giovedì 3 marzo 2011

I “no” che aiuterebbero a crescere

Bob Kennedy - quelli come lui li
fanno fuori perché
parlano così

Allora cominciamo. Dov’ero rimasto? Non lo so.
Ah! Le marce per i diritti dei lavoratori degli anni ’70. Lo statuto che sancisce un trattamento dignitoso per tutti i lavoratori; le lotte per conquistarlo con in prima linea i metalmeccanici che, a ben vedere, sono quelli che fanno il lavoro più duro. Anni di contrattazioni, intesa tra sindacati, compromessi con la controparte privata, la quale mai ha perso introiti a causa delle lotte; ha perso, semmai, solo un po’ del suo potere decisionale sulla vita dei suoi dipendenti. Ciò non toglie che possano aver continuato in speculazioni e ricatti, magari più in piccolo, perché le regole, finché si e stati uniti, erano più difficili da eludere.
Poi ricomincia un periodo un po’ più rilassato; il lavoro è merce preziosa, e quindi si trova sempre il modo di specularci sopra; il valore aggiunto di una professionalità raggiunta è gravemente minato alla base da una sempre improcrastinabile fame di crescita economica, infatti il problema della disoccupazione, anche se non grave come oggi, anche nei decenni scorsi era di non poco conto. Ma come mai le aziende devono, ogni anno, guadagnare più dell’anno precedente? Non potrebbero accontentarsi del guadagno normale, cioè la differenza che si ottiene vendendo un prodotto ad un prezzo più alto rispetto a quello che si è pagato per averlo, produrlo, progettarlo? Qua, io credo, entra in gioco la finanza, ovvero la sete di ricchezza privata. Già da anni, per ottenere l’inottenibile, si sono messi in opera comportamenti che, vuoi per la mancanza di una legislazione in materia che non lasci adito a dubbi, vuoi anche per la mancata applicazione di talune regole e/o leggi, verso le quali si è chiuso gli occhi - anche se spero che, piuttosto che questa seconda ipotesi, che riterrei più grave, si sia verificata la prima devastante eventualità - comportamenti, dicevo, che lentamente hanno eroso sempre più ampie aree professionali, pregiudicando anche la categoria imprenditoriale (mi riferisco a quella dell’artigianato, dei piccoli imprenditori e produttori) ma arrivando, anche se senza mai trascurarla del tutto, a minare gravemente la figura dell’operaio, dell’impiegato, del subordinato; il dipendente da 1000 euro al mese, insomma, che ormai è visto come un soggetto da spremere finché ce n’è. Siamo a questa fase a pieno titolo. Ormai i Contratti Collettivi Nazionali sono a firme separate per prassi: questo non perché, come qualcuno dice, c’è un sindacato su tre che dice sempre no; è vero il contrario, ovvero che gli altri sindacati, facendo prima la finta di proporre edulcoranti norme a favore dei lavoratori, poi accettano tutte le condizioni, anche gravemente lesive della dignità delle persone, che i privati, attraverso i loro sindacati di categoria, hanno minuziosamente stilato per spremere sangue dalla rapa che è il lavoratore dipendente. Il Governo tace; due, soprattutto due, tra i maggiori sindacati che comunque sono di minoranza, acconsentono. Chi sono i loro iscritti? Come mai non si svegliano per capire che stanno rubando il futuro anche a loro ed ai loro figli?
Ecco perché CGIL fa bene a dire no. Il rinnovo del Contratto Collettivo non può essere a senso unico, ed intaccare unicamente il salario ed i diritti di chi già percepisce uno stipendio al limite della soglia di povertà.

