martedì 10 luglio 2012

ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI SIETE LO STESSO COINVOLTI


In questo blog, da almeno un anno, si tenta di aprire la curiosità delle persone attente, al prossimo crollo di questo complicatissimo sistema planetario che noi, Homo Sapiens Sapiens, abbiamo costruito e che è esponenzialmente cresciuto, in tecnologia e numero di persone, soprattutto negli ultimi settantanni.
In mezzo, una Grande Guerra, ma poi  tante altre guerre più o meno piccole più o meno grandi. Ma sempre fuori dall'ambito dell'Uomo occidentale che così ha raggiunto un livello di stile di vita e di desideri soddisfatti, come nessun altro in questo pianeta, nel presente e nel passato.
Spesso ho parlato di un rapporto di sei a uno, ovvero sei esseri umani che soffrono di fame, di sete, che non hanno diritti né salute, tanto meno istruzione e dignità perchè uno solo, solo uno, l'homo sapiens "occidentalis" possa averne.
Se siete qui con il PC, la rete, Ipod o Ipad, smartphone o altre diavolerie del genere per stare sempre connessi (e stranamente mai con la persona fisicamente più vicina) è perchè siete parte di quel miliardo. Potete perdere tempo a cercare complotti perché vi sfilano l'Ipod, o perchè vedete scie nel cielo, o perchè pensate che i terremoti li possa creare l'omuncolo sapiens,  potete credervi diversi da chi vota PDL o PD o Grillo, o sentirvi superiori da chi affronta code spaventose per andare al mare la domenica o da chi guarda FORUM sul Canale5, ma non lo siete, NON SIAMO DIVERSI.
NOI SIAMO IL MILIARDO FORTUNATO.
E continuiamo a pensare che il PROBLEMA SIA UN ALTRO.
Ma IL PROBLEMA SIAMO NOI.
E siamo tutti, indistintamente, chi più chi meno, TUTTI COLPEVOLI DI QUESTA CRISI, di questo collasso sistemico, non solo l'un per cento dei pecuniocefali o teste parziali che dir si voglia.

Traggo da LINUS (Baldini/Castoldi/Dalai editori) di giugno 2012, prima delle elezioni in Grecia, quelle che han fatto "sudare i mercati", un articolo del bravissimo Stefano Feltri.
Il titolo l'ho proprio rubato, il video anche, e quel video unisce i due Grandi Italiani citati nell'articolo, Pier Paolo Pasolini e Fabrizio De André, con la sua eccezionale CANZONE DEL MAGGIO.
Gli ingrandimenti e le sottolineature sono mie.

Luglio 1966. Giorgio Bocca, inviato del "Giorno", siede sulla terrazza di una villetta dell'Eur, lui beve un caffè, Pier Paolo Pasolini una camomilla, servita dalla madre. L'intervista uscirà con il titolo "L'arrabbiato sono io" che, come spesso succede nei giornali, è l'esatto contrario del contenuto dell'articolo. Bocca: "Volevo chiederle, seriamente, qual è la differenza tra arrabbiato e rivoluzionario". Pasolini "si passa la mano sul viso e socchiude le palpebre come uno che soffra di emicrania permanente: 'La contestazione dell'arrabbiato è interna al sistema, per la modifica del sistema, ma perché esso viva. Il rivoluzionario invece lo nega sul piano del reale e gli contrappone una sua prospettiva utopistica'". Bocca prova interromperlo, Pasolini continua: "No, mi lasci dire, spesso il rivoluzionario dopo aver distrutto la società costituita eccede nella ricostruzione, vuole che abbia tutti gli attributi, ci riporta anche il moralismo e il perbenismo borghesi. Al punto che l'arrabbiato a volte incide più profondamente del rivoluzionario". Poi un capovolgimento, che complica tutto: "Però una cosa è chiara: l'arrabbiato non può essere, quasi sempre non è un rivoluzionario, mentre il rivoluzionario è sempre un arrabbiato". 
Dopo le elezioni amministrative che hanno ucciso un terzo polo (quello di Pier Ferdinando Casini, chiuso, con la virtualità che la caratterizzava, via Twitter) e ne hanno creato un altro nato da un blog, il movimento 5 stelle, è lecito domandarsi se la crisi economica stia favorendo gli arrabbiati rivoluzionari. Per una prima fase sembrava che rivoluzionari stessero emergendo, minando davvero "il sistema". Prima gli Indignatos, a Madrid, a Puerta del Sol. Poi Occupy Wall Street, perfino qualche Occupy italiano, spazzato via dalla violenza del 15 ottobre 2011. Tende, gruppi di discussione, voluminosi documenti, analisi, e una nuova forma di democrazia che li rendeva struggenti per i media. Nessun leader, niente applausi ai comizi, sono muti gesti di consenso, nessuna rivendicazione, nessun programma. Semplicemente uno sforzo collettivo di analisi, di denuncia tramite la presenza, non violenta. Una protesta senza proposte realizzabili. "Il movimento sta vincendo. Sta vincendo perché non distoglie mai lo sguardo dal premio finale costituito dalla giustizia economica e democrazia diretta, e perché vive quella democrazia diretta ogni giorno nelle assemblee dei comitati" e risulta (forse con troppa sicumera) la scrittrice Rebecca Solnit, in un intervento della raccolta "Occupy - teoria e pratica del movimento contro l'oligarchia finanziaria" (appena pubblicato dal Saggiatore).

