tua recensione è perfetta, ma ... io non acquisterò questo libro né conseguentemente lo leggerò. Tu sai che sono anziano e il pensiero volge spesso alla morte, non in modo ossessivo o paranoico, ma ci penso. Penso anche al dopo, ma, come diceva un mio cappellano, e se poi è una fregatura? Conseguentemente lui se la godeva nella sua vita terrena. E' morto quest'anno,ho letto la notizia in Internet. Ovviamente non si è ripresentato a me a riferire. Ogni volta che penso alla morte (tu sai che nel '92 non mi ha voluto) volgo lo sguardo all'indietro e mi dico: una vita vissuta degnamente. Penso inoltre che anche che anche il presente merita di essere vissuto, fino all'ultima scintilla di vita. Ciao.

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