Cos’hanno da guadagnare CISL e UIL smettendo di fare quello per cui sono nate (difendere i lavoratori dipendenti)? Dichiarino anche loro di essere di parte: dalla parte dei privati; altre due organizzazioni sindacali che si vanno ad aggiungere alle oltre 20 che già curano gli interessi delle imprese a loro iscritte. Non ci sarebbe nulla di male se lo facessero; ma al contempo dovrebbero smettere di percepire la percentuale degli iscritti attraverso la busta paga, e che costituisce sicuramente un forte introito al quale, evidentemente, è difficile rinunciare.
L’attacco massiccio al tassello più debole della società è cominciato ormai da alcuni anni; e fa leva sulla divisione, sull’ignoranza, sulla paura. Paura di perdere il posto di lavoro; paura che è sempre più legittima anche grazie a questo tipo di contratti. E siamo al punto nevralgico del discorso. I sindacati asserviti in questo hanno il loro perché: agiscono per conto degli uni a favore degli altri; sono doppiogiochisti, e se vediamo chi sta perdendo questa partita, non possiamo non vedere chi la vince e quindi li possiede. Ecco la loro Ragion d’Essere. Cerchiamo di non cadere nel tranello che ci sventolano sotto al naso di un sindacato che dice sempre no; cerchiamo di guardare la cosa anche dal punto di vista di chi ci perde in questa contrattazione e ci accorgeremo che siamo in balia di chi dice sempre “sì” conducendoci a ritroso nel cammino di conquista dei diritti, collocandoci sempre più in fondo nella classifica dei paesi civili.

6 commenti:

  1. Che bello quel discorso di Bob Kennedy! E quanto è attuale! Come vola alto!
    Il PIL [...] Misura tutto, ... eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta !
    Dici bene Roby, quelli come lui non possono lasciarli vivere, sono troppo pericolosi per il sistema.

    Dopo più di 40 anni invece il PIL impera. Ed ancora di più comanda il capitale e più ancora l'astrazione del capitale, l'alta finanza. Il lavoro, la produzione concreta di beni sono cose così terra terra che non interessano più a nessuno. Le cose sono lì nei supermercati, in abbondanza, a prezzi bassi, ci sono, non importa come ci arrivano. Purtroppo (o per fortuna) però non si producono da sole, dietro c'è del lavoro, ci sono delle persone, ci sono tanti passaggi. Ma tutto è sempre più nascosto, meno evidente, appare lo scintillio dei prodotti di punta, la pubblicità ci raggiunge ovunque, ma è sempre meno evidente il lavoro che c'è dietro ogni cosa di cui usufriamo. Spesso il lavoro che l'ha prodotta è lontano, tanto lontano che non abbiamo proprio idea delle condizioni di quei lavoratori. Chi ci guadagna veramente, invece ne ha un'idea più precisa. Ha ben chiaro dove conviene produrre, i pro ed i contro di ogni collocazione e gli sembrano dei privilegi esagerati le condizioni presenti nel nostro paese e nei cosiddetti paesi occidentali. Vogliono portarci tutti allo stesso livello, sarà difficile, ma quello è il loro obiettivo. Finché ci saranno paesi con condizioni lavorative peggiori, ci sarà sempre questa tentazione per chi produce e questa ulteriore arma di ricatto nei confronti dei lavoratori. Oggi anche molti cittadini comuni sembrano aver fatto proprie queste considerazioni ed affetti da una sorte di Sindrome di Stoccolma prendono le parti dei loro sfruttatori ed accettano condizioni di lavoro sempre peggiori, accettano a poco a poco di rinunciare a diritti conquistati faticosamente negli anni passati.
    In questa situazione hanno gioco facile i falsi sindacalisti (o magari anch'essi sono affetti dalla Sindrome di Stoccolma?) a dire sempre SI ad ogni richiesta dei padroni. Magari a volte si chiedono perché sono così buoni (mi viene in mente Villaggio: 'ma comè buono lei!'), perché si accontentano di fare un passetto per volta, perché ancora pagano i lavoratori e non chiedono di essere pagati per il lavoro che offrono. Ah ma ci si arriverà!
    Certo poi, mi chiedo, ma chi li comprerà i prodotti così realizzati?