Dopo gli indignati che erano davvero rivoluzionari perché non inquadrabili nessuna categoria, sono arrivati gli arrabbiati. In Francia il Front National di Marine Le Pen, in Grecia i neonazisti di Alba Dorata. In Italia Beppe Grillo, che arrabbiato lo è di certo ma forse si offenderebbe a non essere inserito anche nella categoria dei rivoluzionari, Eppure lui rispetta perfettamente la dicotomia di Pasolini. La contestazione di Beppe Grillo è tutta interna al sistema, come dimostra il passaggio dai VaffaDay, versione sguaiata e furente delle piazze indignate, alle candidature alle elezioni amministrative. In fondo non c'è niente di meno rivoluzionario di un consigliere comunale. Ma come notava Pasolini, gli arrabbiati possono incidere più ma con come notava Pasolini gli arrabbiati possono incidere più dei rivoluzionari. Beppe Grillo, infatti, non rivendica di aver scardinato l'ordine attuale, ma si vanta di rafforzarlo: "In Italia è accaduto un piccolo miracolo. Il cittadino di fronte alla crisi economica vuole più democrazia, più partecipazione. In Italia il vuoto lasciato dai partiti, che sta spostando l'Europa verso un neofascismo, è stato riempito, per ora, da cittadini incensurati, sinceri democratici, da boyscout e volontari di ong, ingegneri e operai, studenti e pensionati. Un movimento di popolo che ha deciso di tirarsi su le maniche e occuparsi della cosa pubblica". Altroché populisti, demagoghi e pericolosi sovversivi, nella visione di Grillo il movimento 5 Stelle è la società civile in movimento, che salva cittadini e partiti dalle derive autoritarie. E lo fa nei binari del sistema, non deragliando.

Ma con l'arrivo degli arrabbiati si perde quella capacità di analisi che soltanto rivoluzionari hanno. Perché gli arrabbiati vogliono vincere, imporsi, riformare. Non capire. E anche i vari movimenti Occupy pare si stiano evolvendo verso una contestazione più tradizionale, del genere uova  e vernice, più che una riflessione condivisa. Basta vedere quel che è successo a Francoforte a fine maggio, con la protesta contro la Banca centrale europea (che ha tante colpe, ma la più grave che le viene imputata è di non aver voluto rimediare ai disastri fatti della politica dei singoli Stati). Purtroppo Beppe Grillo ha portato il dibattito sulla crisi una direzione molto concreta - dobbiamo uscire dall'euro? Ci conviene il default sul debito estero - ma poco utile. Assai più rivoluzionario e provocatorio del blog di Grillo è l'ultimo libro di Raghuram Rajan, l'ex capo economista del Fondo monetario internazionale, che per i ritardi delle traduzioni arriva in Italia quasi due anni dopo la pubblicazione americana. Ma questa volta non è un male, perché "Terremoti finanziari" (Einaudi) ci ricorda due cose importanti: che le domande giuste sono più rilevanti dei programmi politici e che, come diceva Fabrizio de André, "anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti".

Chissà se i ragazzi di Occupy leggono Rajan, probabilmente no, perché è del Fondo monetario. Ma la sua analisi che è accademicamente arrabbiata ma nella sostanza rivoluzionaria, è la seguente: la crisi in cui siamo avviluppati dal 2007 non è il frutto dell'avidità di Wall Street. Anche, ma non solo. L'uno per cento ha approfittato di quello che stava succedendo, ma lo stesso ha fatto il restante 99 per cento (N.D.R NOI INSOMMA). E' un problema di incentivi: i poveracci americani avevano incentivi a contrarre debiti che non avrebbero mai ripagato, le banche a concederli perché poi sapevano rifilare ad altri il rischio, le compagnie di assicurazioni semi pubbliche, Fannie e Freddie, avevano interesse a farsi carico dei rischi perché contavano sulla protezione della politica e perché gli investimenti pericolosi significavano lauti bonus, la politica stimolava con piacere tutto questo perché il credito facile genera consenso. La Federal Reserve, la banca centrale americana guidata prima da Alan Greenspan e poi da Ben Bernanke, forniva il carburante (denaro a basso costo) per gonfiare la bolla. Tutto questo si combinava con altre pericolose "linee di faglia" come le chiama Rajan:  Paesi in via di sviluppo troppo sbilanciati sulle esportazioni, che quindi accumulano enormi riserve in valuta estera (di solito dollari) che poi investono nei Paesi che comprano le loro merci, alimentando il circolo, banche troppo grosse per essere utili, protezione sociale sempre più debole nei Paesi Occidentali che rende più traumatiche le fisiologiche frenate dell'economia, generando poi riprese senza occupazione. Tutte linee di faglia che c'erano, e ci sono. Visibili per chi le vuole vedere. Rajan ha denunciato il disastro dei mutui subprime nel 2005 (2005!) al convegno annuale di banchieri centrali ed economisti a Jackson Hole, Wyoming. Ha ricevuto sorrisi di compatimento e qualche parola sgradevole perché non si era unito alle celebrazioni di Greenspan, allora considerato il dio dei mercati e non pericoloso fanatico accecato dall'ideologia (come sarà probabilmente ricordato). Il dibattito sulle linee di faglia e sull'origine profonda della crisi si è già spento. I rivoluzionari sono in seconda fila. Perché per la rivoluzione, anche intellettuale, ci vuole coraggio. E questo è il momento della paura. E della frustrazione.  Anche in Europa: Mario Monti era riuscito a impostare la questione in termini utili, si esce dall'impasse dando più risorse all'Unione e integrando l'economia (e magari i debiti) così da diventare tutti più forti. Poi la Grecia ha votato, si è dimostrata incapace di trovare un governo si è avviata verso nuove elezioni che sono considerate da tutti l'anticamera dell'uscita dall'euro. E anche a Bruxelles, troppo fredda per la rabbia, è tornata la paura. Che finora ha portato solo a muoversi in modo scomposto peggiorando la situazione.

 

15 commenti:

  1. Credo che questo articolo di Franceschetti descriva bene i motivi per cui oggi siamo arrivati sino a qui, gli stessi che ci porteranno anche ad una brutta fine.
    La manipolazione spirituale dei mass media

    http://fintatolleranza.blogspot.it/2012/07/la-manipolazione-spirituale-dei-mass.html

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    1. Ciao Dionisio. Pasolini ha detto tutto prima. L'ha detto meglio e negli anni settanta, ultimo apice di democrazia e inizio della china.

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  2. Cara Daniela,
    come sempre i tuoi post sono estremamente interessanti. Stavolta però devo dire che mi ci sono anche perduto dentro.
    Sicuramente è vero che in un sistema tutti sono responsabili del suo funzionamento, volenti o nolenti.
    Ed è secondo me altrettanto indiscutibile che stiamo assistendo al collasso definitivo di quello in cui siamo nati, cresciuti, vissuti.
    Mi resta però il dubbio se sia giusto sostenere che tutti siamo colpevoli: certamente in parte ciò è vero, però occorrerebbe una distinzione di queste colpe che fosse il più puntuale possibile...