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  2. Hai toccato un tasto occulto del sistema, Obbie, quando parli di prodotti nei supermercati; fare un'indagine su come arrivano sugli scaffali sarebbe come aprire il Vaso di Pandora.
    Curioso anche che tu abbia menzionato la Sindrome di Stoccolma di cui, proprio alcuni minuti fa, leggevo sul bellissimo libriccino (appena 55 pagine) di Zagrebelsky ("Sulla lingua del tempo presente" - Einaudi); cito:«con l'accettare passivamente[...]hanno finito per avallare un'idea salvifica[...]Una trappola in cui le vittime cadono per autolesionismo o per qualcosa di simile alla sindrome di Stoccolma». Credo, anche io come te, che sia, almeno in parte, quello che succede ai lavoratori dipendenti, sempre più assopiti su cose vitali che li/ci riguardano. Vaglielo a spiegare. Comunque sia io ci provo

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  3. Ciao Roby!
    Io per evitare la Sindrome di Stoccolma di cui hai detto poco sopra vado nel superipermercato armata di foglietto e mi fermo lì. Se trovo una “occasione” difficilmente mi serve perché un sacco di prodotti Non li acquisto al superiper (detersivi per esempio che ricarico in un negozio Bio, prodotti per il corpo, quelli da superiper sono nocivi). Al superiper acquisto alimenti, evitando di prendere prodotti che provengono dall’altro mondo. Comunque esiste la Sindrome di Stoccolma come problema generalizzato per le “vittime” di qualsiasi forma di prigionia. E le forme più difficili da debellare sono quelle invisibili (troppa TV, troppa rete).
    I diritti dei lavoratori sono i diritti di tutti. Un vero imprenditore tratta bene i suoi dipendenti perché da loro DIPENDE l’andamento della sua azienda. Ma siamo in un punto di ritorno verso il Medioevo e troppi uccellini litigano per beccare poche bricioline.
    Sui sindacati avevo una alta opinione a scuola, all’Università, ma entrata nel mondo del lavoro l’opinione è cambiata di 180°. Vedere che fanno differenze e che proteggono solo chi fa loro comodo addirittura insultando chi non si schiera, ecco mi ha lasciato di stucco. Un sindacato, quello che tu difendi tanto, e anche a ragione guardando nella globalità dei comportamenti, ebbene proprio quello si è macchiato di cattiva condotta nei miei confronti, rea di non appartenere a nulla e a nessuno, rea di essere solo un tecnico e rea di essere un onesto funzionario. Il mobbing me l’hanno fatto iscritti a quel sindacato e il capo era la segretaria di quel sindacato. Per fortuna il tempo passa…e noi piccoli che tutto sosteniamo, noi BANCOMAT, siamo bravi a metabolizzare. Ma non a perdonare, sennò il ricordo svanisce e soprattutto svanisce la possibilità di impedire che la storiella si ripeta. Temo che non esista sindacato che possa convincermi a iscrivermi. Perlomeno ad oggi. Scusa la scrittura incerta ma parlare di queste cose mi mette ansia e soprattutto, come ti ho già detto nel tuo blog, è un argomento tanto ostico.

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  4. i sindacati........

    ci sarebbe da discutere per mesi e mesi sulla loro utilità nell'attuale disastrato mondo lavorativo.

    una volta potevano mettere in giusta crisi il padrone se non rispettava i diritti in decennali lotte conquistati dai lavoratori.
    si bloccava o comprometteva seriamente la produzione, e i "capi" erano costretti a venire a più miti consigli.

    ora?
    il capo chiude tutto, manda allegamente affanculo e si trasferisce all'estero, erso lidi più favorevoli a lui e sfavorevoli ai lavoratori indigeni, ed indigenti.

    oviamente il governo, composto da impreditori, se ne strafuotte.

    "vantaggi della globalizzazione"

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  5. Ciao a tutti
    Vi ho letto anche se non ho capito comm' c...zz facit' a scrivere tanto senza stancarvi.

    Vi invidio maledetti eheheh..

    Che volete farci...sono napoletano e 'a fatich' è fatich'.

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  6. Ciao Aldo! Il fatto è che siamo incazzati neri, e ci sfoghiamo come possiamo...!

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