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    1. Ciao Gufo. Mente la barca va a picco ti metti a cercare il vero sabotatore? Forse anche tu, perdendo tempo, fai parte di chi sta sabotando.
      E' palese, e lo si capisce bene nell'articolo, che chi aveva l'1% ha mangiato troppo, metti un 80% (così, uno a ocjo), ma dell'altro 20%, noi 99%, ci siamo e ci stiamo nutrendo. A discapito di miliardi di altri esseri umani (e animali che si estinguono e piante che si estinguono, acqua che si inquina, suolo che si consuma, aria piena di gas serra...) che sono il nostro Matrix. Non sono una ragioniera, non tengo conti, ognuno di noi se li faccia da sé i conti, su quanto ha "ladrato" al prossimo e al Pianeta. Vedrai che per quanto compiacente tu voglia o possa essere con te medesimo, avrai sempre una forma di responsabilità e già per questo ne devi assumere un'altra: quella di vivere in modo PIÙ ETICO.
      Meno menzogne, meno stronzate.

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    2. @Daniela
      Condivido in pieno ciò che scrivi. Infatti non mi autoassolvo. Però sono sempre convinto che sia anche giusto dare ad ognuno le sue colpe. Prendiamo Internet che ci consente di avere i nostri blog e di dialogare tra noi: l'energia utilizzata per il suo funzionamento proviene dal carbone(40%) e dal nucleare (20%).
      Il fatto di usare Internet mi rende sicuramente colpevole, come giustamente dici, eppure penso di avere meno responsabilità rispetto a chi possiede questo sistema di comunicazione.
      La perversità del mondo in cui viviamo non sta nell'essere ragioniere o nel cercare cavilli. Semmai risiede nella paradossale situazione che è il sistema stesso ad obbligarti a divenire suo complice...

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    3. Ecco appunto, hai detto la frase giusta.

      "La perversità del mondo in cui viviamo non sta nell'essere ragioniere o nel cercare cavilli. Semmai risiede nella paradossale situazione che è il sistema stesso ad obbligarti a divenire suo complice..."

      Tuttavia possiamo liberarci di QUALCOSA. Possiamo cominciare a pensare, a reagire intellettualmente affinché questo suicidio non vada avanti.

      Esserne consapevoli è un passo avanti CREDIMI, conosco fior di brave persone che nemmeno capiscono quello che ci stiamo dicendo e parlando in un italiano medio e ben chiaro. PERCHÉ NON VOGLIONO.
      PERCHÉ GLI FA COMODO.
      PERCHÉ fino all'altro giorno hanno mangiato e sprecato (magari anche pescando nel tuo e nel mio piatto, non solo quello dei sei miliardi di esseri umani Matrix) e adesso non intendono cambiare, non intendono svoltare, e quindi il rischio di essere trascinati con il capitan Schettino è forte. Un capitan Schettino che guida un Titanic, pieno di gente ubriaca che danza in preda alle droghe più svariate...

      Io vorrei svegliarne qualcuno, basterebbe fare massa critica. E' che spesso anche tra famosi "illuminati" ci sono inconsapevoli vittime di questo mainstream, proprio perchè è forte e ti controlla e ti obbliga anche se non vuoi.

      Io continuo a insistere, tu spero anche.

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Ci dev'essere stato un tempo in cui quelli come noi erano dieci, poi cento, mille, un milione, un miliardo.
    Oggi è il tempo in cui stiamo per essere dieci miliardi.
    Invece, lungo tutti quei tempi la Terra è sempre stata una superficie di mezzo miliardo di chilometri quadrati.
    Abbiamo cercato in tutti i modi di aumentarne la superficie, scavando città sotterranee, innalzando torri, costruendo barche e infine andando anche sulla Luna, ma tutto ciò è stato solo un lenitivo per una sofferenza che ci portiano addosso proprio da quando ci siamo accorti della sublime ma tragica differenza tra noi e gli altri viventi.
    Se anche avessimo altre Terre da abitare, non cambierebbe nulla.
    Prima o poi ci starebbero strette comunque.
    Se ne avessimo infinite si aggiusterebbero le cose, ma a cosa servirebbe, se poi campassimo comunque cent'anni' o diecimila?
    Perchè noi abbiamo questa avidità insopprimibile?
    Se non riusciamo a rispondere a questa domanda e nel tempo di una sola generazione, dovremo ripartire da una tabula rasa che assomiglierà ai racconti mitici di tutte le culture, quando descrivono un gigantesco cataclisma.
    Di quanti respiri e sospiri è fatta la nostra vita individuale?
    Molto meno di quanti stiano sospirando tutti gli individui umani oggi sulla Terra.
    Ci potrebbe salvare la filosofia, ovvero l'amore per la conoscenza?
    Credo di sì, ma chi odia la conoscenza o anche soltanto ne è indifferente, sarà di ostacolo.
    Che poi mangi poco o molto, non farà una grande differenza.
    Quella verrà dall'azione di chi sarà capace di saziarsi.
    Mi tocca ancora forse un quarto di secolo, per vedere cosa succederà oltre questo momento cruciale della Storia Terrestre.
    Da una parte sono curioso, ma per un altro verso tutta questa tragedia umana, nel senso anche greco del termine comincia ad annoiarmi mortalmente.
    L'ho detto in versi già tempo fa.
    Dovrei trovarne altri per distrarmi.

    Né catastrofi sciagure né sventure
    sinistri disgrazie cataclismi
    crimini delitti frodi truffe
    non più furti raggiri ruberie
    Estorsioni rapine vessazioni
    ricatti abusi misfatti e usure
    nemmeno altri tipi di delitti
    stupri assassinii rapimenti
    avvelenamenti omicidi varii
    prostituzioni laidi sfruttamenti
    tutto ciò ci mancherà in quel regno
    sito di cieli santi estasi
    nonché di pentiti peccatori
    come faremo noi abituati
    se non a compiere ad almeno
    leggere raccontare rievocare
    storie a degli inferi più adatte
    preghiamo gli intercessori alti
    non ci assalti di là la noia
    il terrestre purgatorio non diventi
    rimpianto di un critico passato
    ché l’impresario del teatro cosmico
    sappia comunque divertire
    dal suo palco l’ostica platea
    e non per un atto solo
    ma lungo sterminati calendari.

    Un saluto, Marco sclarandis

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    1. Anche la tua domanda è giusta Marco: perchè siamo così avidi?
      Perché riuscendo a fare un cosa non ci si pone la domanda complementare: MA DEVO PROPRIO FARLA, MA MI SERVE A QUALCOSA FARLA?

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  4. Siamo tutti responsabili.
    Mi pare innegabile, assolutamente vero, vivendo in questa società, qualunque cosa si faccia, si sta partecipando al banchetto, dunque è così. Ne avevo piena e sofferente consapevolezza trent'anni fa e cercavo un modo per uscirne, per essere fuori dal 'sistema'. Questa consapevolezza è utile per non autoassolversi, anche se si fa qualcosa, anche se non si è d'accordo, anche se si immagina e prospetta un mondo diverso, anche se si lotta concretamente per esso; è utile per mantenere la giusta tensione per non abitarsi all'ingiustizia. D'altronde mi pare anche corretto fare differenze, la responsabilità dell'1% è enormemente maggiore ed è maggiore quella di chiunque abbia in mano qualche leva di comando rispetto alla persona comune, così come quella di chi fa un lavoro che incide negativamente sull'ambiente o contribuisce allo sfruttamento è diversa da chi fa un lavoro al servizio degli altri (reale servizio, non il parassitismo dei politici).

    Interessante che ci sia stato qualche economista che aveva previsto, sebbene non ascoltato. D'altronde in una psudoscienza in cui ciascuno può affermare qualsiasi cosa ed il suo contrario portando formulette a sostegno prendendo in considerazione alcune variabili piuttosto che altre, senza alcuna possibilità di controprova e senza possibilità di falsificabilità ci sta statisticamente che qualcuno abbia imbroccato anche la previsione giusta, senza che questo ci dica nulla sulla sua capacità di imbroccare la prossima.

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  5. Ciao Obbie. Ovvio che chi ha avuto ha e avrà le leve del comando ha ENORMI Responsabilità ma anche chi ha girato gli occhi, chi insomma gli ha fatto da servo e da guardia di difesa, chi ha infilato la testa nella sabbia per non perdere le cose che aveva, che ripeto, rispetto a quelle dei sei miliardi Matrix, SONO TANTISSIME.
    I politici parassiti sono anche merito nostro, solo perché abbiamo girato gli occhi. anche con scuse eccellenti quali CONTINUARE A VIVERE.
    Tuttavia quello che volevo dire con quell'articolo di LINUS è che non siamo davanti a ciò che ci serve, non abbiamo massa critica intellettualmente consapevole per fare il balzo quantico.
    Siamo indietro e il Pianeta, come ben descritto da Marco, invece corre veloce per sistemarsi da queste zecche fastidiose autonominate HOMO SAPIENS SAPIENS.

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    1. Noi critichiamo sempre coloro che hanno potere, quell'1% ed i politici al loro servizio, però dobbiamo anche riconoscere quando fanno le cose per bene. Guarda che quello che stanno facendo con la globalizzazione e la crisi va proprio nella direzione auspicata. La distanza tra noi e gli altri 6 miliardi si ridurrà sempre più, oggi abbiamo moltissimo, domani avremo molto, dopodomani poco e saremo ben avviati verso il loro pochissimo, dunque avremo sempre meno motivi per sentirci in colpa.
      Magari tutto quello che avremo in meno noi finirà ancora a quell'1%, mentre un altro miliardo di persone si aggiungerà al club dei possessori di (ormai) poco e le condizioni dei miliardi restanti (difficile prevedere quanti) saranno ulteriormente peggiorate per il degrado generale del pianeta, ma la direzione verso cui andremo sarà quella di un livellamento (a parte quell'1% ovviamente).
      Dunque il senso di colpa dovrà attenuarsi!
      O no?
      O forse dovrà accentuarsi per aver permesso tutto ciò?
      O dovrà accentuarsi già ora perché sarà sempre più difficile fermare questo infernale meccanismo?

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  6. Caro Obbie io non ho sensi di colpa. Non posso averli. E' come se fossi nata alta_bionda_con_gli_occhi_azzurri. Non ho meriti o demeriti se sono nata nell'un miliardo di fortunelli. Questione di culo.
    Poi però, crescendo, diventando adulta, qualche cosa si può e si deve fare.
    Sapere che diventerò povera anche io (e comunque mai come quella inimmaginale miseria dei sei miliardi, FIDATI) non aumenterà la ricchezza dei sei miliardi ora poveri, casomai loro moriranno ancora di più.
    Il pianeta ha uno stock FINITO di risorse, eppure c'è chi pensa alla crescita infinita di ECONOMIA (direttamente proporzionale all'INQUINAMENTO) e di POPOLAZIONE.

    Le RISORSE FINITE FINIRANNO PER TUTTI.
    Il DECLINO ci sarà e basta.
    Non so se io e te lo vedremo o lo vedranno le generazioni successive alla nostra, so solo che vedo scricchiolii dappertutto.
    E la politica è rappresentata da gente che questi scricchiolii nemmeno se li aspetta.

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  7. Il declino è ben visibile già ora.E la rapina a volto scoperto della finanza nè è la prova più esemplare.
    Solo che noi sazi da tre generazioni non vogliamo credere all'evidenza.
    Preferiamo cullarci nell'illusione che qualche magia ritrasformi in carrozza la zucca.
    Senza nenche pensare a costruirci una carriola con la quale alleviarci il trasporto della zucca stessa.
    L'inerzia farà il resto.
    Naturalmente non è solo orrore ciò che sta nell'inferno.
    Molta arte rifiorirà.
    In primis quella di sopravvivere.

    Allegria!

    Marco Sclarandis

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  8. Bongiorno....(nel senso di Mike)...
    Ahem, dove posso acquistare una carriola?
    O un monopattino con carretto?

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